Quando Laila era morta, Athena non era riuscita a versare una lacrima.Ricordava di aver seguito il corteo funebre in silenzio, gli occhi puntati su uno dei gigli bianchi del corredo della macchina nera e tetra che stava trasportando la sua bara: il suo fiore preferito.
Vagamente, poteva ancora sentire qualche vecchio amico di sua madre avvicinarsi e fare le condoglianze. "Mi dispiace" da mille voci diverse. Mai dall'unica che le interessava sentire.
Qualcuno l'aveva vestita di nero. Qualcosa come un abitino castigato da bambola di porcellana, accompagnata a un paio di ballerine dello stesso colore. Non era sicura di come le fosse finito addosso quello schifo. Probabilmente una volenterosa lontanissima conoscente di sua madre, dopo aver constatato che non aveva nessuna intenzione di muoversi da davanti lo schermo della tv, l'aveva portata in camera e aveva cacciato quel coso da qualche discarica dell'ottocento.
Lei non se lo ricordava.
Se tornava indietro, rammentava giusto qualche notizia passare al telegiornale: incidenti stradali e poco più. Se si impegnava, le tornava in mente anche la canzoncina idiota della pubblicità di biscotti austriaci al cioccolato. La davano ogni due minuti.
Nient'altro.
Il prete aveva recitato le burocrazie di rito. "È stata una magnifica donna. Ora è in un posto migliore." Le uniche due frasi degne di essere riportate.
Anche se la prima era solo una mezza verità.
Non era stata una magnifica donna. Era stata una magnifica codarda. Una debole. Era stata una fottuta traditrice.
Ovunque fosse in quel momento, comunque - pure in quel buco di terra e merda dove stavano adagiando quella cassa squallida - era sicuramente meglio di dov'era stata.
Qualcuno, dopo aver visto come avevano reagito lei e suo padre alla morte di Laila, aveva avuto il coraggio di sbiascicare "Tale padre, tale figlia". A lei era venuto quasi da ridere. Quasi.
Era stato esilarante vedere suo padre disperare tra bottiglie di vodka. Era stato esilarante constatare che il prezzo della perdita della propria moglie erano cinque euro in più del solito in alcolici.
Si spostava giusto per pisciare, Mason.
Barcollava e capitombolava per dieci metri, impiegandoci due lunghissimi minuti per percorrerli, poi arrivava al cesso e non chiudeva nemmeno la porta.
Athena fissava lo schermo della tv e ignorava che fosse in vita.
Quando Tom - un Tom dodicenne, alto e biondo - era entrato correndo nella sua stanza dopo il funerale, aveva trovato Athena completamente immersa nella lettura di un appassionantissimo giallo dai tratti erotici e volgari; le cuffie nelle orecchie riproducevano un'indecente canzone metal.
Il ragazzo l'aveva guardata - stesa sul letto singolo, mentre dondolava una gamba, sospesa sopra l'altra e canticchiava tra le labbra quella canzone - poi le si era avvicinato e le aveva levato il libro dalle mani.
Athena non si era nemmeno lamentata dell'improvvisa scomparsa del testo. Si era limitata ad annuire a tempo di musica, e a levarsi uno dei due auricolari.
Tom l'aveva guardata serio e aveva sospirato.
Era completamente in grado di sentire lo schifo che stava ascoltando la sua migliore amica, e che lui ne sapesse, alla ragazza quel genere musicale non era mai piaciuto.
«Dalle Barbie al sesso, Athe?» aveva domandato, e lei aveva alzato le spalle.
«Si cresce» aveva risposto, e Tom aveva sorriso, tra l'ironico e l'amaro.
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𝘌 𝘴𝘦 𝘷𝘰𝘭𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘶𝘯 𝘣𝘢𝘤𝘪𝘰? -Tom Kaulitz-
FanfictionAthena e Tom sono legati da un'amicizia profonda fin dall'infanzia, un legame che ha resistito alle tempeste della vita e li ha uniti a tal punto da fuggire insieme appena compiuti i diciotto anni. Ma la loro fuga da una realtà difficile è solo l'in...