Fuori dalla finestra, casa Richter era la prima cosa si incontrasse. Piccola, squadrata e cupa.Dall'alto del suo appartamento, Tom era in grado di vedere attraverso la finestra del salotto: il divano, il camino, Athena. E, quando ne aveva il coraggio, anche attraverso quella della sua stanza; dove il letto sembrava essere diventato più piccolo, e lo specchio rifletteva la sua ombra - che Athena, in più di due settimane - non aveva mai colto.
Athe era distratta. Athe non dormiva.
Si alzava nel bel mezzo della notte e andava a ingurgitare sonniferi in cucina.
Forse si sentiva osservata e non riusciva a restare tranquilla. Forse avrebbe dovuto guardarsi solo in quello specchio e avrebbe trovato la risposta.
Tom sperava lo trovasse con tutto il cuore.
Però non era mai successo, e lui era un codardo patentato, che con lo specchio ci litigava da secoli, e ancora non aveva trovato il riflesso giusto.
Era il due gennaio, quando Tom lo trovò.
Quello giusto. Quello vero. Quello fragile e ferito. Quello grande.
Il riflesso di Tom.
Fuori faceva il solito freddo ghiaccia ossa, e il tempo sembrava dover peggiorare ancora.
Per le strade c'erano i resti di un capodanno troppo silenzioso, rispetto a quello della città, e nell'aria aleggiava una sensazione che a Tom non piaceva proprio per niente.
Qualcosa che lo metteva in allerta.
Erano circa le sei e mezza del pomeriggio e il ragazzo camminava spedito verso il centro del paese, intenzionato a fare qualche provvista, giusto per non morire di fame, coperto solo da un cappuccio, sotto la pioggia.
Si chiedeva davvero da dove stesse cavando i soldi per pagare l'affitto e tutto il resto. Okay, qualche risparmio l'aveva, ma non sarebbe durato per molto. Aveva bisogno di lavorare; aveva bisogno di lasciare Loitsche; aveva bisogno di Athe.
Il paese a quell'ora era buio e tetro in una maniera che a Tom non era mai piaciuta. Aveva la sensazione che dovesse apparire uno zombie, un vampiro, o una creatura di quel genere, da un qualsiasi angolo buio della strada. I lampioni avrebbero avuto bisogno di un paio di luci in più; decisamente. Forse avrebbe dovuto portarsi dietro anche Kratzer.
Tom rabbrividì per il freddo e si maledisse per non aver avuto nemmeno l'accortezza di comprarsi un ombrello.
Alzò lo sguardo da terra, e guardò dritto davanti a sé: riusciva a scorgere le luci dei negozietti del centro del paese, per fortuna.
Non avrebbe fatto una bella figura nel presentarsi fradicio, ma in quel paese non faceva che piovere da giorni. Aveva provato ad aspettare che finisse, ma alla fine si era visto costretto a rinunciare e farsi una bella doccia fredda.
Per la strada non c'era nessuno e quelli che ancora se ne stavano fuori casa si erano rifugiati nei caffè.
Mentre raggiungeva la piazza, si rese conto di una figura che gli veniva incontro da una via laterale. Una via che conosceva molto bene, tra l'altro.
Guardò di sfuggita l'ombrello colorato, e continuò a camminare dritto.
Per qualche ragione le sue mani avevano stretto la stoffa della felpa in maniera quasi convulsa.
«Ahi!» esclamò una voce, ora molto più vicina.
Tom si voltò di riflesso, e aguzzò la vista, cercando di dare un senso alla figura che aveva a pochi metri.
STAI LEGGENDO
𝘌 𝘴𝘦 𝘷𝘰𝘭𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘶𝘯 𝘣𝘢𝘤𝘪𝘰? -Tom Kaulitz-
FanfictionAthena e Tom sono legati da un'amicizia profonda fin dall'infanzia, un legame che ha resistito alle tempeste della vita e li ha uniti a tal punto da fuggire insieme appena compiuti i diciotto anni. Ma la loro fuga da una realtà difficile è solo l'in...