la spia

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parte due

Non c'erano pensieri nella testa di Lydia, per la prima volta da giorni. fissò lo schermo nero della tv e osservò il suo riflesso scomparire lentamente mentre il sole tramontava sotto l'orizzonte e la luna prendeva il suo posto. non si era sentita più serena da così tanto tempo. la terribile cacofonia che di solito tormentava la sua mente fu sostituita da elettricità statica. era la calma dopo la tempesta.

~

Continuava a correre. da cosa? non era sicura. tutto quello che sapeva era che doveva andare avanti. le sue gambe le urlavano di fermarsi ma il suo cervello sapeva cosa sarebbe successo se l'avesse fatto. il freddo le pungeva le guance e il naso e il cielo rosso era l'unica cosa che illuminava il sentiero poco illuminato attraverso la foresta. urlò a squarciagola chiedendo aiuto ancora e ancora, anche con la consapevolezza che avrebbe potuto allertare la creatura che la seguiva. niente armi, niente rinforzi, nessun modo per chiedere aiuto. Lydia si sentiva assolutamente impotente in quel momento. lacrime calde le scorrevano lungo le guance e le offuscavano la vista, facendola inciampare e cadere. ma sembrava che il terreno sotto i suoi piedi fosse improvvisamente scomparso e lei fosse sul punto di cadere liberamente prima che qualcosa le afferrasse la caviglia e la riportasse lentamente indietro dal bordo. le sue urla tacquero e i suoi tentativi di strisciare via furono inutili. alla fine, afferrò il ramo più grande alla sua portata e fece per colpire la creatura, ma si fermò quando vide occhi familiari.

"Cosa c'è che non va, dolcetto? Sono solo io." Laurie la attirò a sé e la tenne stretta e lei seppellì il viso nel suo petto, un certo peso si tolse dalle spalle mentre sospirava di sollievo.

"Pensavo che fossi qualcos'altro. Pensavo che qualcosa stesse cercando di uccidermi. Ero così spaventata." Lydia piagnucolò. La mano di Laurie era appoggiata sulla sua testa, ma sembrava più grande di quanto se la ricordasse.

"oh Lydia, non devi aver paura. non quando sono qui." la presa che aveva su di lei diventava più stretta ogni secondo che passava e cominciava a farle sempre più male.

"laurie,mi stai facendo del male", ma non ci fu risposta. "Laurie, fermati." alzò lo sguardo per spingerlo via e vide la bocca aperta del demogorgone mentre scendeva lentamente.

"NO!" si liberò dalla presa ed è caduta dal bordo.

"NO!" urlò e si mise a sedere coperta di sudore e lacrime, tremando come un cucciolo spaventato. toccando con la fronte il peloso tappeto del soggiorno, cercò di calmarsi e di ricordare a se stessa che era tutto un sogno. solo un sogno.

"Non era-non era reale, non è reale. Sono al sicuro. Sono a casa mia. Questa è casa mia. Questo è il mio tappeto. Sto bene." implorò silenziosamente che qualcuno venisse a salvarla da se stessa, a farla uscire dalla sua stessa testa.

"Sono tornato, Lyds. Ho por-" Dustin irruppe dalla porta, scioccando Lydia e facendola urlare e coprirsi le orecchie. "Lydia? cosa è successo? sono solo io, Dustin. sei al sicuro." si accucciò davanti a lei e tentò di calmarla senza toccarla. se avesse provato a trattenerla adesso avrebbe potuto solo peggiorare il suo attacco di panico.

"L'ho visto, io-nel mio sogno." la presa che aveva sulle orecchie era così forte che le sue nocche cominciarono a diventare bianche.

"chi, Lydia? chi hai visto?" parlava a bassa voce e lentamente. come gli diceva sua madre quando era così.

"Laurie, il demogorgone . Stava per prendermi e poi sono caduta dal bordo e faceva così freddo ed ero sola."altre lacrime iniziarono a cadere liberamente mentre ricordava il suo sogno.

"sei al sicuro. sei con me, Dustin. sono qui per te, sorella. Non vado da nessuna parte." aprì le braccia, prima che lei lo avvolgesse in un abbraccio.

My girl, forever and always- steve harrington Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora