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ARES


"Quindi fammi capire bene. Dopo essere stato derubato da un ragazzino mi hai chiamato, chiedendo il mio aiuto per riuscire a trovarlo, recuperare il tuo elmo, il tutto prima che Atena abbia l'opportunità di ucciderti?" Al tono derisorio di Hypnos strinsi i pugni.

Per qualche motivo quel Dio mi era sempre piaciuto ed era uno dei pochi di cui mi fidavo, ma se sue parole iniziavano a farmi dubitare del mio giudizio nei suoi confronti. Hyp non agiva come tutti gli altri spinto perennemente da un tornaconto personale, ma nonostante la mia fiducia nei suoi confronti non gli avevo rivelato tutto l'ammontare di merda in cui sguazzavo.

Tutta quella vulnerabilità mi rendeva irrequieto e paranoico.

"Vaffanculo." Sibilai nella sua direzione.

Il Dio sorrise come se si stesse davvero divertendo. "Nervosetto?" Mi chiese, sorseggiando lentamente la sua birra.

"Fottiti." Sputai nuovamente fuori a denti stretti, camminavo come un animale in gabbia per tutta la lunghezza della biblioteca di casa mia ormai da ore. Non riuscivo a stare fermo.

Quella stronza di Atena avrebbe pagato per tutti quegli affronti, era ora di smettere di cazzeggiare e annientarla come avrei dovuto fare da molti millenni, ma per qualche motivo non mi ero mai voluto spingere a tanto, in qualche modo la rispettavo, dopotutto eravamo due facce della stessa medaglia.

Rimproverai me stesso. Ecco dove mi aveva condotto la misericordia.

"Questo non l'hai già usato? Siamo carenti di insulti?" Quelle battute iniziavano a farmi pentire di averlo chiamato, cercai di ricordare a me stesso quanto fosse precaria e delicata quella situazione, mi serviva un nome, un indirizzo e alla svelta, ma soprattutto mi serviva discrezione. Storsi il naso a quel termine.

Mi fermai proprio di fronte a Hyp, fissandolo. "Sarà difficile per te continuare a deridermi se non hai più una faccia per farlo."

Il Dio non sembrò minimamente preoccupato dal mio tono. "Adesso minacci pure?"

Mi passai la mano tra i capelli, togliendomeli dalla fronte, li avevo sempre tenuti cortissimi, erano più comodi sotto l'elmo e in battaglia in generale, ma con i mesi di immobilità erano cresciuti a dismisura per i miei standard, ricadendomi sulla fronte e arricciandosi sulle punte. "Se sei venuto solo per rompere il cazzo puoi anche andartene." Gli comunicai, indicando con un cenno secco la porta.

Il Dio del Sonno rise. "No, no non ci penso minimamente. Ti aiuterò a trovare il poppante solo per stringergli la mano quando lo prenderai."

Mi rimisi a camminare ancora più irrequieto a ogni minuto passato senza fare qualcosa. "Non vivrà tanto quando lo troverò."

Hyp appoggiò la bottiglia vuota sul tavolo di fronte a lui, quel suono di propagò nella stanza come una sentenza di un giudice. "Va bene. Cosa vuoi che faccia?" Mi chiese, tornando serio.

"Trovalo." Dissi perentorio.

Il Dio si alzò, venendomi vicino. "Non è così semplice." I suoi occhi ambrati riflettevano la luce calda della stanza, le ali bianche in mostra, era un guerriero degli inferi dotato di una forza e brutalità impressionante, ma in quel momento mi fissava con una punta di compassione.

Avrei potuto ucciderlo solo per quello.

Digrignai i denti, cercando di combattere quell'umiliazione, quella dannata cosa bruciava più del sole sulla mia pelle. "Pensi che non sappia cosa sai fare?" Il Dio era la miglior spia al servizio di Ade, poteva intrufolarsi nelle menti addormentate come Morfeo e carpire le informazioni.

Il Corvo e La RabbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora