I RICORDI

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Ci sono terapie che non incidono sul piano cognitivo né sull'area del nostro cervello che immagazzina nozioni, mentre ci sono farmaci che modificano i "codici" del nostro funzionamento.

Non so come sia stato possibile ma affermo con certezza che arrivai ad un certo punto del mio percorso di cure, un punto cruciale, in cui non sapevo più alcuni termini del vocabolario nè attribuire sinonimi e contrari e non riuscivo a ricordare nemmeno le materie apprese negli anni scolastici.

Non ho ricordi del mio passato e non essendo da più di dieci anni in rapporti civili con i miei "genitori" non ho nemmeno mie fotografie se non una foto scattata da mio marito nel loro salotto. È una foto di una mia foto (scusate il gioco di parole), incorniciata di quando ero molto piccola e molto paffuta. Basta ho solo quella. Nessun ricordo di famiglia, nessun episodio con gli amichetti della scuola, nessun'immagine di me se non qualche frame sporadico e decontestualizzato. Mi volto indietro e vedo buio, spaventoso, oscuro, minaccioso buio. 

Che dire... è stato come se gli anni in clinica avessero voluto cancellare la mia esistenza precedente. Il tempo trascorso in quel luogo, giorno dopo giorno, ha creato in me una ferita così profonda da non riuscire più a vedere altro. È stato come attraversare un lunghissimo corridoio senza mai vedere la fine, passarlo con le gambe tremanti e gli occhi vigili, provando terrore e tristezza profonda fino a quando, raggiunta la fine, quel tunnel ha rinchiuso una parte di me tra le pareti e mi ha lasciata andare trattenendo tanto di Veronica.

Io penso che i ricordi costruiscano le fondamenta del nostro essere, chi siamo stati, come siamo cresciuti, quali esperienze abbiamo attraversato e come le abbiamo affrontate, ma non ricordare a me va bene, l'ho accettato. Va bene perché sono convinta di essere sempre stata in imbarazzo nella mia giovinezza, di non essere mia stata all'altezza, goffa, ansiosa e sotto pressione, dunque, non ho nulla che desidero riportare alla mente.

Non è importante quello che non ricordo, a me importa ricordare il giorno che ho conosciuto e sposato mio marito, ricordare il vento dell'Egitto, i baffi di Cesare che mi fanno solletico al viso, il sapore della pizza divisa in due, i miei insuccessi lavorativi, la prima volta in pronto soccorso, il sapore delle benzodiazepine, il nostro primo bacio, il profumo di vaniglia di casa mia, i pianti di disperazione quando una soluzione non sembrava esserci, ricordare dove abito e non come accade nei momenti di depersonalizzazione perdermi nel nulla. Insomma, per me il ricordo non è per forza legato al passato ma come dice la sua etimologia Ricordo: richiamare al cuore.

Devo forse richiamare al cuore un'infanzia di disagio e sofferenza o due persone che mi hanno rovinato l'esistenza?

No. Va bene così. Deve essere così.

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