IL NONNO UGO

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Come detto, ricordo poco della mia infanzia e della mia adolescenza. Avevo una memoria di ferro ma dopo l'esperienza in clinica i miei ricordi si sono affievoliti fino a scomparire del tutto. C'è una figura però che è stata per me simbolo di affetto nella mia fanciullezza e questa è mio nonno Ugo.

Padre di mia madre, il nonno era un omone alto e robusto, dedito ai dolciumi (questo mi rende simile a lui) e completamente pelato. Aveva dei grandi occhiali da vista con montatura squadrata e portava sempre un soprabito verde scuro abbinato ad un cappello modello pie de poule. Lui e la nonna mi facevano da genitori quando quelli veri erano al lavoro o avevano impegni.

Il rapporto con il nonno fatico a metterlo per iscritto. Non era il solito rapporto che si vede nei film. Mio nonno ed io avevamo delle abitudini particolari, tutte nostre e questo lo rendeva unico ai miei occhi. Lui che mi aspettava con la Uno verde ogni giorno fuori scuola, lui che ogni sabato mi portava alla gelateria Borsa e ordinava gelato rigorosamente panna e cioccolato, lui che mi portava sulle giostre al mare, lui che ogni venerdì cacciava tutti di casa perché doveva fare il bagno, lui che adorava Casale e mi portava sempre a trovare un suo caro amico che aveva una fattoria dove io mi perdevo a stare con gli animali. Il fatto singolare è che il nonno ed io non abbiamo mai litigato se non una volta nella quale non ci parlammo per due giorni. Che fatica non dargli i baci su quelle guanciotte e non abbracciarlo! Ricordo che il secondo giorno andai da lui con una lettera e gli chiesi di fare pace. Caratterialmente gli somiglio in una maniera impressionante. La tenacia, l'autoironia, la determinazione, la fierezza, il tono di voce alto, la parlantina costante, l'irritabilità, la bontà, la lealtà e tanto altro... oggi che sono adulta mi rivedo in lui e nelle sue strambe abitudini. Ancora adesso mi chiedo perché facesse determinate cose come tutti i sabati portare uova fresche al suo avvocato o ogni mattina d'estate alle 7 in punto chiamare il Mario (suo vicino di casa) per farsi fare il caffè ma la risposta che mi do è che lui era un personaggio, nel senso vero della parola. Sembrava non conoscere il male del mondo, era come se le cose malvagie gli scivolassero da quel soprabito. Era mio nonno e per me era una presenza costante.

Avevamo un'abitudine io e lui; la sera alle 20 chiamava a casa dei miei e io rispondevo dal telefono del salotto.

Ricordo ancora la conversazione, sempre uguale per anni.

-Nonno- dicevo impugnando la cornetta.

-Vai a letto Chichi, domani mattina facciamo il caffè e latte-, riattaccava.

Questo accadeva tranne la notte di Santa Lucia e della befana nelle quali dormivo dai nonni perché lui doveva mettere in scena dei teatrini che divertivano più lui che me. La notte di Santa Lucia preparava fieno, latte e una coperta per l'asinello mentre la notte della befana scendeva al portone del condominio e diceva che andava a parlarle. Ancora oggi mi viene da sorridere.

Poi il 21 novembre 2003 alle 5:45 del mattino suonò il telefono di casa. Mia madre rispose direttamente dal telefono di camera sua e riattaccò poco dopo dicendo a mio padre che il nonno stava male e che dovevano portarmi dalla nonna paterna che abitava di fianco a noi.

Chiesi di andare con loro, avevo undici anni, ma mi risposero di no e così presi il mio piumino e andai dalla mamma di mio padre che abitava di fianco a noi e che mi fece mettere sul divano. Mi sdraiai e mi rannicchiai coprendomi fin sopra la testa con il piumino. Non sapevo bene cosa stesse accadendo ma poco dopo la nonna mi scostò la coperta dalla testa e mi disse che mio nonno era morto. Infarto mi disse.

Aggiunse anche che sarei dovuta restare da loro per qualche giorno e che non sarei potuta andare al funerale. Ancora oggi non so perché non potei presenziare all'ultimo saluto al nonno Ugo ma so che la sua scomparsa in qualche modo ha segnato gli eventi della mia vita.

Se quel maledetto giorno di cinque anni dopo ci fosse stato lui mi avrebbe creduto? Avrebbe fatto muro al mio ricovero? Sarebbe stato dalla mia parte e insieme avremmo affrontato il tutto?

Non lo posso sapere, forse sono solo mie fantasie ma so che quel giorno persi un buon alleato, un uomo buono, vero e soprattutto un uomo che aveva conosciuto il dolore, il tradimento e la bugia.















Marzo 2020

In Italia arriva la notizia della pandemia, sono a Bergamo, la mia città d'origine e io e mio marito siamo spaventati, soli e terribilmente preoccupati che uno di noi due possa ammalarsi. Durante tutta la pandemia ho pianto di paura e ho pregato tanto il nonno, consapevole che lui ci avrebbe protetti e così è stato. Né io né lui ci siamo ammalati e questo è stato il miracolo del nonno; ne sono sicura.

 Né io né lui ci siamo ammalati e questo è stato il miracolo del nonno; ne sono sicura

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