Come stai è il racconto autobiografico di una donna che lotta contro un mostro che nessuno vede né sente. Quella donna sono io, trentuno anni e un mondo di emozioni che fanno a pugni nella mia testa.
Perché "Come stai", perché è l'unica domanda all...
La diagnosi DBP è come un enorme mare al cui interno ci si immettono affluenti da ogni dove.
Con questo disturbo si ha la sensazione che ogni giorno si può scoprire di avere sintomi ancora inesplorati e nuove categorie e sottocategorie delle più svariate malattie psichiche. A me questo è successo con il disturbo alimentare, l'ansia ma in particolare con il DOC, Disturbo Ossessivo Compulsivo.
Da che io ricordi sono sempre stata in preda a manie piccole o grandi che fossero. Da adolescente avevo la fissa delle ciabatte; quando mi mettevo a letto dovevano stare a una spanna dal letto e perfettamente allineate altrimenti pensavo che sarebbero accadute cose spiacevoli a me o alla mia "famiglia". Capitava così anche con l'astuccio di scuola, tutte le matite e penne dovevano essere allineate dalla più corta alla più lunga e dovevo controllare sempre più e più volte gli evidenziatori temendo si potessero aprire e poi c'era come doveva essere messo il mio giubbino nell'armadietto, come doveva essere il rituale della sera prima della notte e ancora ancora. Erano cose normali, non me ne ponevo il problema ma in realtà stavo muovendo i primi passi verso un mondo fatto di mostri.
Tutto doveva essere fatto per tre volte e così facendo il tre era il numero perfetto e io ero perfetta e a nessuno sarebbe accaduto qualcosa ma in realtà l'unica alla quale è capitato di tutto negli anni sono stata io.
Il DOC va e viene nella vita di un malato, ti rende sempre più attento degli altri e schiavo di certe dinamiche ma comunque ci vivi. Quando invece sopraggiunge il periodo di crisi; ecco che le giornate diventano incubi e tutta l'energia che ho in corpo va in quei pensieri, in quelle azioni e in quelle congetture che mi portano ad essere stremata. Vivere con questo disturbo non è facile e non è comprensibile a nessuno se non alla mia psichiatra e a chi mi sta accanto. La mia giornata ruota tutta intorno all'aspirapolvere, la cento gradi Polti e la candeggina; un susseguirsi di azioni che portano a sentirmi un burattino nelle mani di quei mostri che anni fa, tanti anni fa hanno deciso di giocare con me.
Ecco la mia giornata in preda al DOC:
-Sveglia e subito penso alle ciabatte, se hanno la suola sporca, se sono ai piedi del mio letto, se puzzo
-Mi alzo e mentre percorro il tragitto per arrivare al bagno guardo il divano e il tavolino e penso siano sporchi e che sono una fallita che non riesce a tenere dei cazzo di libri allineati e la chitarra senza polvere
-Arrivata in bagno si apre il mondo dei trigger: doccia sporca, bidet pieno di germi, lavandino è una vergogna, le fughe al pavimento fanno schifo e prima o poi se non mi decido a pulirlo mi verranno delle malattie infettive
-Sempre in bagno inizio a controllare il cassetto accertandomi che il taglia peli sia esattamente in una posizione obliqua che mi fa stare tranquilla perché altrimenti inizio a ripetermi che si accenderà e taglierà tutto il cassetto.
Nel DOC si ha il dovere di fare quello che la mente detta e solo attenendosi fedelmente alla distorsione totale della realtà si possono evitare dei sensi di paura, vuoto e frustrazione inspiegabili.
Io per questo disturbo sono spesso stata appellata perfettina, signora Rottermaier e altri nomignoli innocenti ma quest'anno per la prima volta un'osservazione mi ha travolta come uno schiaffo in faccia. Era stata una mattinata decisamente negativa e a base di stracci e candeggina, il manutentore del mio appartamento, entrando in casa per sistemare una lampada mi disse:
" Mamma mia, questa casa pare una sala operatoria".
Ero seduta sul divano e il primo pensiero che mi saltò alla mente fu quello che era davvero fortunato a non vedere il fardello che portavo ma solo l'assenza di lerciume e subito dopo mi misi a riflettere su quanto fosse diventata un rituale asfissiante la pulizia per me. Provai un brivido, mi rattristai più del solito e ricordo che risposi con un finto sorriso di approvazione.
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