PERCHÉ IO?

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Essere borderline (scusate: essere affetti da un Disturbo Borderline della Personalità. Altrimenti la mia psichiatra si arrabbia), significa essere una persona completamente cosciente della propria condizione.

Immaginate di entrare in una sala operatoria per essere sottoposti ad un intervento. Siamo nella sala ma al posto di vedere quel simpatico dottore che si mette sempre alle spalle del paziente e lo fa contare da dieci a zero (al sette di solito si crolla), non c'è nessuno. Niente anestesia. Neanche un goccio. Neanche una botta in testa come si usava tanti (spero) anni fa.

Siete lì, inermi con mille domande per la testa e i medici attorno a voi si guardano in faccia e dopo essersi scambiati un cenno solenne iniziano a tagliare. Così. Da svegli. Il bisturi lacera la pelle, il sangue cola, l'odore è nauseabondo, il dolore è atroce... ecco come ci si sente ad essere affetti da DBP.

Si sente tutto, gli odori diventano insopportabili, i suoni diventano sirene che spaccano i timpani, gli impercettibili sguardi della gente diventano occhiate cariche di odio, i minimi gesti sono pugnalate, le tonalità dei colori spiccano così accese da far bruciare gli occhi, le parole straziano nella loro forma più arcaica...

Si sente tutto troppo.

Quando scoprii la mia diagnosi, nel 2008 ne rimasi indifferente. Ero nel pieno dell'adolescenza, stavo male, malissimo e davanti a me uno psichiatra che detestavo mi stava etichettando.

Non mi fece né caldo né freddo quella definizione.

" Lei ha un disturbo narcisistico della personalità borderline", disse accavallando le gambe da dietro la triste scrivania del suo triste studio.

In quel momento voleva dire tutto e niente anzi per me più niente che tutto. Con gli anni ho scoperto che quel medico sbagliò, perché io non ho un disturbo narcisistico della personalità borderline bensì io sono una persona borderline.

La differenza è sottile, quasi incomprensibile alla lettura, ma sulla propria pelle è invece di una portata devastante.

Una malattia è qualcosa che dall'esterno ci colpisce; un brutto giorno ti ammali e hai una serie di sintomi che prima non avevi e che devi curare a seconda della gravità della malattia. Sei malato ed è orribile ma sai che tu sei tu e la malattia è una malattia. Nel disturbo di personalità invece, sei tu che cambi, il tuo corpo, la tua mente, i tuoi pensieri, la tua percezione del mondo, le tue relazioni, la tua persona e così non pensi più ad una cosa esterna ma sei costretto a stringere un patto con una nuova parte di te. Una parte malvagia, un ospite inatteso ma che da quando arriva fa terra bruciata dentro ciascun malato fino a renderlo per tutti "il borderline".

Facciamo un esempio: quando parliamo di una malattia viene naturale dire che tizio ha l'influenza, caio ha una caviglia slogata e così via. Nessuno direbbe mai l'influenzato, lo zoppo...; di noi invece viene naturale dire il borderline ovvero colui che è sul filo del rasoio. Come è possibile? È possibile e basta.

La domanda che mi attanaglia dal giorno zero, quella che mi faccio continuamente, è sempre la stessa: perché a me?

Perché sono io il borderline?

Chi ha deciso?

E soprattutto cosa me ne faccio di questo ospite inatteso?

 E soprattutto cosa me ne faccio di questo ospite inatteso?

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