Quello chi cazzo era?
S. ingrandì con due dita il video in cui era stato taggato Gabriele, pur nella luce soffusa della balconata e l'oscurità della ripresa era evidente che stesse baciando qualcuno. Erano avvinghiati e ci davano dentro. Quanto durava quel video? Quasi un minuto? Che persona era qualcuno che si riprendeva per un minuto mentre limonava in un bar? E lo postava su Instagram, pure.
C'erano anche delle foto, erano seduti e il tipo aveva la mano nascosta sotto al cappotto di Gabriele, lo baciava. In un'altra Gabriele sorrideva alla telecamera. Lo stomaco diede una stretta dolorosa, era lo stesso sorriso che rivolgeva a lui.
Il cellulare vibrò per l'arrivo di un messaggio: era Gabriele. Immagine. Lo stomaco si ridusse a una nocciolina. Gli aveva mandato una foto di lui che si baciava il tipo?
Aprì il messaggio: il membro eretto di Gabriele, la cerniera dei jeans neri aperta, una mano teneva su il maglioncino verde scuro e la camicia, la faccia era tagliata sopra le labbra. Era nel bagno del bar del video? Aveva anche il cappotto.
«Sto facendo il bravo»
S. girò lo schermo verso il basso e allungò la schiena e le braccia, posate sulla ringhiera. Fece scrocchiare i gomiti e si tirò su di nuovo.
«Sarà meglio. Chi è il tipo?»
Qualcuno si fermò accanto a lui e appoggiò gli avambracci sulla ringhiera. «Stai troppo al cellulare.» La voce profonda di Kay riusciva a rimescolargli le viscere pure con la musica sparata a palla di un remix di Evolution dei Korn.
«Però non sono più così vestito» S. si girò su un fianco, aveva eliminato i jeans e la giacca ed era rimasto solo con il corpetto stretto dalle cinghie, i guanti di pelle finta lunghi fino al gomito e senza dita e un paio di boxer neri attillati. E gli stivali.
«Mh...», Kay lo squadrò dalla testa ai piedi, «lo sei ancora troppo per i miei gusti.»
Il cellulare vibrò di nuovo. Gabriele: «Un mio amico. Sei geloso?»
Geloso? Sbuffò dal naso. Sì, di non essere lì con loro.
«Domani facciamo i conti»
«Devo sequestrarti il telefono.» Kay aveva il palmo rivolto verso l'alto, in attesa.
«Bella battuta», S. tornò sul messaggio, scorse fino alla foto di Gabriele e girò lo schermo verso il Master. «Che ne pensi?»
Gli occhi grigi di Kay erano piantati su di lui. Gelidi. La mano ancora a mezz'aria.
I battiti del cuore schizzarono e la pelle gli formicolò dalla nuca, lungo la schiena, fino al ventre, che si contrasse.
Avrebbe voluto obbedire.
Deglutì e tornò sullo schermo. Era nero e sul vetro si specchiavano le luci rosse e blu dei faretti. Era tutto un fremito. Che cazzo gli succedeva? Kay continuava a fissarlo.
Avrebbe voluto dirgli che non funzionava con lui, ma se avesse balbettato? Tanto valeva ammettere la sconfitta e farsi collarizzare, lì, subito.
Si mordicchiò l'interno di una guancia e sbloccò lo schermo. L'uccello di Gabriele lo salutò. Gli prudeva la nuca dove Kay lo fissava, smaniava dalla voglia di grattarsi. Mosse le spalle e la schiena, le cinghie strusciarono sulla pelle, ma non gli concessero alcun sollievo. Sbottò: «Hai finito?»
Kay afferrò il telefono e se lo infilò in tasca.
Il cuore gli si piantò in gola. Perché non lo aveva fermato? Nessuno poteva osare strappargli il telefono di...
STAI LEGGENDO
Dom S. Non potrai farne a meno
General FictionDom S. è l'immagine del Confessionale, la discoteca queer con club privato di pratiche BDSM più famosa della città. Un venerdì sera come tanti tre avvenimenti gli sconvolgono la vita. Dovrà decidere se affrontare il trauma o rifugiarsi in relazioni...