Interstellar era il film più adatto da ignorare in una pigra domenica pomeriggio sul divano. Samuel accarezzò indolente il maglioncino azzurro che copriva la pancia di Gabriele. Aveva gli addominali appena definiti ed erano piacevoli da accarezzare. Voluttuosi. Reclamavano di essere toccati e lui si prestava volentieri ad accontentarli.
Gabriele gli passò una mano tra i capelli, la testa di Samuel riposava sul suo petto. «Allora, com’è andata la visita?»
La visita medica, giusto? Magari chiedere conferma non sarebbe stata un’idea geniale.
Samuel si schiarì la gola. «Tutto bene, il medico non ha trovato niente… cioè niente che non andasse bene.»
«Capito, bene, meno male», le unghie del ragazzo iniziarono a grattargli la testa e Samuel fu sopraffatto da una scarica di brividi, che lo lasciarono boccheggiante.
Gabriele mormorò «Come siamo sensibili…» e continuò a fargli sentire le unghie, passando dalla nuca fino alla fronte.
Samuel si ricoprì di pelle d’oca, aveva gli occhi chiusi e dalla gola gli sfuggivano dei sospiri rochi. Adorava la pressione leggera delle unghie sulla pelle, i formicolii gli ricoprirono la colonna vertebrale e le braccia.
«Se fai questi suoni, però, mi fai venire in mente pensieri sconci», la mano di Gabriele scese lungo il collo e si intrufolò nel colletto della maglia, Samuel ansimò. I fremiti si rincorrevano a ondate sotto la pelle, Gabriele gli tirò su la maglia dal fondo della schiena e gli premette le unghie sulla schiena, Samuel gemette e la inarcò.
Gabri stava per scoprirgli alcuni punti deboli, e se li avesse trovati… Samuel aveva il fiato corto e affannato.
«Ti sto solo accarezzando la schiena, cosa succederebbe se dovessi toccarti l’uccello?» Gabriele fece scivolare le unghie lungo il fianco. Era sempre più vicino. «Che cosa buffa», i polpastrelli presero il posto delle unghie e Samuel poté tornare a respirare, «pensaci, non te l’ho mai toccato. In effetti, credo di non averti mai nemmeno toccato il culo.»
Samuel socchiuse le palpebre e mugolò «Non è strano», Dio che voglia che aveva di baciarlo, «non ti ho dato mai modo di…», di nuovo le unghie gli premettero sulla schiena e una nuova ondata di brividi gli mozzò il respiro in gola, «di prendere l’iniziativa.»
Gabriele scivolò fino al bordo dei pantaloni della tuta. «Tranne una volta e mi hai subito fermato. Ricordi?» Le dita dispettose dell’indice e del medio si insinuarono sotto all’elastico, proprio nella fessura che divideva le chiappe.
Non ricordava nemmeno che giorno era, in quel momento, sopraffatto da un’altra scarica di fremiti, ansimò ancora.
«Chissà cosa c’è qui…», Gabriele continuò a scivolare lungo la fessura e raggiunse il bordo del suo buchetto ancora arrossato dall’avventura con Kay.
Samuel si aggrappò al maglioncino e inarcò la schiena. «N…»
Avrebbe dovuto fermarlo, ma i muscoli si erano fatti di gelatina e non rispondevano ai suoi comandi.
Il polpastrello di Gabriele lo stuzzicò e tornò subito indietro. «Sono più interessato a un’altra cosa», mormorò, «già che sei così arrendevole.» Sfilò la mano dai pantaloni e lo fece girare sulla schiena, posizionandosi tra le sue gambe, in ginocchio. Si stese su di lui e iniziò a baciarlo, una mano si infilò di nuovo sotto la maglia e prese ad accarezzargli l’addome.
Samuel gli tracciò le labbra con la lingua e gli circondò i fianchi con una gamba. Sapeva di biscotti alla cannella, era caldo e pesante sopra di lui. E l’odore della sua pelle, che soggiaceva al profumo di spezie e di fiori, era confortante come una coperta dentro cui avvolgersi per fuggire alle brutture del mondo.
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Dom S. Non potrai farne a meno
General FictionDom S. è l'immagine del Confessionale, la discoteca queer con club privato di pratiche BDSM più famosa della città. Un venerdì sera come tanti tre avvenimenti gli sconvolgono la vita. Dovrà decidere se affrontare il trauma o rifugiarsi in relazioni...