Il cellulare di Samuel vibrò per un messaggio in arrivo, allungò una mano verso il comodino e sbloccò il telefono: era Gabriele. Sistemò meglio i tre cuscini di piume sotto la schiena.
«Ciao tesoruccio com'è andata la visita? Torni oggi?»
Allungò il collo verso la porta del bagno, era chiusa e l'acqua della doccia continuava a scorrere.
«Tutto bene per fortuna. Dovrei tornare stasera sì. Però sono un po' stanco magari ci vediamo-»
Domani? O era meglio stare larghi?
«nei prossimi giorni ok?»Samuel scorse i messaggi del giorno prima. Gabriele gli chiedeva se il viaggio fosse andato bene, gli raccontava di un problema con un cliente. Che merdaccia che era, ma Kay gli aveva sequestrato il telefono fino a quando non erano usciti e aveva risposto solo la sera, di fretta. E la telefonata, che vergogna ad aver buttato giù senza nemmeno un saluto. Fece partire il vocale che gli aveva mandato per scusarsi.
«Oddio scusa ma non c'è linea ci sentiamo domani.» Era affannato, Kay gli stava mordendo il collo e strizzando i capezzoli. Al ricordo, le palle si strinsero e il membro fremette, infilò una mano sotto al lenzuolo di cotone bianco e se lo strinse. La mente vagò su quello che avevano fatto in seguito, nel bagno del ristorante: avevano lasciato la porta socchiusa ed era stato quasi certo che qualcuno fosse entrato e li avesse visti. Continuò a sfregarselo con movimenti lenti, si inturgidì sotto il suo tocco.
La vibrazione per l'arrivo di un nuovo messaggio lo riportarono alla realtà. Era Gabriele.«Salutamelo, almeno.»
Una vertigine fece sprofondare la stanza in un abisso nero. Samuel fissò la scritta, come... per caso Kay gli aveva scritto qualcosa? Il martellamento dei battiti cardiaci nei timpani faceva il paio con le vertigini che gli scorrevano ancora lungo la schiena e gli avvinghiavano la testa.«Chi?»
Ogni secondo erano dieci, venti battiti, non passavano mai, perché non rispondeva?«Non so chi sia ma non sono stupido. Ho capito che sei andato a trovare qualcuno»
Merda, era ovvio. Avrebbe dovuto scusarsi? Tecnicamente, non gli aveva mentito. Quando ci si appigliava al tecnicamente, si era già totalmente nella cacca.
«È vero, è un mio vecchio amico che mi ha ospitato per la visita. Non sapevo se parlartene o meno»
Si sarebbe incazzato, Samuel si torturò il labbro inferiore.
«Un accenno sarebbe stato carino. Almeno è più brutto di me?»
Sogghignò appena, Gabriele era fantastico.
«Certo che sì-»Non inviò, un lampo di consapevolezza gli accese il cervello: da quanto tempo lo scroscio della doccia si era fermato?
«Su, rispondi, non mi arrabbio.» La voce gelida del master di fianco al letto gli fece rizzare tutti i peli del corpo e irrigidire i muscoli. Kay si stagliava nella stanza nudo, aveva solo un microscopico asciugamano bianco attorno ai fianchi, un altro gli avvolgeva i capelli in un turbante.
Gli uscì un bisbiglio. «Non è come pensi.»
«Non ti stai messaggiando con il tuo ragazzo, a cui hai mentito, e non gli stai dicendo che sono più brutto di lui?» Il sarcasmo, maligno e divertito, nel tono del master si poteva affettare con una mannaia, tanto era spesso.
«Tecnicamente-»
«Samuel, tranquillo, rispondigli pure. Mi è venuta un'idea.» Kay si avviò verso la Croce di Sant'Andrea, i battiti del cuore raddoppiarono di nuovo.
«Certo che sì, non ci sono paragoni!» Samuel inviò il messaggio e riportò il viso su di lui. «Fatto.»Kay aveva aperto lo scomparto freezer del frigorifero, unico residuo rimasto della cucina.
«Ok», il master lo chiuse e tornò verso il letto, nella mano stretta a pugno nascondeva qualcosa, «ora voglio che fai un video in cui lecchi e succhi questo.» Kay aprì la mano e gli mostrò uno di quei ghiaccioli colorati che si mangiano l'estate, fucsia, all'amarena?
Samuel si tirò su con la schiena e allungò una mano verso di esso. «Ok», esitò, era davvero tutto lì?Il master lo scartò dalla plastica. «Nel video, che invierai a come si chiama, dovrai dire che stai pensando a lui. Tieni.» Gli porse il ghiacciolo con due dita.
«Ma, master...» non avrebbe dovuto protestare, era un pessimo sub. Samuel prese il ghiacciolo e sprofondò sui cuscini. «Non... non mi sembra che...»
«Se lo meriti?» Kay salì sul letto con le ginocchia, il materasso si infossò. «Avresti dovuto pensarci prima di mentirgli. È la tua punizione, visto che lui non può somministrartela.» Fece scivolare via il lenzuolo che copriva il pube e una gamba di Samuel, gli posò le mani sulle ginocchia e gliele allargò.Oddio, cosa gli avrebbe fatto?
«Inizia, puttanella, e bada di non fargli capire cosa sta succedendo» Kay gli accarezzò le cosce, un guizzo perverso gli illuminava gli occhi grigi.
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Dom S. Non potrai farne a meno
General FictionDom S. è l'immagine del Confessionale, la discoteca queer con club privato di pratiche BDSM più famosa della città. Un venerdì sera come tanti tre avvenimenti gli sconvolgono la vita. Dovrà decidere se affrontare il trauma o rifugiarsi in relazioni...