Gabriele girò il petto verso di lui, da seduto sul divano, si appoggiò allo schienale con le braccia, le incrociò e vi posò il mento sopra. «Ti ricordi quando hai detto che vorresti praticare quello che ti piace? Con me, voglio dire.»
S. si avvicinò allo schienale del divano e infilò uno dei guanti di pelle nera. «Certo.»
«Ok», Gabriele gli puntò lo sguardo sulle mani e tornò al viso, con la fronte aggrottata, «ecco, vorrei la stessa cosa.»
«Mi pare giusto.» S. infilò anche il secondo guanto e si fermò. «Cosa ti piace?»
«A che ti servono quelli?» Gabriele allungò una mano e gli sfiorò un guanto con la punta dell'indice.
«Non te ne deve interessare», S. accennò un vago sorriso, appoggiò i palmi al bordo dello schienale e si sporse verso di lui. «Quindi?»
«Beh, quello che mi piace forse l'hai un po' capito...» Gabriele salì con le ginocchia sul cuscino della seduta e gli sfiorò la camicia bianca con le nocche, «a volte mi piace disobbedire.» Un lampo furbetto gli illuminò gli occhi, seguito da un sorriso malizioso.
«Brat», mormorò S., avvicinando il viso, «fucking brat.» Fu avvolto dal profumo di cannella, cardamomo e geranio, e più sotto c'era il suo odore, inconfondibile e più inebriante di qualunque fragranza in circolazione.
«Colpevole.» Gabriele gli posò un bacio leggero a fior di labbra. «Ti sta bene?»
«Mi sta molto bene.» S. gli prese il viso tra le mani, gli occhi scuri di Gabriele erano frementi, avrebbe potuto affondare nella loro profondità. Che cosa pensava? Che cosa c'era dietro quello sguardo acuto e penetrante? «Dio, quanto sei bello.»
Gabriele abbassò lo sguardo, per un attimo. «Lo credi davvero?»
S. arricciò il naso e gli lasciò il viso. «Come se tu non lo sapessi.» Si morse il labbro inferiore ed estrasse dal taschino della camicia una collana a catena in oro bianco di Morellato, gliela fece penzolare davanti agli occhi. «Guarda cosa ho qui.»
Lo sguardo di Gabriele luccicò, gli tremava la voce. «Per me?»
«Esatto. Leggi cosa c'è scritto sulla targhetta» S. la indicò.
«C'è scritto: proprietà di S.» Le gote di Gabriele si fecero di fuoco. «Davvero?»
«Davvero. Accetti di indossare questo collare e di non toglierlo mai, finché staremo insieme?»
Gabriele socchiuse la perfetta bocca a cuore e sussurrò la più dolce delle parole. «Sì.»
S. gli sfiorò la pelle del viso, bollente, e gli allacciò il nuovo collare. «Sei meraviglioso.» Si scostò da lui, arretrando di un passo. «Cominciamo?»
Un'ombra scura attraversò lo sguardo del compagno. «Oh. Sì, va bene.»
«Tutto chiaro? La scena, quello che faremo...»
Gabriele annuì e si accomodò sul divano. «Tutto chiaro.» Stropicciò un paio di cuscini e si aggiustò il colletto e i polsini della camicia bianca a righine blu.
S. alzò le spalle e le portò all'indietro con un movimento circolare, una, due, tre volte. Ripeté portandole in avanti. Si sistemò la cintura dei pantaloni verde petrolio del completo e i guanti. Bisognava cominciare. Fece il giro del divano, sollevò gli angoli della bocca, lo sguardo impassibile. «Allora, dove sei stato ieri sera?»
Gabriele si levò un peletto invisibile dai jeans neri. «Non sono uscito, non avevo voglia.»
«Ah», S. estrasse il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni e lo sbloccò, «quindi questo non eri tu?» Gli mostrò lo schermo, il viso sorridente di Gabriele al bar insieme ad alcuni sconosciuti.
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Dom S. Non potrai farne a meno
General FictionDom S. è l'immagine del Confessionale, la discoteca queer con club privato di pratiche BDSM più famosa della città. Un venerdì sera come tanti tre avvenimenti gli sconvolgono la vita. Dovrà decidere se affrontare il trauma o rifugiarsi in relazioni...