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ADELAIDE' S  POV:

"Andiamo da Giacomo e Matteo e gliene diciamo quattro, devono rispettarci."- É quello che ho detto pochi istanti  fa a Luna.
Poi abbiamo preso due taxi differenti e ci siamo dirette spedite nelle nostre rispettive direzioni. Mi dispiace aver dato quest'idea a Luna, era molto ubriaca e sinceramente sono anche un po' preoccupata per lei ma dopo la chiamerò e mi accerterò che stia bene, ora però ho anch'io una cosa da fare.
Certo neanche io sono tanto lucida, visto che appena scendo dal taxi per poco non inciampo e mi rompo la caviglia.
"Dannati tacchi, dannate macchine e dannati marciapiedi."- Impreco mentre porgo i soldi al tassista dal finestrino anteriore, e lui mi guarda male.
Vorrei anche insultarlo e litigarci, ma conservo le  energie per un altro stronzo. Afferro in fretta il mio telefonino dalla borsa e chiamo senza esitazione Giacomo.
"Pronto?"- Mi risponde dopo pochi minuti con la voce impastata dal sonno.
"Hai cancellato anche il mio numero, stronzo?"- Chiedo arrabbiata sempre di più, ogni secondo che passa.
"Adelaide, perché mi  chiami a quest'ora?"- Sussurra Giacomo, mentre in sottofondo sente il rumore di una porta che si chiude.
"Ah allora te lo ricordi il nome della tua quasi scopata?" -Sogghigno mentre mi guardo intorno, sperando che nessuno mi abbia sentito ma fortunatamente non c'è più nessuno per strada. Giacomo sospira e poi decide di rispondermi -"Sai bene che non sei stata solo questo per me."
"Hai ragione quante belle cose che hai fatto per me. Nel frattempo però hai dimenticato di dirmi che avevi una fidanzata."
"Ne possiamo parlare domani mattina, con calma?"-  Mi chiede con voce stanca.
"Ne parliamo adesso perché sono proprio sotto casa tua."- Guardo l'entrata del palazzo sperando che lui possa uscire da un momento all'altro.
"Che cosa?"- Giacomo alza di poco la voce ed un dolore lancinante mi colpisce la tempia.
"Com'era?! Scendi o salgo io?" - Ridacchio mentre imito la sua voce. Ricordo benissimo quando poco più di un mese fa si è presentato sotto casa mia implorandomi di parlare.
"Adelaide, per favore, non scherzare."- Sento dall'altro capo del telefono un gran trambusto.
"Hai paura che la tua fidanzatina scopra che tu sei uno stronzo, bugiardo,  traditore?"- Lo prendo in giro ma nel mio cuore so benissimo che non avrei mai il coraggio di raccontare tutta la verità ad Antonella.
"Dammi cinque minuti, scendo io. Non ti muovere e non fare cazzate, ti prego."-  Mi implora  lui e poi mi stacca il telefono in faccia.
"Stronzo!" - Urlo al telefono consapevole che però lui non può sentirmi.
Mi muovo nervosamente sul posto cercando di non congelarmi. Uscire in pieno inverno con un vestito striminzito anche se indosso il cappotto, non è stata una buon'idea.

Presa dai miei pensieri neanche  mi accorgo che qualcuno mi ha appena presa per un braccio e mi sta trascinando via. Giro di poco il volto, e fortunatamente è solo quello di stronzo di Giacomo.
"Non te le hanno proprio insegnate le buone maniere."- Gli ringhio contro.
Si avvicina alla sua macchina che è a pochi passi da noi,  aumentando sempre di più la presa sul mio braccio.
"Mi stai facendo male."- Lo guardo fisso negli occhi e per un secondo noto uno scintillo di compassione che però subito scompare.
"Sali in macchina."- Mi ordina austero mentre fa scattare la serratura della sua auto.
"Non darmi ordini!"- Esclamo, lui si guarda intorno per capire se qualcuno ci ha visti, ma come avevo già costatato anch'io la strada è deserta.
Mi strattona per avvicinarmi di più a lui, poi mi sussurra sulle labbra.-" Sali in macchina, Adelaide."

Non posso fare a meno di notare quanto sia bella la sua bocca e quanto mi manca baciarla, ma poi scaccio subito via questo pensiero.

"Solo perchè mi fanno male i piedi."- Mi libero dalla sua presa e finalmente entro in macchina. Giacomo velocemente fa il giro ed entra dal lato guida.
Lo guardo mettere in moto l'auto, accendere i riscaldamenti ed iniziare a guidare verso non so neanch'io dove.
"Che scusa hai inventato questa volta con la tua fidanzata?"- Gli chiedo ironica, ma dentro sento la rabbia ribollirmi nelle vene.
"Perchè cazzo ti sei presentata sotto casa mia?"- Questa volta è lui ad urlare.
"Perchè mi mancavi, stronzo"- Penso...

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