XV

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ADELAIDE'S POV:

La musica è altissima, c'è gente ovunque e le luci sono così offuscate che quasi non inciampo nei miei stessi piedi. Per fortuna, Giacomo mi tiene saldamente per la mano ed io mi aggrappo al suo braccio per non cadere.
Non so dove mi stia portando, e sinceramente non mi importa neanche. E' da quando ci ha fatto entrare dalla porta sul retro che spero di restare almeno 5 minuti sola con lui, ma ogni volta che l'ho cercato tra la folla era sempre in compagnia di qualcuno.
Fin quando, poi finalmente, poco fa ha interrotto me e Luna che eravamo andate a prenderci da bere, dicendomi che voleva parlarmi. Io, invece, spero che non parleremo affatto ma faremo altro.
Mi conduce in un corridoio poco più luminoso, dove però per fortuna la musica si sente molto lontana. Spalanca una delle tante porte del corridoio, e mi spinge per farmi entrare.
Grazie al cielo, qui dentro c'è la luce accesa , che mi permette di guardarmi intorno. E' una stanza piccolina, credo che sia un prive. C'è un divanetto, qualche poltrona, un tavolino basso, un piccolo mobiletto, ed anche uno specchio appoggiato alla parete.

"Allora di cosa volevi parlarmi?"- Gli chiedo mentre, alle mie spalle, lo sento chiudere a chiave la porta.
"In realtà, mi è passata la voglia di parlare."- Mi agguanta per un braccio, costringendomi a girarmi.
"E cosa vorresti fare?"-Gli chiedo con un ghigno malizioso stampato in faccia.
"Lo so che stai morendo dalla voglia di baciarmi, bambolina."- Mi afferra per la nuca con una mano, ed inizia ad accarezzarmi il labbro inferiore con il pollice. La sua mano è così grande, che riesce a ricoprirmi metà viso.
"Potrei dire lo stesso di te, visto che sei stato tu a portarmi qui con la scusa di parlare."- Porto una mia mano nei suoi capelli, facendo scivolare le dita tra di essi.
"E allora parliamo."- Mi sussurra sulle labbra.
"Mhmm...Mi è passata la voglia. "- Faccio scivolare l'altra mano libera sul suo petto, lui guarda quel gesto ammaliato per un secondo esatto, poi mi afferra per i fianchi e mi sbatte contro la porta alle sue spalle.
Azzera la distanza tra di noi, e mi schiaccia il torace contro il seno. Riesco a sentire ogni suo muscolo irrigidirsi e sto solo pensando che purtroppo i nostri vestiti impediscono un contatto diretto tra i nostri corpi.
Finalmente mi bacia, ed è incredibile. Giacomo sa di alcol, tabacco, peccato ed errori ma anche di sogni, sicurezza, esperienza e conoscenza.
Piega la testa per approfondire il bacio e quando la sua lingua tocca la mia, sento un calore ardente che divampa fino ai capezzoli. Lo assaporo con passione, e lui ricambia con la stessa intensità. Entrambi siamo affamati, bramosi di quel contatto tra di noi.
Ma è divertente il gioco che ormai si è creato tra di noi, così mi stacco improvvisamente dalla sua bocca e lui mi guarda confuso.
"Chi ti ha dato il permesso di baciarmi?"- Gli dico stuzzicandolo un po'.
"Possiamo fare altro, se preferisci."- I suoi occhi sono nero pece, ma in questo momento posso notare in essi delle fiamme indomabili.
"Per esempio?"- Gli chiedo mentre mi lecco le labbra che hanno ancora il suo sapore.
Giacomo mi guarda e nel frattempo con la mano destra risale lentamente lungo la mia coscia fino ad arrivare al laccetto del vestito che indosso, con il quale avevo creato un piccolo fiocchetto. Con forza lo slaccia ed inizia a giocarci, rigirandolo tra le dita. Poi comincia a disegnare dei piccoli cerchi con il pollice sulla mia gamba. Rabbrividisco al suo tocco sensuale, gelido ma allo stesso tempo infuocato. Senza mai distogliere lo sguardo dal mio, attorciglia il filo del vestito intorno alla sua mano, lo tira ed esso risale pericolosamente. Facendomi così, restare alla sua completa merce.
Con il vestito all'altezza della pancia, lo spintono fino a farlo ricadere sul divano alle sue spalle.
"Di cosa hai voglia, Giacomo?"- Gli chiedo mentre mi siedo a cavalcioni su di lui.
"Non lo senti?"- Mi sistema meglio su di lui, e quando sento la sua erezione premere contro la mia intimità capisco che è eccitato tanto quanto me.
Sto morendo dalla voglia di baciarlo, ma non lo farò. Se vuole giocare, io so sicuramente farlo pure meglio di lui.
Mentre mi tiene ancora inchiodata con lo sguardo, fa scivolare una mano sulla mia gamba fino a raggiungere il bordo delle mie mutandine. Capisco subito cosa vuole fare, così mi sollevo leggermente per permettergli di sfilarmele.
"Parli decisamente troppo per uno che voleva fare altro."- Quando mi rimetto seduta su di lui, stavolta completamente nuda, posso sentire quanto sia grosso al di sotto del tessuto dei suoi pantaloni.
Ghigna maliziosamente e finalmente decide di darsi da fare. Mi penetra con due dita ed io gemo contraendo ogni muscolo. Muove le dita in modo esperto, accarezzando le mie pareti arrendevoli al suo tocco. Trova subito il mio punto più sensibile, con una facilità che manifesta tutta la sua esperienza. Affondo i denti nel mio labbro inferiore per non gemere, per non cedere, per non mostrargli quanto potere ha su di me, ma ovviamente lo intuisce. E così la corsa verso il mio orgasmo si ferma.
Tira indietro la mano così velocemente che mi sento come se mi avesse tolto qualche organo.
"Che cosa stai facendo?" - Riesco a chiedergli con voce tremante.
"Non ne ho più voglia." - Mi risponde con voce rauca e sorriso sornione.

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