Capitolo 16

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«Non che io sia geloso, ma non è carino continuare a guardare un altro quando hai un cavaliere come me che ti fa danzare.»

Fay staccò con fatica gli occhi da Theodore, e finalmente rivolse la sua attenzione a Raven, che la osservava con un sorriso beffardo e una scintilla maliziosa negli occhi violetti.

«Ti avevo detto che non era il momento di ballare,» rispose piccata «devo andare da lui, devo capire cosa succede.»

«Non è il momento credimi.»

«Ma tu che ne sai?! Lascia decidere me.»

«Se le tue decisioni portano a risultati come indossare questo blocco informe di tessuto che tu chiami abito, forse è meglio non lasciarti decidere proprio niente.»

Fay si irrigidì di fronte a quel commento poco carino di Raven, anche se ormai avrebbe dovuto essere abituata alla sua schiettezza, e rimase così spiazzata da lasciarsi guidare nella danza senza opporre più resistenza come aveva invece fatto fino a quel momento.

Raven, ovviamente, ne approfittò subito. Con la mano che aveva posato, neanche troppo delicatamente, intorno alla sua vita, strinse la presa e la avvicinò a lui più di quanto la decenza consentisse. Il vestito era rigido, ma non abbastanza. Per quanto si sforzasse, ignorare la dirompente fisicità di Raven era impossibile in quella posizione: la pelle del petto seminudo di lui sfregava a ogni piroetta contro la scollatura generosa del suo corsetto, mentre il contatto accentuato dalla danza che avveniva dalla vita in giù le scatenava pensieri poco casti e non adatti a quella che era stata presentata come la nuova fiamma del padrone di casa.

Fay sentì le guance bruciare come se si stessero sciogliendo, e la situazione peggiorò quando si rese conto che Raven aveva capito dove i suoi pensieri si stessero dirigendo. Il bastardo aveva stampato in faccia un sorriso trionfante che grondava malizia, ma in qualche modo riusciva a rimanere composto e a condurre un ballo elegante attraverso il salone nonostante la goffaggine di lei.

«Lo vedi che quando ti rilassi riesci anche a divertirti. E senza quell'aria costantemente preoccupata sei molto più bella, cara Fay.» ruppe il silenzio Raven con una voce roca e conturbante che peggiorò le sue fantasie.

«E tu quando non ti comporti da stronzo arrogante sei decisamente più sopportabile. E affascinante.»

Fay aveva parlato tutto d'un fiato, e solo alla fine si rese conto di che cosa avesse davvero detto: era forse impazzita? Lei era lì per Theo, doveva andare da lui, parlargli, capire cosa fosse successo e perché sembrasse tanto furioso con lei. E invece se ne stava lì, a volteggiare per il salone delle feste di Casa Rollins, comportandosi come un'adolescente infatuata dell'acerrimo nemico del suo presunto fidanzato.

Raven non disse nulla, si limitò a sorridere e ora nella piega delle sue labbra c'era una nuova dolcezza, non più la sfrontata malizia di poco prima. Per qualche motivo, il cuore di Fay prese a battere più forte, anche perché lui la strinse ancora, tirandola più vicina a sé. I loro volti erano a pochi centimetri di distanza, e il tramonto violetto degli occhi di Raven le fece dimenticare dove fossero e chi avessero intorno. Fino a quando, tutto cambiò.

Fay si accorse che gli occhi di Raven saettarono per un istante oltre la sua testa, e la serenità svanì dai lineamenti perfetti del suo bel viso: il Raven che tornò a posare lo sguardo su di lei era un'altra persona. Una persona pericolosamente simile al Theodore furioso che solo qualche settimana prima l'aveva quasi aggredita.

L'istinto la portò a cercare di svincolarsi dalla salda presa del rampollo dei Durst, ma lui fu più furbo: le fece credere di lasciarla andare, ma la stretta della mano sulle sua dita era d'acciaio. La lanciò lontano in una piroetta laterale, ma subito la riportò vicina con una mossa di danza agile e precisa. La scusa perfetta per avvicinare le labbra al suo orecchio:

«Non è di me che devi avere paura Fay. Sto cercando di proteggerti da lui.»

«Io non voglio essere protetta. So che non vuole farmi del male.» rispose lei stizzita.

«Tu non capisci. Lui sa.» ribattè Raven, e Fay si sentì gelare il sangue nelle vene. Si sarebbe bloccata lì sul posto se non fosse stato per il ragazzo che continuava a farla danzare.

«Non c'è niente da sapere. Stai solo bleffando.»

«Maledizione Fay, devi ascoltarmi!» sbottò Raven «Le ombre di Alexis non sbagliano mai, e loro hanno ascoltato. Lui sa tutto. Non me ne frega niente del tuo doppio gioco e della tua morale, ma dovresti avere paura, perché a lui invece interessa.»

In quel momento la musica si interruppe, costringendoli a fermarsi. Fay era confusa e spaventata: Raven sapeva, non capiva come fosse possibile, ma sapeva. Era stato abbastanza specifico da capire che questa volta non la stava prendendo in giro. E quindi, se era tutto vero, anche Theodore...No. Oh, no.

«Raven, io...»

Fay non finì la frase, perché era chiaro che l'attenzione del ragazzo fosse rivolta da un'altra parte. Con gli occhi seguì la direzione del suo sguardo, e un misto di rabbia e gelosia irrazionale la travolse quando si rese conto che l'oggetto della sua attenzione era Amelia Thorne. Come aveva fatto a dimenticare che erano venuti insieme? Lei lo stava guardando come se fosse un bocconcino da gustare pezzo dopo pezzo, cosa che probabilmente aveva già fatto e che la faceva impazzire.

Theodore. Doveva concentrarsi su Theodore, e che Raven facesse quello che gli pareva con chi voleva lui.

Si guardò intorno agitata in cerca della familiare figura statuaria del suo compagno, e non faticò a trovarla: Theodore si stava dirigendo a grandi passi verso il punto in cui lei e Raven si erano fermati, il viso una maschera fredda e furiosa, il mantello che gli svolazzava intorno come un paio di ali. Solo quando era ormai arrivato Fay si rese conto che Raven aveva ancora la mano ben stretta intorno alla sua vita. Si divincolò più in fretta che potè, e per una volta il tenebroso ragazzo non oppose resistenza.

«Theodore, non è come pensi, lasciami spiegare.» balbettò lei cercando il coraggio che non sentiva di avere.

«Spiegare cosa,» rispose Theodore con tono glaciale «che ti sei strusciata tutta la sera contro questo schifoso puttaniere in casa mia? Che mi hai umiliato di fronte a tutti quelli che conosco? O preferisci spiegarmi questo? »

Da sotto il mantello, Theodore tirò fuori un oggetto che a Fay era fin troppo familiare. Quando lo vide, desiderò che il pavimento le si aprisse sotto i piedi e la inghiottisse per sempre. 

La Fiera degli Inganni e delle VanitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora