Capitolo 20

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«Di quale altra verità hai bisogno, Fay?» le domandò Leonard, quasi schivo di fronte a quello che suonava molto più come un ricatto e non come una specie di patto che avrebbero dovuto siglare per riuscire a risolvere l'enigma della scomparsa dei Golden Boys.

«Hai una bella faccia tosta, Leonard Krupp.» Fay incrociò le braccia al petto e assunse un'espressione piuttosto contrariata: quel ragazzo credeva davvero che non ci fosse nulla da dire su di loro e sul loro mondo? Credeva davvero che fosse bastata la sfuriata di Theodore per far capire a lei, povera, stupida, semplice umana, in che razza di guaio si era andata a cacciare iniziando a indagare su di loro? Per tutta risposta, il ragazzo si limitò a inarcare il sopracciglio dell'occhio buono e a rivolgerle un'espressione dubbiosa, e Fay, in uno slancio di intuizione profonda, capì che voleva ascoltare prima la sua, di storia. Così iniziò a raccontargliela.

«Sono una giornalista, Leonard. O almeno ci provo.» esordì, cercando passo passo le parole migliori con cui confessare il suo ruolo di spia che non voleva fare del male a nessuno. «Mio padre, lui... lui crede da sempre che le vostre famiglie nascondano un segreto, e quando ha saputo che Theodore cercava una nuova cameriera ha pensato di fare il mio nome. E ti assicuro che ancora oggi non ho idea di come abbia fatto a farmi entrare così in fretta, con il curriculum che mi ritrovo e su cui di sicuro non c'è scritto che ho esperienza come cameriera.»

«Ah, questo spiega molte cose.»

Fay gli rivolse uno sguardo perplesso, chiedendogli silenziosamente cosa volesse dire. E Leonard, che ormai sembrava aver ripreso del tutto coscienza di sé, le rispose senza bisogno che lei gli rivolgesse esplicitamente la domanda.

«"Fay Adcock, 21 anni, di Nassau, ha lavorato come cameriera per...» e Leonard iniziò a sciorinare una serie di nomi di ristoranti della zona in cui lei viveva da sempre. Suo padre aveva falsato il suo curriculum per garantirle il posto, e la cosa più assurda era che Theodore - o chi per lui - non aveva pensato minimamente di indagare per capire chi diavolo stesse facendo entrare in casa sua. «Nessuno avrebbe mai immaginato di avere a che fare con una bugiarda e una spia, solo con una persona che sarebbe potuta non essere all'altezza del ruolo. E credimi, tu sei davvero un disastro come cameriera.» concluse dunque Leonard, dandole nuovamente le risposte che lei non aveva il coraggio di cercare. Fay era davvero imbarazzata, si vergognava per le bugie che aveva detto e anche per quelle che avevano detto gli altri su di lei. Bah, il senso di colpa! La peggiore invenzione degli esseri umani!

«Leonard, io...»

«Dimmi la verità, solo la verità.»

Fay sospirò. «La verità è che volevo solo scrivere un articolo sensazionale per dare una svolta alla mia vita di merda, ma poi ho conosciuto te, e Theo, e...» "E Raven", pensò, ma si morse la lingua piuttosto che pronunciare quel nome ad alta voce. «Mi sono affezionata a voi, ma volevo capire. Tante cose erano davanti ai miei occhi, ma non le vedevo, e io avevo bisogno di vederle!» continuò, ora con un tono di voce che rasentava il melodrammatico. «Non avrei mai pubblicato nulla di quello che avevo scritto in quel diario, posso assicurartelo!»

Lui la guardò con un sopracciglio alzato in segno di diffidenza: era evidente che non fosse ancora del tutto convinto, ma Fay davvero non sapeva cosa altro aggiungere per dimostrare che era sincera. Per fortuna, alla fine, non fu necessario.

«Non so nemmeno io perchè, ma in fondo ti credo.» affermò Leonard, e Fay tirò un sospiro di sollievo. Era stato molto più facile di quanto avesse osato sperare, e ora...

«Scommetto che adesso vuoi sentire la mia verità.»

Neanche a dirlo, Fay annuì: finalmente, dopo tutto quello che aveva passato, le bugie, le sfuriate e tutto il resto, stava per scoprire ciò che il Sette Bello nascondeva.

La Fiera degli Inganni e delle VanitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora