Fay strizzò gli occhi, cercando di ripararli dalle luci accecanti dei flash delle macchine fotografiche che la circondavano. Da giornalista - anzi, da aspirante giornalista - quale era, era abituata a stare dall'altra parte, a svolgere il mestiere e non a esserne la protagonista. D'altronde, quando vai al Foundation Gala come più uno di niente meno che il glorioso Theodore Rollins, è un'inevitabile conseguenza che ti dovresti aspettare.
« Ricordati di controllare l'espressione. Le foto rimangono per sempre. » sussurrò Theodore al suo orecchio, talmente vicino da farle correre una scarica di brividi lungo tutta la spina dorsale.
« Facile da dire, per uno che è abituato a stare al centro dell'attenzione. »
« Se le cose vanno come penso, ti abituerai in fretta anche tu. » Così dicendo tornò a sorridere ai fotografi, facendo scivolare in maniera provocante la sua mano verso il fondoschiena di una Fay sempre più tesa. Se quello era il suo modo di tranquillizzarla, stava miseramente fallendo. Ma poi, che voleva dire "se le cose vanno come penso"? Come sarebbero dovute andare? Fay si disse che non era quello il momento di pensarci: doveva focalizzare tutta la sua attenzione sul tappeto viola che la attendeva e su cui doveva evitare a tutti i costi di inciampare. Sarebbe stata un'impresa non da poco: il vestito che Theodore aveva fatto confezionare per lei era bellissimo, ma scomodo, con la sua gonna ampia che le finiva costantemente in mezzo ai piedi. E dire che, solo poche ore prima, le era sembrato che l'abito le si fosse adattato perfettamente a ogni centimetro di corpo, nonostante a un primo sguardo avesse pensato che non fosse della sua taglia: il corpetto le era andato largo per pochi secondi e la gonna le era finita ampiamente sotto i piedi. Poi, come per magia, il vestito si era come ridimensionato, calzando alla perfezione. Tranne per quella stupida gonna, che era rimasta lunga e d'intralcio. Fay non aveva saputo darsi una spiegazione, almeno non una che avesse un senso logico, ma era uno dei tanti misteri che contava di svelare.
Theodore la condusse lungo il tappeto e verso la scalinata della New York Public Library, dritto come un fuso e continuando a sfoggiare il suo meraviglioso sorriso, così come sembrava sfoggiare lei al pari di un trofeo. Era una sensazione strana, forse stava solo esagerando e viaggiando troppo con la fantasia, eppure aveva come l'impressione che la tenesse ancora più vicina ogni volta che qualche invitato passava vicino a loro o anche solo si girava a guardarli. E non erano in pochi a farlo.
« Ma guarda guarda... » Una voce profonda e conturbante attirò l'attenzione di Fay, che si trovò ad ammirare quella che sembrava una divinità scesa in terra: alto, spallato, con la pelle bronzea che risplendeva come illuminata da un sole interno. I pettorali scolpiti facevano capolino dal profondo scollo della camicia semitrasparente dal colore dorato, indossata su un paio di pantaloni in tinta sfacciatamente aderenti. Fay arrossì, sforzandosi di non guardare le forme messe inevitabilmente in risalto da quei maledetti pantaloni.
« Il nostro bel re dei giardini ha colto il più bel bocciolo di rosa. » continuò niente meno che Hector Ziff, un altro dei rampolli del Sette Bello, che Fay, questa volta, non poté non riconoscere, specie dopo l'accurata analisi della sua persona.
Theodore si irrigidì all'istante, perdendo il sorriso smagliante sfoggiato fino a quel momento. Quando rispose, la sua voce suonò forzatamente cordiale.
« Una vera fortuna che una rosa delicata come lei abbia incontrato me prima di te. » ribatté « Vista la tua fama, l'avresti fatta appassire all'istante. » Fay gli lanciò uno sguardo risentito: continuavano tutti a parlare di lei come se non fosse nemmeno presente, in più le dava fastidio che Theodore la considerasse una cosina delicata e da proteggere. Lei sapeva cavarsela da sola, lo faceva da anni.
Hector Ziff non sembrò particolarmente turbato da quel commento, anzi, proruppe in una risata dirompente e, ignorando completamente Theodore, si rivolse direttamente a Fay, inchiodandola con occhi così neri da non riuscire a distinguere la pupilla dall'iride. Quelle lenti a contatto erano davvero inquietanti!
« È stato davvero un piacere incontrarti, rosellina. Spero di approfondire la conoscenza più tardi. » Con un sorriso smagliante e una sventolata teatrale del lungo mantello dorato che gli copriva le spalle, Hector Ziff uscì di scena. Solo in quel momento, Fay si rese conto di non essersi presentata.
« Bene, bene, vedo che Ziff è già riuscito a farti perdere la pazienza dopo neanche un minuto di conversazione. » Leonard li aveva raggiunti, splendente nel suo completo verde bosco con inserti dorati, tagliato come un frac ma con delle lunghe code che arrivavano a sfiorare i tacchi degli stivali. Fay non poté non pensare a quanto Leonard fosse uno spettacolo incredibile vicino al suo amico Theodore, elegantissimo nel suo tailleur blu impreziosito da un mantello internamente decorato con niente meno che fiori. Sembrava la personificazione del principe azzurro.
« Che razza di pallone gonfiato! » esclamò, per poi voltarsi verso di lei e aggiungere: « Cerca di non trovarti mai sola con lui. »
« Perché mai dovrei essere sola con lui? » non poté che domandare, curiosa.
« Già, perché dovrebbe rimanere sola in un posto come questo? »
« Infatti non ho intenzione di lasciarla sola neanche un secondo. » Una scintilla maliziosa accese lo sguardo di Theodore, e Fay non mancò di notarla: avvertì le farfalle nello stomaco all'idea delle molteplici implicazioni di quella frase. Sorrise, e si lasciò guidare verso il monumentale ingresso della biblioteca.
L'atrio che la accolse era già pieno di donne bellissime dagli abiti colorati e con le forme più all'avanguardia, e uomini affascinanti vestiti con completi scintillanti. Nei volti che la circondavano, Fay iniziò a riconoscere sempre più membri del Sette Bello e delle loro famiglie di appartenenza. Per primi non poté non notare l'eterea perfezione dei magnati della moda, nonché patrocinanti dell'evento. Kevin Priestly, attuale vice presidente della casa di moda che aveva prodotto il meraviglioso abito di Fay, sembrava il re del ghiaccio: albino, come tutti i membri di casa Priestly, indossava una lunga tunica argentata dal taglio asimmetrico, con il collo alto e le maniche a sbuffo, impreziosite da una sorte di armatura gioiello composta da quelli che avevano tutto l'aspetto di diamanti veri. Al suo braccio, una donna ugualmente bellissima e glaciale, scherzava con lui facendolo sorridere. Poco distante, in netto contrasto con il candore dei Priestly, spiccava il focoso clan dei Krupp, da cui Leonard si teneva a debita distanza. Erano inconfondibili, tutti vestiti con varie sfumature di verde, tutti dotati della stessa sgargiante tonalità di capelli rossi, e tutti con l'espressione di chi si sarebbe potuto fare largo tra la folla a suon di pugni e spintoni.
Prima che potesse riconoscere qualcun altro, Theodore la spinse delicatamente a superare l'atrio e raggiungere la sala principale dove lei era stata tante volte in passato a studiare o solo semplicemente a leggere. Ma quella non poteva essere la stessa sala! I tavoli e le panche di lettura erano completamente scomparsi, così come gli abituali lampadari, sostituiti da migliaia di candele fluttuanti a mezz'aria, proprio come nella Sala Grande di Harry Potter. Fay non sapeva assolutamente spiegarsi come tutto quello fosse possibile, e l'unica cosa che continuava a ripetersi era che si trovava a una festa con dei miliardari che con i loro soldi avrebbero potuto portare in quella stanza persino la Luna. Una dolce musica suonava nell'aria: sembrava essere prodotta da strumenti ad arco, ma Fay non riusciva a trovare i musicisti da nessuna parte. Il tipico odore della carta dei manoscritti era scomparso, sostituito da una dolce fragranza che Fay non riusciva a identificare ma che già le dava un po' alla testa. Sarebbe rimasta a contemplare ogni dettaglio per ore, ma Theodore iniziò a portarla in giro per la sala e a presentarla a diversi suoi conoscenti. Forse si sbagliava, magari era solo la sua insicurezza a parlare, eppure Fay credeva di cogliere un leggero disappunto nelle espressioni delle persone che incontrava. La guardavano tutti in un modo che lasciava intendere che non la volessero lì, e tutto sommato non avrebbero avuto tutti i torti: lei era in un'intrusa a tutti gli effetti. Ma non le importava, perché quella era l'occasione più importante che le fosse mai capitata da quando aveva iniziato quell'avventura, e che probabilmente non sarebbe più tornata. Non solo era presente tutto il Sette Bello, ma anche la maggior parte dei membri di ciascuna delle loro famiglie: se c'era un'opportunità di scoprire qualcosa, di sicuro era quella. Doveva iniziare a pensare a come poter ottenere qualcosa da quella gente, quando fu distratta dal crescente mormorio degli ospiti che la circondavano.
Dal grande ingresso principale, entrarono cinque figure che avanzavano a passo deciso, tutte allo stesso ritmo come se stessero eseguendo una coreografia ben studiata. Di nuovo avvertì quella strana percezione, come di essere attratta verso un punto specifico. Si spaventò quando si rese conto che in testa al gruppetto se ne stava Raven Durst, e che quella sensazione coincideva ancora una volta con la sua presenza.
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La Fiera degli Inganni e delle Vanità
Fiksi PenggemarLa Fiera degli Inganni e delle Vanità nasce come fanfiction della saga di ACOTAR scritta da Sarah J. Maas e al grido di "NIENTE È MAI TOO MUCH!". Partendo dalla base del primo romanzo, Una Corte di Rose e Spine, viene raccontata la storia di Fay Ad...