Erano le dieci del mattino quando mi svegliai. Era molto strano perché la casa era molto silenziosa.
Le ragazze erano partite il pomeriggio precedente. Non le vedevo da quasi ventiquattro ore e già mi mancavano. Ma purtroppo non potevano restare. Sarah doveva partire per la Tunisia a trovare i suoi parenti. Miryam sarebbe andata in vacanza qualche settimana con suo padre a Princeton e Mary sarebbe andata a trovare sua zia a Washington.
Decisi di alzarmi dal letto, andai in bagno e poi in cucina a fare colazione. Come al solito presi una tazza e mi feci il mio solito adorato latte macchiato. Poi vidi vicino al forno un sacchetto con un bigliettino. Era da parte di papà.
Ti ho preso una brioche alla crema. La tua preferita. Io e la mamma siamo andati a sbrigare alcune cose, ci vediamo dopo. Buona colazione tesoro. PS. Stasera siamo a cena dai Miller.
Papà....
<<Bene stasera a cena dai Miller e nel frattempo morirò di dolori a causa delle mestruazioni >>, << bel modo per stare lontana da Alex>> dissi a voce alta. Ci avrei pensato dopo a quel piccolo problema adesso non vedevo l'ora di mangiarmi la brioche alla crema e il mio amato latte. Per questo ho preso da mia zia. Senza latte non viviamo. Anche se devi pranzare fra dieci minuti noi dobbiamo berci il latte senza obbiezioni o discussioni.
Dopo la colazione tornai in camera e mi vestii. Mi misi una semplice t-shirt bianca, una salopette azzurro chiaro e le scarpe di ginnastica bianche. Poi legai i capelli in una coda usando una bandana colorata.
All'improvviso sentii il suono del mio telefono che mi avvisava che mi era arrivata una notifica. Era da parte di mia madre.
Tesoro puoi andare in soffitta per prendere gli scatoloni con su scritto beneficenza. C'è un pacco vuoto se vuoi puoi mettergli le cose che non ti servono più. A dopo
Bene tanto non avevo niente da fare.
Digitai la risposta: ok mamma. A dopo.
Andiamo a fare un giretto in soffitta con tutta quella polvere di cui sono pure allergica. E con molto "entusiasmo" mi diressi in corridoio e salii la scaletta che mi portava in soffitta.
Arrivata su, mi accorsi che non era molto disordinata e neanche tanto polverosa. Iniziai a cercare gli scatoloni. E due li trovai subito erano pieni di cose di mia madre e di mio padre. Poi presi l'altro ma si aprì di sotto facendo uscire tutto.
<< Che fortuna adesso devo pure sistemare lo scatolo e rimettere tutto dentro>> ma poi mi accorsi che non c'erano solo oggetti di beneficenza. Sì c'erano vecchi vestiti ma anche un ventaglio bianco che aveva come decorazione dei fiori. Tulipani nello specifico. Poi una scatola dove andava inserita una chiave che a quanto pare non c'era. Ma la cosa che attirò la mia attenzione fu un diario di cuoio. La cosa strana di questi tre oggetti apparte di essere antichi era che avevano disegni o materiali di cui era fatti tipici del 1800. Presi il diario, aveva come ricamo sul lato destro dei fiori e due farfalle. Sciolsi la cordicella che lo avvolgeva e una volta aperto mi cadde un disegno e poi nella prima pagina c'era un nome. Victoria Isabelle Price.
E tu chi sei Victoria Isabelle Price?
Presi il disegno che mi era appena caduto. La carta era stropicciata e ruvida. Aprii il disegno. C'era raffigurata una donna e accanto a lei un uomo. Aveva lineamenti delicati, capelli mossi molto probabilmente legati in uno chignon e due ciocche che le ricadevano davanti. Aveva occhi piccoli e un vestito molto bello e semplice. Aveva soltanto le maniche a sbuffo. E ovviamente indossava dei guanti che usavano molto all' epoca.
Lui era un uomo alto ma neanche tanto. Aveva i capelli leggermente lunghi e lisci pettinati alla perfezione. Aveva un filino di barba accentuata e indossava il solito abito che si usava a quei tempi .
Sembravano una coppia e anche molto bella.
Notai che la ragazza che presumevo fosse Victoria aveva dei lineamenti simili ai miei. Per esempio gli occhi un po' piccoli, oppure i lineamenti del viso erano simili. E se fosse una mia antenata? Forse questo diario era stato tramandato generazione dopo generazione e la nonna lo aveva portato qui quando ci siamo trasferiti. L'unica che forse poteva darmi risposte era la mamma.
Continuai a sfogliare il diario e notai che c'erano delle date. La prima era, il 10 giugno del 1816 a Londra.
Allora avevo ragione. Sapevo che erano del 1800. Amo quell' epoca. Leggo molti libri regency, specialmente quelli di Julia Quinn.
Iniziai a leggere la prima pagina.
Oggi inizia la stagione mondana. Stasera ci sarà il primo ballo a casa Brooker. Indosserò un abito azzurro e avrò i capelli sciolti legando solo alcune ciocche con una treccia. Sono davvero emozionata e....
<< Tesoro siamo tornati>> era la voce della mamma.
<< Sono qui sopra. Sto scendendo>>
<< Tesoro mi faccio trovare giù così ti aiuto con gli scatoloni>> urlò papà da sotto.
<< Ok. Preparati a prendere il primo>> così presi il primo scatolone e piano lo passai a papà. E facemmo questo anche per le altre tre scatole. Appena passato l'ultimo scatolone, presi il diario e scesi giù e andai in cucina da mia madre. Lei forse sapeva se questa Victoria era una mia antenata.
<< Ciao mamma>>
<< Oh, ciao tesoro>>
<< Posso farti una domanda?>>
<< Dimmi tutto>> nel frattempo lei stava lavando la lattuga per il pranzo.
<< Sai per caso se questo diario è di una nostra antenata?>>
La mamma guardò il diario e lesse il nome.
<< Si la nonna mi aveva già mostrato questo diario molto tempo fa. Non pensavo fosse ancora lì sopra. È una nostra lontana zia>>
Bingo. Sapevo che mamma poteva essermi d'aiuto. Forse sapeva anche chi era l'uomo accanto a lei nel disegno. Beh per saperlo dovevo chiederglielo.
<< E sai chi è l'uomo del ritratto?>>gli allungai il foglio con il ritratto. Lo guardò attentamente.
<< No, non ho mai visto questo disegno. Mi dispiace. Forse leggendo il diario scoprirai chi è. Sembra interessante come i romanzi regency che leggi>>
<< Si, lo penso anch'io. Sono in veranda se ti serve aiuto>>
<<Va bene, vai pure non ti preoccupare>>
E così andai in veranda e mi stesi sul dondolo per alleviare i crampi alla pancia. Guardai il mare, chiusi gli occhi e mi lasciai accarezzare il viso dall' aria fresca. Aprii il diario, ma quando stavo per iniziare a leggere una voce profonda e dolce mi fece alzare gli occhi dalle pagine. Era Alex.
<< Ciao>>
<< Ciao anche a te>> mi sentivo un po' in imbarazzo dopo che abbiamo dormito insieme. Sembra una cosa da niente ma per me contava molto. Per me dormire con qualcuno è una cosa intima. Non riesco a dormire mai con nessuno, neanche con le mie amiche, ma con lui è stato diverso. Di solito mi dà fastidio anche quando dormo con qualcuno il respiro di quella persona sul mio viso ma stavolta non è stato così.
<< Come mai sei lì? Non scendi in spiaggia?>>
<< No oggi no. Non mi sento molto bene>> dissi abbassando un po' lo sguardo.
<< Perché che hai?>>
<< Ho un po' di dolori>>
<< Ah, ok. Scusa non volevo essere invadente>> abbassò lo sguardo scompigliandosi i capelli. Era in imbarazzo. Essere fredda con lui mi riesce malissimo ma non posso farmi male. A lui non piaccio quindi dopo aver finito di scrivere il libro chiuderò il capitolo definitamente. Ma adesso dovevo rassicurarlo che era tutto apposto.
<< No tranquillo>> e gli feci uno dei miei sorrisi dolci. Uno di quelli che lo tranquillizzavano e lo mettevano al suo agio.
<< Bene>> allora vedendo ancora in un lui un po' di imbarazzo decisi che era meglio fare un altra mossa.
<< Dai non stare lì in piedi. Siediti qui>> e gli indicai la poltroncina davanti a me. Allora lui mi guardò negli occhi, sorrise e poi salì lo scalino della veranda e si sedette davanti a me.
<< Che stavi leggendo>> indicò il diario.
<< Niente di che. È il diario di una mia antenata del 1816>>
<< Wow deve essere interessante>>
<< Beh l' ho trovato stamattina in soffitta. Non ho avuto modo di leggerlo ancora>> . Lui abbassò lo sguardo e poi riallacciò le sue iridi colore miele alle mie.
<< E invece il tuo libro come sta andando?>> Quella domanda mi stupí, non pensavo che se ne ricordasse. Oddio e adesso che gli dico? Mica posso dirgli no niente sono in un punto morto per la storia che sto raccontando è quello che provo di te e della nostra storia, e quindi non scrivo da quando ho deciso di dimenticarti. Oltre a questo va alla grande.
<< Diciamo bene>>
<< Di che cosa parla?>> Questo è un guaio, non posso mentirgli perché lo capirebbe subito quindi devo trovare un modo di dire la verità senza dirla del tutto.
<< Beh, ecco....>> Feci un respiro profondo.<< Parla di due ragazzi innamorati ma che non se lo dicono e apparentemente sembra una storia impossibile perché loro sono amici e di questa leggenda della farfalla bianca e che un giorno legó le loro anime unite per sempre>>
<< Wow Felicity,sembra... Bellissimo>> e lo disse con tutto il cuore. Glielo si leggeva negli occhi. Mi guardò con un sorriso tenero. Quel sorriso che mi mandava sempre fuori di testa. Lo guardai e sorrisi perché non riuscivo a fare altro in quel momento. Gli avevo detto del mio amore per lui e da quello che eravamo uniti senza fare trapelare nulla. Di questo ero orgogliosa di me.
<< Adesso ti lascio i ragazzi mi stanno aspettando ma ci vediamo stasera>> e così dicendo si alzò,mi posó una mano sul ginocchio, mi sorrise e scese i gradino. Si girò verso di me.
<< A stasera>> e dopo averlo salutato con un sorriso se ne andò.
Dopo qualche minuto mi assicurai che si fosse allontanato e poi tornai dentro casa. Andai in camera mia, e accesi il portatile per scrivere un po'.
Quando mi sedetti e aprii il file del mio romanzo iniziai a scrivere qualcosa.
Allora lui si avvicinò e la guardò dritto negli occhi... No non mi piace. Allora lui si avvicinò e la guardò dritto nelle sue iridi verdi... Oppure. Lui la avvicinò a sé e... E poi cosa?. No, non ci riesco. Mi allontanai dalla scrivania con la sedia e piegai una gamba guardando lo schermo da lontano. Ero ancora in blocco. Non sapevo cosa scrivere, non riuscivo a svolgere bene la situazione. Ci avrei provato più tardi. Adesso però volevo leggere qualche pagina del diario magari mi veniva l'ispirazione.
Mi alzai dalla sedia e mi misi a pancia in giù sul letto e presi il diario.
<< Allora, dove eravamo rimasti? A ecco qui>> e indicai il punto con un dito e mi preparai a tornare nel passato.
Sono davvero emozionata e forse incontrerò il vero amore.
Poi all'improvviso passa direttamente al giorno dopo.
11giugno Londra 1816
Ieri sera è stato bellissimo. Mi sono divertita, ho ballato ma soprattutto mi sono imbattuta in due occhi color miele così profondi che sembrava di poterci affondare dentro. Era alto, con i capelli un po' lunghi, lisci e castano scuro. Aveva sul viso una leggera barba. Era il bellissimo Conte Simon Arthur Muller.
Oddio allora è lui l'uomo del ritratto. Sarà anche lui un mio lontano parente? Si saranno messi insieme? La mia mente era sommersa di domande ma per scoprirlo devo continuare a leggere.
Quando sono arrivata in sala notai che mi mise gli occhi addosso e dopo un po' si avvicinò a me per chiedermi se volevo ballare un valzer con lui. Accettai volentieri il suo invito. Mentre ballavamo sembrava come se il resto scomparisse. Parlammo molto, soprattutto dei nostri interessi. A lui piaceva andare a cavallo come me e tirare di scherma. Era un uomo piacevole e anche molto carino. Anche se altri gentiluomini mi hanno chiesto di ballare avevo in testa solo lui. Era come se allacciando i suoi occhi ai miei ci fossimo connessi in qualche modo era strano ma la cosa più interessa è accaduta quando sono uscita in giardino. Ormai era buio. Rimasi davanti la porta della sala e poi vidi una farfalla bianca. Era strano vedere una farfalla di notte, anzi era impossibile. Comunque la guardai svolazzare attorno a me e poi si posò sul mio indice. Dopo di che svolazzò alla mia sinistra e....
<< Tesoro è pronto il pranzo>> disse mia madre dalla cucina. Bene sul più bello. Continuerò dopo.
Una volta pranzato tornai in camera. Cercai di scrivere di nuovo ma niente. Quindi ripresi il diario ma neanche il tempo di aprirlo e vidi sullo schermo del mio computer una chiamata di gruppo. "Erano le fantastiche tre" io le chiamo così. Mi alzai dal letto e mi sedetti sulla sedia della scrivania e accettai la chiamata.
<< Ciao ragazze>> dissi con tanta felicità.
<< Ciao Felicity>> dissero all' unisono.
<< Come stai?>> Mi chiese Miryam.
<< Bene dai ho un po' di dolori e mi mancate tanto ma apparte questo bene>> dissi con un po' di tristezza.
<< Dai che torniamo presto>> disse Mary.
<< Allora che ci racconti?>> Chiese Sarah.
<< Beh ho trovato un diario del 1816 su una mia antenata in soffitta mentre prendevo gli scatoloni per la beneficenza e stasera sono a cena a casa di Alex>>
<<Manchiamo da ventiquattro ore e ti succede di tutto. Ma come dobbiamo fare con te. Sembra di stare in una serie TV>> disse Sarah ridendo.
<< Esatto>> disse Miryam facendo una risata.
<< Allora per il diario sono molto curiosa. Che hai letto fino a ora?>> chiese Mary con curiosità.
<< Sono solo all'inizio ma so che la mia antenata si chiama Victoria Isabelle Price, e sta andando al suo primo evento mondano e che incontra un Conte che si chiama Simon Arthur Muller e ha gli occhi color miele. Adesso vi mando la foto del ritratto. Poi ho trovato anche una scatola con dei fiori e delle farfalle bianche raffigurare sopra, però è chiusa a chiave e non l'ho trovata e poi un ventaglio bianco con ricamati dei tulipani>>
<< Senti adesso voglio tornare da te solo per leggere quel diario e scoprire tutto>> disse Mary con aria scioccata.
<< Ti aspetto>> dissi ridendo.
<< Ok, molto interessa ma il diario può aspettare rispetto alla cena di stasera. Allora che ti metti?>> Mi chiese Miryam.
<< Sinceramente non lo so. Non ho neanche voglia di andarci. L'ho incontrato in veranda stamattina abbiamo scambiato due parole e se ne andato. Sono stata abbastanza tirata con lui e poi mi ha chiesto del mio libro e ha voluto sapere la trama e glielo detta senza farmi sgamare>>
<< Ma io veramente non c'è la posso fare. Tutte a te capitano>> disse Mary mettendosi una mano sul viso.
<< Vabbè, pensando a cosa metterti. Che ne dici di quel vestitino nero con le margheritine bianche e le maniche corte morbide e che ti lasciano le spalle scoperte?>> mi consigliò Sarah.
<< Si, penso sia perfetto>>
<< Poi potresti metterti sopra la giacca di jeans con le due rose. Per spezzare>>consigliò Miryam a sua volta.
<< E ovviamente le scarpe di ginnastica bianche>> disse Mary.
<< Grazie, adesso so come vestirmi>> Risi.
<< Non c'è di che>> risposero in coro.
<< Ma sono già le cinque del pomeriggio e devo fare ancora un sacco di cose. Scusate devo andare, ma ci sentiamo domani promesso>>
<< Ovvio che ci sentiamo, ci devi raccontare tutto>> disse Miryam.
<< Ok a domani>>
<< Ciao>> dissero e dopo di che chiusi la chiamata. Preparai il vestito che mi ha consigliato Sarah e poi corsi a fare la doccia perché poi dovevano farla anche i miei. Una volta fatto doccia e shampoo mi diressi in camera. Misi la mia solita playlist di canzoni un po' di Tylor Swift, Olivia Rodrigo, Ed Sheeran e tanti altri.
Mi asciugai i capelli,mi vestii e dopo mi feci dei boccoli morbidi.
Erano già le sette e mezza e visto che ero pronta decisi di sedermi in salone a guardare la TV mentre aspettavo i miei genitori. In TV c'era Grey's Anatomy una delle mie serie TV preferite. Quindi decisi di guardarlo.
Passò un altra oretta e finalmente i miei genitori erano pronti.
Mia madre indossava una canottierina bordeaux con alcuni volà e poi dei jeans semplici. E i suoi capelli erano perfettamente ricci come sempre. Mio padre invece indossava una t-shirt bianca, una giacca blu e un paio di jeans scuri.
<< Felicity, puoi prendere dal frigo il dolce che ho preparato?>> Mi chiese mamma.
<< Si, certo. Che hai preparato?>> avevo già l'acquolina in bocca.
<< Crostata alla crema e frutta. La tua preferita>> disse con un sorriso raggiante.
Presi la crostata e poi ci dirigemmo a casa Miller.
Era molto vicino a noi quindi non ci mettemmo molto.
Mio padre suonò il campanello. E ci aprì alla porta il signor Miller.
<< Ciao Danilo>> disse mio padre abbracciandolo, e Danilo fu molto felice di ricambiare.
<< Jasper, benvenuti. Vi prego entrate. Trovate Leonor in cucina>>.
Entrati in casa mi sembrava di non entrarci da una vita, ma era sempre la stessa.
Era simile alla nostra, quindi all' entrata già si poteva vedere il salone e la cucina, che a differenza nostra avevano colori sul color menta e azzurro cielo. Avevano anche il camino perché la casa veniva usata qualche volta anche in inverno.
La posizione della cucina era identica alla nostra. E poi si apriva un corridoio a L dove si trovavano le camere da letto e il bagno.
<< Ma siete due raggi di sole stasera. Benvenute>> e una volta girata mi accorsi di Leonor. Lei era sempre molto gentile e solare. Indossava una vestito lungo con disegnati fiori rosa e azzurri e delle scarpe aperte con le zeppe. In vece Danilo era vestito super giù come mio padre. T-shirt blu scuro, jeans e scarpe di ginnastica.
<< Abbiamo portato il dolce>> disse mia madre, porgendogli la teglia.
<< Grazie ma non dovevate>> e così dicendo Leonor prese la crostata e la mise nel frigorifero.
<< Felicity, puoi andare a chiamare i ragazzi nelle loro stanze se non ti dispiace. Sono sempre in ritardo>>
Nelle loro stanze? Mamma mia cosa mi tocca fare. Non volevo andarci ma ero ospite. Dovevo essere garbata.
<< Certo, vado subito>>dissi con un sorriso tirato.
<< Grazie, cara.>> e notai che Leonor e mia madre si scambiarono uno sguardo d'intesa e nascondevano i loro sorrisini come delle adolescenti.
Scossi la testa e mi diressi in corridoio ma a un certo punto mi scontrati contro qualcuno.
<< Oh, scusa Felicity. Tutto bene?>> era Ben.
<< Si Ben, non ti preoccupare>>
<< Come mai qui, stai cercando il bagno?>> Chiese incuriosito.
<< Per la verità Leonor mi ha mandato a chiamarvi perché eravate in ritardo>>.
<< Ora capisco. Comunque io e Daniel siamo pronti. Mi sta raggiungendo. Quello che ci sta mettendo di più e Alex>>
<< Capisco. Beh allora lo chiami tu ? Io torno di là>> stavo per andarmene ma Ben mi prese delicatamente per il braccio .
<< Chiamalo tu. Penso che sarà felice di vederti. Io penso a Daniel>> e così dicendo mi guardò con uno sguardo tipo per dirmi coraggio che aspetti? Vai, e poi andò a prendere Daniel.
Rimasi lì in corridoio, feci un respiro profondo e poi mi diressi davanti la porta della sua camera. Era socchiusa. Bussai.
<< Avanti>> la sua voce mi fece vibrare ogni cosa. Adesso non avevo più il coraggio di entrare ma lo feci lo stesso.
Quando entrai lo vidi davanti lo specchio a sistemarsi la polo grigia.
<< Se continui così, quella polo la stropiccerai>>dissi appoggiandomi allo stipite della porta con le braccia incrociate.
Il suo sguardo si posò su di me. Mi guardò tutta.Era stupito di vedermi lì ma allo stesso tempo felice.
<< F-Felicity ciao. Che ci fai qui>> balbettava e non sapevo perché.
<< Mi ha mandato a chiamarvi tua madre visto che non eravate ancora pronti. Daniel e Ben sono di là. Ma tu invece che hai? Non ti ho mai sentito balbettare>>
<< Scusa mi è uscito spontaneo. È che sei bellissima stasera>> disse con uno sguardo intenso. Il suo respiro era accelerato. Mi avvicinai a lui, non so proprio dove trovai tutta questa sicurezza ma me ne approfittai.
<< Grazie>> e così dicendo gli sistemai il colletto della polo.
<< Ecco fatto. Adesso è meglio andare....>> Non finii la frase perché mi bloccai vedendo una foto. La nostra foto di quando eravamo bambini. La stessa che avevo io in camera.
<< Non credevo che la tenessi qui anche tu>> dissi prendendola in mano.
<< Si è che... Questa foto mi trasmette tranquillità. Tu mi trasmetti tranquillità e poi è un bel ricordo>> disse toccandosi la nuca.
Stava un passo indietro da me e poi mise una mano sopra la mia che teneva la foto. Piegai la testa leggermente a sinistra. Ci guardammo dritto negli occhi.
Poi con l'altra mano indicò il mio viso nella foto.
<< Vedi il tuo sorriso. È questo che mi illumina la giornata ogni volta che mi sveglio>> e quella stessa mano con cui indicava la foto poi si posò sul mio fianco.
Ero completamente paralizzata. Mi aveva dato un altro pezzetto di se stesso. Amavo quando lo faceva.
Mi fece girare verso di lui. I nostri viso erano molto vicini. Appoggiò la fronte sulla mia.
<< Tu sei tutto quello di cui ho bisogno>> e quando aprimmo gli occhi vidi quello stesso sguardo della serata in spiaggia. Il mio cuore prese a battere all'impazzata. Avevo in corpo una sensazione mai provata in vita mia.Si avvicinò ancora di più ma in quel momento qualcuno bussò alla porta e ci allontanammo subito ma Ben era già entrato.
<< Ragazzi a che punto siete woah... Scusate l'interruzione>>aveva uno sguardo scioccato e uscì subito richiudendo la porta dietro di sé.
Io guardai Alex e senza capire cosa fosse successo in quella stanza. Quando uscii dalla camera mi ritrovai Ben davanti.
<< Scusa davvero non volevo interrompervi>>
<< Non ti preoccupare, non hai interrotto niente>> almeno è di quello di cui volevo convincermi. Così mi diressi in cucina. Mi sentivo molto accalorata, così bevvi un bicchiere d'acqua.
<< Tesoro tutto a posto?>> chiese mia mamma.
<< Si mamma tutto bene, vorrei prendere solo un po' d'aria>> ma Leonor si presentò a tavola con la prima pietanza.
<< È pronto, iniziate a sedervi a tavola>> e in quell' esatto momento arrivarono Alex e Ben.
<< Eii Felicity, oggi non sei scesa in spiaggia, come mai?>> Chiese Daniel. Già ancora non lo avevo visto.
<< Ciao Daniel. Non sono scesa perché non mi sentivo bene>>
<< Adesso stai meglio?>>
<< Si grazie. Sai dov'è Giuly?>>
<< Si è andata un attimo in bagno>>
<< Ok grazie. Torno subito>> ma quando stavo per dirigermi in bagno mi scontrai con Alex visto che era dietro di me.
<< Oh, scusa>>
<< Non ti preoccupare>> sentii il suo sguardo addosso ma io non provai a guardarlo perché sapevo che se guardando quelle iridi color ambra non sarei più riuscita a muovermi da lì. Così andai in bagno da Giuly.
<< Giuly, sono io , apri. È urgente>>
<< Entra pure>> sentii dire alla mia amica. Entrai così in fretta che lei mi guardò con sguardo preoccupato.
<< Felicity, che è successo?>>
<< Sono andata a chiamare i ragazzi come mi ha chiesto Leonor>>
<< Si questo lo so. Quando sono arrivata Ben me lo ha detto>>
<< E non so cosa sia successo ma forse Alex stava per baciarmi>> dissi tutto d'un fiato.
<< Cosa!? No adesso devi raccontarmi ogni cosa>> mi sciacquai il viso perché mi sentivo la pelle letteralmente infuocata e poi quando finalmente mi ripresi le raccontai ogni cosa.
<< No vabbè io sono scioccobasita. Domani vengo a casa tua e mi racconti anche la faccenda del diario ma adesso dobbiamo andare>>
<< Ok>> e seguendo la mia amica ritornammo in cucina. Mi sedetti accanto a mia madre e a Giuly, e ovviamente davanti a me chi c'era? Alex! Bene c'è la possiamo fare, pensai.
Lui mi guardò. Io lo guardai. Quando non riuscii a sostenere più il suo sguardo, abbassai gli occhi.
Una volta seduti tutti a tavola, iniziò la cena. Si parlò del più e del meno. Io restai per la maggior parte in silenzio. C'era Giuly che certe volte mi dava un pizzicotto ogni volta che mi chiedevano qualcosa perché io ero nei miei pensieri. Perché Alex era così? Una volta era sfuggente come l'aria, un'altra mi stava appiccicato. Quando invece decidevo di stargli lontana per non soffrire, lui usava qualsiasi mezzo pur di starmi accanto, e quando invece volevo stargli io accanto lui scompariva. Questo ragazzo voleva farmi impazzire ? Se la risposta era sì, beh ci stava riuscendo alla grande. Mentre ero ancora nei miei pensieri Ben propose a tutti noi di fare una passeggiata in spiaggia. All'inizio volevo rifiutare ma poi Giuly mi disse che c'era lei con me e che sarebbe stato strano che tutti fossero andati tranne me. Quindi acconsentii soltanto se non mi avesse lasciata sola con Alex.
Uscimmo di casa e ci togliemmo le scarpe per andare in spiaggia. Il rumore delle onde era leggero e soave. La sabbia era fredda ma l'acqua dell'oceano era tiepida. Mi sarei fatta il bagno volentieri , pensai.
Alex e Ben si trovavano davanti a noi, invece io ero tra Daniel e Giuly.
Avevo un po' freddo però ho dimenticato la giacca dentro casa di Alex, ma all'improvviso però mentre avevo lo sguardo perso tra le stelle, sentii qualcuno mettermi la giacca sopra le spalle.
<< Ti ho visto avere un po' di brividi e a me non serve se la tengo in mano>> e dolcemente Alex me la posò alzandomi prima i capelli.
Il suo sguardo era intenso. Mamma mia cosa avrei fatto senza quegli occhi, questa affermazione mi balenò in testa.
<< Grazie>> e tornammo a camminare, questa volta lui accanto a me e Daniel e Giuly con Ben davanti. Qualche volta Giuly si girava e mi guardava con sguardo malizioso, tipo per dirmi, guarda un po' chi non riesce a starti lontano, e poi un altro sguardo di rimprovero che diceva, dannazione Felí, fai qualcosa. Io volevo fare qualcosa ma ero paralizzata, ma finalmente poi riuscii a trovare il coraggio.
<<Senti io...>> E allo stesso tempo anche la sua voce,<< senti io...>> Ci guardammo e ridemmo contemporaneamente.
<< Inizia tu>> dissi. Sembrava che stava iniziando a parlare di quello che era successo in camera sua ma poi cambiò discorso. Non capii perché ma di sicuro non lo avrei iniziato io.
<< Volevo solo dirti che domani arriva Jane>>
<< Davvero!? Sono felice, mi manca tanto>>
<< Sappi che appena arriva ti verrà a bussare a casa>> disse ridendo.
<< E io sarò davanti alla porta ad aspettarla>> dissi a mia volta ridendo.
Mentre camminavamo vidi dalla coda dell'occhio che a volte si girava a guardarmi. Allora non riuscii a resistere e mi avvicinai di più a lui. Il suo profumo alla brezza marina mi inondò tutta. Anche la sua giacca che avevo addosso mi avvolse del suo profumo. E poi la sua mano trovò la mia. Era calda e morbida. Ogni suo tocco mi faceva venire le farfalle nello stomaco. Ogni mia cellula vibrò e poi mi mancò il respiro e il mio cuore perse un battito quando ci guardammo dritti negli occhi. Io sorrisi e abbassai gli occhi. Continuammo a passeggiare mano nella mano.
Erano già l' una di notte e i nostri genitori ci avevano avvisato che erano già ognuno nelle loro case. Allora accompagnammo Giuly a casa sua e poi Ben e Daniel tornarono a casa. Alex decise invece di accompagnarmi fino alla porta. Ormai non ci tenevamo più per mano, salimmo i due scalini della veranda e ci fermammo davanti alla porta. Eravamo uno di fronte all' altro.
Mi accarezzò il braccio e poi mi prese la mano.
Si avvicinò ancora di più a me e appoggiò le sue labbra sulla mia guancia. Restai folgorata, incapace di muovermi. Riuscii solo a chiudere gli occhi e a godermi il tocco delle sue labbra calde e morbide sulla mia guancia. Quando si staccò molto lentamente, allacciò le sue iridi dense e castane con sfumature color miele alle mie verdi con alcune sfumature castane.
<< Buona notte Sirenetta. A domani>>
<< Buona notte Bradipo. A domani>> e così scese i gradini si girò verso di me, mi sorrise e scomparse nell'oscurità della notte che era illuminata soltanto dalle stelle e dalla luna.
STAI LEGGENDO
La leggenda della farfalla bianca
ChickLitFelicity è una ragazza di sedici anni ,solare, ma con delle cicatrici profonde causate dal passato. Lei sogna il vero amore e niente e nessuno glielo potrà togliere. Alex è un ragazzo di diciannove anni. È divertente e anche riservato. Ha sempre il...