Roma, 16 dicembre, 1:00Mi giro e rigiro nel letto, disturbata da continui incubi che non mi danno pace.
"Maria!"
Urlo spaventata, svegliandomi di botto con il corpo interamente sudato. Il mio respiro è affannato, i battiti accelerati, mi sembra di poter svenire da un momento all'altro.
Mio marito, sdraiato al mio fianco, si volta di spalle, farfugliando nel sonno, ma fortunatamente continua a dormire.
Fisso per un attimo il soffitto e noto che il suo braccio si trova ancora sul mio ventre, così lo sposto lentamente verso il suo cuscino. Raccolgo il pigiama dal pavimento e lo indosso di fretta, nemmeno mi ero resa conto di essere nuda e ricollego solo ora che poco prima di metterci a letto, è successo. Dopo settimane di zero contatto, l'abbiamo fatto.
Con passi lenti e pesanti, raggiungo il bagno dove sciacquo il viso, provando a cancellare quelle terribili immagini dalla mia mente.
"Che cazzo di ansia" mormoro tra me e me osservando le mie mani ancora tremanti. Ormai ho perso il sonno e nervosa come sono, penso proprio che mi farò una camomilla.
Ritorno in camera solo per prendere il mio telefono. È ancora notte fonda, ma la mia mente non ne vuole sapere di rasserenarsi. Troppe le cose che sono successe in questi ultimi giorni, e non per ultimo il collegamento con Maria che mi ha provocato ulteriori pensieri.
Accendo il fornello con su la teiera e dalla credenza scelgo una bustina di camomilla da inserire in una delle mie amate tazze. Le colleziono da non so più quanti anni e ne vado estremamente orgogliosa.
Mentre l'acqua si riscalda, mi accovaccio su una sedia, e con le estremità delle dita provo a massaggiare le tempie. La testa mi scoppia, gli occhi mi bruciano.
La verità è che tutta questa situazione con Maria mi sta distruggendo dentro e fatico anche a svolgere le più stupide commissioni quotidiane. In più, vederla - anche se solo tramite uno schermo - mi ha destabilizzato.
L'acqua bolle, spengo il gas e la verso lentamente nella tazza rimettendomi a sedere.
"Li mortacci!" mugugno con una terribile espressione in viso, mi sono bruciata la lingua. Si vede che non ci sto con la testa, non ho nemmeno aspettato che l'infuso si raffreddasse un po'!
Lascio la camomilla sul tavolo e vedo lo schermo del cellulare illuminarsi. Mi prende un attimo di spavento, chi può scrivermi a quest'ora? Dev'essere per forza successo qualcosa. Strizzo gli occhi e cerco di mettere a fuoco.
"Eri bellissima, mi manchi." Sento un tonfo al cuore. È lei, è Maria. Automaticamente sorrido e gli occhi si velano di un leggero luccichio. "Questa è matta" sussurro rileggendo un'altra volta il messaggio. Me l'ha mandato un'ora fa, ma 'sto telefono è rincoglionito come la sua proprietaria e me l'ha recapitato solo adesso. Conoscendola un minimo, dopo avermi scritto una cosa del genere sarà sveglia a dannarsi di averlo fatto.
"Che cazzo devo fare..." butto gli occhi al cielo in preda al panico più totale. Di là c'è l'uomo con cui condivido la mia vita da anni e poche ore fa abbiamo fatto sesso, e dall'altra parte c'è una donna che mi è amica da ancora più anni, con la quale sono finita a letto e che mi sta mandando in palla il cervello e tutte le mie certezze.
Osservo la nostra chat passandoci un pollice su quasi come a volerla accarezzare e proprio in quel momento vedo che è online.
"Dovremmo incontrarci"
Prendo coraggio e le scrivo queste poche parole lanciando il telefono in un angolo quasi per paura di leggere la sua reazione.
Pochi secondi e lo schermo si illumina, mi sta chiamando.
"Maria"
Pronuncio solo il suo nome senza nemmeno darle il tempo di fiatare.
"Lo so"
Sussurra dall'altra parte.
Aggrotto le sopracciglia non capendo a cosa si stia riferendo.
"Cosa sai?"
"Lo so che non ti avrei dovuto scrivere, non c'è bisogno che mi chiami per mandarmi a fanculo.
Hai ragione. Hai ragione su tutto.
Avevi ragione anche prima quando ti sei incazzata al citofono. Ero io, Sabrina. Scusami, non so che cazzo mi stia succedendo, e adesso è notte fonda e ti ho pure svegliata con quello stupido whatsapp." Mi dice tutta d'un fiato come un fiume in piena e la voce rotta dal pianto.
Rimango un attimo bloccata, non mi aspettavo fosse lei qualche ora fa a casa mia e sentirla così mi distrugge.
"Maria! Maria, ti prego. Non fare così, io... non ti avevo chiamato per mandarti a fanculo. Anche tu mi manchi"
Abbasso lo sguardo con gli occhi lucidi.
"Ho avuto degli incubi orribili su di te... mi sono svegliata di colpo, ancora tremo"
Continuo non sentendo alcuna risposta dall'altra parte, se non ulteriori singhiozzi.
Maria è stata sempre quella più forte tra le due, quella che ha sempre governato le sue emozioni, ed in più di 25 anni di conoscenza non ricordo di averla mai sentita così.
"Forse è meglio che stiamo lontane per un po'. Questa situazione non fa del bene a nessuna delle due..."
Maria cerca di ricomporsi e ovviamente ciò che dice è una stronzata dettata dall'orgoglio.
"Io non ti voglio perdere, Maria.
Non voglio. È una cazzata quella che stiamo facendo, senti a me. Stiamo buttando nel cesso più di 25 anni di rapporto... me sembra na follia. E per cosa poi..."
Dico quasi implorandola a bassa voce per non fare troppo rumore, ma dall'altra parte il silenzio.
Di nuovo.
Capisco che tra le due chi ha una situazione più complessa sono io, e forse per questo devo essere quella che stavolta fa un passo in più.
"Arrivo"
Mi limito a dire.
"Sabrina non fare cazzate. Sono quasi le 2:00, fuori c'è il diluvio universale... e poi, cosa dirai a tuo marito? Non ti muovere, per favore"
Eccola, finalmente parla. Le basta sapere che sto per fare qualcosa che può mettermi in difficoltà, che se sveglia.
"Fatti li cazzi tua"
Stavolta le redini le tengo io e senza nemmeno darle il tempo di provare a trattenermi, stacco la telefonata.
A questo mio gesto seguono una serie di suoi messaggi per fermarmi che naturalmente, ignoro.
Torno in camera da letto e indosso velocemente una tuta, poi prendo carta e penna e lascio una piccola nota a mio marito per evitare di farlo preoccupare, usando la scusa del lavoro e del fatto che mi avessero anticipato l'arrivo sul set.Mi accomodo sul sedile posteriore del taxi che ho chiamato di fretta, e mi perdo con lo sguardo, osservando fuori le luci della mia città, immersa nella notte. La pioggia batte rumorosa sui finestrini e l'agitazione cresce in me. Maria abita a circa mezz'ora da casa mia, in una zona abbastanza tranquilla, fuori da occhi indiscreti, cosa che un minimo mi rasserena.
Mi abbiocco per pochi minuti che sembrano lunghissimi, fino a sentire l'autista annunciare che sì, siamo finalmente arrivati.
"Grazie, buonanotte"
Pago la corsa e a passi veloci giro l'angolo, trovandomi davanti al portone del suo palazzo, che noto essere socchiuso.
Non ci penso due volte ed entro e con l'ascensore raggiungo io suo piano. Con mia sorpresa me la trovo lì sull'uscio a braccia conserte, come se mi stesse aspettando.
Sono un pezzo d'acqua, abbasso il cappuccio rivelando i capelli umidi e accosto piano la porta dell'ascensore cercando di non fare troppo rumore.
"Posso entrà oppure..."
Sussurro indicando l'ingresso.
Maria si sposta come a voler dire "accomodati" e così faccio, mentre lei lentamente accosta il portone di casa fino a chiuderlo.
"Ti avevo detto di non muoverti..."
Si avvicina a me togliendomi di dosso il giubbotto ormai fradicio e la borsa.
La guardo negli occhi anche mezza incazzata dopo tutta l'acqua che mi sono presa per arrivare fin qui.
"Te ricordo che non so la bambolina tua, e che faccio ciò che me pare"
Rispondo quasi sottovoce ma con tono deciso. Segue un momento di silenzio in cui siamo letteralmente perse l'una negli occhi dell'altra. Maria a piedi scalzi, senza trucco e con il suo pigiama color panna almeno due taglie più grande, sembra quasi indifesa.
"Sabrina, io..."
Mi si avvicina di un passo arrivando a pochi centimetri dal mio viso.
"Lo so, Marì, l'ho capito.
Non so mica nata ieri"
Le punte dei nostri nasi si scontrano per un secondo.
"Mi dispiace così tanto..."
Sussurra lei con voce tremante, una lacrima le riga il viso e non ci penso due volte ad asciugargliela.
"È così terribile innamorarsi di me?"
Dico con un mezzo sorriso cercando di smorzare la tensione e per un attimo, penso di esserci riuscita perché anche lei sorride.
"È terribile sapere che non saremo mai niente"
Si stacca da me, raggiungendo la grande finestra vicino al divano del salotto, e di spalle, fissa fuori.
"Maria, viè qua, per favore"
Niente, non si muove. Noto solo un minimo movimento di spalle che mi fa capire che sta piangendo.
Mi avvicino a lei cingendole la vita da dietro.
Faccio dei movimenti circolari sul suo ventre cercando di calmarla e sembra che funzioni.
Maria inclina la testa verso la mia spalla chiudendo gli occhi.
Sento un brivido scorrere lungo la mia spina dorsale e le gambe quasi tremare.
Istintivamente, muovo una delle mani sul ciglio del pantalone del suo pigiama e la faccio scorrere poco sotto, sfiorando i suoi slip.
"Ti voglio"
Sussurro, appoggiando le labbra sul suo collo.Spazio dell'autrice:
Ultimo capitolo prima del nuovo anno.
Spero vi piaccia 🌹
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nei giardini che nessuno sa - deferilli
FanficDal compleanno di Maria, l'evoluzione di un legame magico. Eventi e situazioni sono INTERAMENTE frutto della mia IMMAGINAZIONE.