dolce vendetta - parte 2

978 43 12
                                    


Roma, 7 gennaio, 20:00

L'acqua della doccia si confonde con le lacrime che mi riempiono il viso.
Mi sento così terribilmente in colpa per ciò che è successo, che non riesco a smetterla di piangere.
Mentre massaggio una maschera sulle lunghezze dei miei capelli, penso a Maria, a quelle rose, a come si sarà sentita.
Poi penso a mio marito, alla confusione che mi sta distruggendo dentro. Vorrei che tutto fosse più facile, vorrei non aver tradito nessuno, vorrei essere capace di fare chiarezza dentro di me, anche se in fondo, mi conosco bene e dovrei solo imparare ad accettare che io amo Maria. Amo il modo in cui mi fa sentire, amo quei brividi che mi dà, amo la sua intelligenza tanto quanto il suo fascino.
Me ne sono accorta forse troppo tardi e sto sbagliando tutto, creando un gran casino.
Un rumore al di là del bagno, mi riporta alla realtà.
"Sabri ho prenotato a Parioli, solito ristorante, ti va bene?"
Vorrei potergli dire che no, non mi va bene. Che non ho proprio voglia di uscire, che lui deve sapere la verità, ma ancora una volta mi nascondo ed accetto.
"Certo, va benissimo, dammi il tempo di prepararmi e ci sono"
Rispondo a voce alta mentre mi avvolgo nel mio accappatoio.
Mi siedo per un attimo sul bordo della vasca e controllo il cellulare, ma nulla. Di Maria nemmeno l'ombra, ed è giusto che sia così.
Respiro profondamente e metto il telefono da parte. Osservo il mio riflesso allo specchio mentre mi asciugo i capelli e me la immagino proprio alle mie spalle, che mi lascia un bacio sul collo, mi cinge i fianchi e continua a ripetermi quanto io per lei sia la più bella del mondo.
Ho gli occhi così lucidi che sarà meglio che mi trucchi per bene prima di uscire.
Non voglio dare motivo di ulteriori domande. Indosso il suo vestito di Dior in velluto nero che avevo utilizzato anche per "Tú si que vales". Nella mia mente, è un modo stupido per sentirla comunque vicina.

"Quanto sei bella" sussurra Flavio, dandomi un bacio veloce.
"Andiamo che s'è fatta 'na certa"
Sorrido lievemente indossando il cappotto.
Mentre percorriamo le vie di Roma in cerca di parcheggio, noto che davanti al ristorante si è formata una  fila lunghissima.
È strano, lo scegliamo sempre proprio perché è un luogo abbastanza discreto.
"Ci sarà qualche evento... magari un matrimonio" dice mio marito, mentre io cerco di osservare meglio per capire di cosa si tratti.
"Maria! Maria, di qua! Un sorriso!"
Abbasso di scatto il finestrino, non appena sento quel nome.
"Alessandra! Maestra Celentano, a destra! Che belle!"
Davanti ai miei occhi, mentre un ingorgo ci blocca nella via di fronte al ristorante, assisto a quella scena che non avrei mai voluto vedere.
"'Sta gran fija de 'na mignotta..."
mormoro a denti stretti, mentre vedo le due sorridenti ed abbracciate posare per i fotografi all'entrate del ristorante.
"Flavio torniamocene a casa, lo odio tutto 'sto casino"
Continuo ad osservarle. Maria con un tailleur di velluto bordeaux e Alessandra in nero. Si fissano, si cingono i fianchi, nemmeno fossero la coppia dell'anno. Ed io che mi sentivo tremendamente in colpa, pensando di averla ferita.

"Ma è il tuo ristorante preferito e ti ricordo che sei Sabrina Ferilli. Non ti arrendi mica così! Parcheggiamo e andiamo"
Asciugo con la punta dell'indice una piccola lacrima e mi volto verso di lui.
"Ma sai che c'hai ragione? Annamo, che c'ho proprio voglia de na bella amatriciana e di un calice de vino buono"

Prima di lasciare la macchina, mi sistemo il trucco e aggiusto i ciuffetti sulla fronte. Voglio proprio vedere la sua faccia quando entrerò in sala. Prendo mio marito sottobraccio e raggiungiamo l'ingresso.

"Signora Ferilli, che grande piacere averla qui con noi questa sera"
Sorrido, salutando il direttore mentre con la coda dell'occhio, intravedo Maria ed Alessandra già sedute in fondo.
"È un piacere per noi essere qui, possiamo accomodarci lì, sulla destra?"
Mi muovo con disinvoltura per raggiungere il tavolo, passando proprio di fronte a Maria.
"Sabri, ma non era Maria quella?"
Mi volto, leggermente fulminandola con lo sguardo.
"Hai ragione, non c'avevo fatto caso."
Mi avvicino a lei lasciandole due baci sulla guancia, fingendo un mezzo sorriso.
"Ma guarda te che coincidenza!
Ciao Alessandra, come stai?"

nei giardini che nessuno sa - deferilliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora