12.She(J)

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Hai mai conosciuto l'amore?Quello vero, quello che ti lacera le ossa?Io si, mi ha scavato voragini dentro e mi ha erosso pezzo per pezzo, e alla fine non mi è rimasto più niente

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Hai mai conosciuto l'amore?
Quello vero, quello che ti lacera le ossa?
Io si, mi ha scavato voragini dentro e mi ha erosso pezzo per pezzo, e alla fine non mi è rimasto più niente


JO

Le labbra di Nina.

Solo quello sentivo, le sue labbra che premevano contro le mie.
Frammenti di ricordi offuscati: i suoi occhi, la sua luce le sue mani ovunque.
Le labbra, il suo profumo e i capelli era un fottuto ammuntinamento.

Mani e cerotti impigliati nelle sue braccia, il tarlo che ringhiava e bramava, e lei vicina, così vicina, così arrabbiata e vicina da farmi tremare.

E pure in quella disperazione, pure nell'urgenza feroce con cui aveva cercato di allontanarmi da lei, non potetti fare a meno di ammettere che anche quando bruciava di rabbia e desolazione, Nina era sempre e comunque bella da far male.
Anche con tutti quei cerotti e le dita martoriate, Nina era bella da far male. Anche mentre lo colpiva, e cercava di ferirlo, di graffiarlo, di restituirgli l'odio che le avevo rivolto per tempo ormai, lei rimaneva la cosa più bella che i miei occhi avessero mai toccato.

Ed era stata colpa sua, di quell'incanto che si portava addosso senza nemmeno saperlo, che non ero riuscito a frenarmi in tempo.
Lei si era avvicinata troppo, e quando l'avevo spinta via il tarlo mi aveva trainato in avanti ed ero atterrato sulla sua bocca.
...E per la prima volta... Per la prima vera volta nella mia vita, era stato come abbandonarsi a tutta quella bellezza e a quel dolore.

Lasciarmi invadere, morire di un sollievo sfiancante, gettarsi di slancio nel baratro e atterrare su petali di rose, dopo una vita passata tra le spine. Abbandonarsi a quel calore fino a non sentire altro.
O semplicemente arrendersi a lei, alla luce che dentro il suo petto aveva pulsato di una pace dolcissima, illuminando ogni angolo di quella guerriglia senza fine.

Aveva le labbr ache sapevano si zucchero filato, di quel sapore dolche che riportava a qulacosa di carino e bello come lei.
Erano morbide come non le avve amai sentite, leggermente screpolate, rotte da tanto sforzo con cui le usava per cantare.
E mi ero fermato li, assaporandola veramente, in un modo quasi diaperato e dannante.

Barcollò all'indietro e per poco non cadde, la violenza con cui si era staccata da me mi aveva sorpreso lasciandomi con le labbra dischiuse e gli occhi spalancati.

Mi guardó spaventata e tremante, come se non capisse nulla fi ciò che stavavsuccedendo e mi fermai a fissarla.
Gli occhi, denti, lingua e labbra erano li, ad un passo da me e lei si era appoggiata su di me.
Mi fissò sconvolta con occhi devastati e vidi la sua bocca leggermente arrossata mischiata con il sangue che si era appoggiata sulla mia prima per dare due pugni a quel coglione. La guardai come se non ne avessima mai abbastanza e le sue iridi tremarono come le due mani.

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