14.Lousin in my religion(N)

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l sentimento di rancore si può evitare imparando a reagire immediatamente nelle situazioni in cui ci viene fatto un torto


Nonostante non mi picessero gli ospedali di recente mi ero ritrovata a frequentarli molto.

All'inizio andavo a trovare Joe il marito di Sue, ma poi ho iniziato a chiacchierare con gli altri pazienti.
Li trovavo simpatici con mille storie da raccontare, e finalmente tornavo a fare ciò che facevo tempo prima, aiutare le persone.

Due dita sul vetro che bussavano mi fecero sobbalzare mente parlavo con uno dei tanti pazienti che conoscevo li, si chiamava Marcos, un messicano molto simpatico.

Mi girai di scatto con il sorriso in faccia e vidi il dottore della scorsa volta Lucas.
Okey lo ammetto una parte di me era anche li per vedere lui.
-Mi scusi, torno subito-
Dissi alzandomi e andando verso l'uscita della porta
-Salve-

Salutai il dottore sorredendogli e chiudendo la porta alle mie spalle, lui mi guardó in modo strano.
-Volevo solo ringraziarla per il lavoro che sta facendo-
-Oh chiacchiero un pó con i pazienti facendogli sorridere ma il vero lavoro lo fa lei-
Lui scosse la testa e io non potei non pensarre ai suoi occhi chiari.
-Io mi occupo solo della parte tecnica, lei porta felicità alle persone-
-Quelle che fa lei è un vero miracolo, io sono solo un amichevole borghese-

Lui mi sorrise increspando le guance
-È stato un piacere rivederla-
-Anche per me-
Si girò pronto per andarsene e io mi rassegnai che forse aveva già una compagna.
Improvvisamente si fermò.

-La trovo qui tra un ora?-
Sembrò esitare all'inizio.
-Ho la pausa pranzo-
-A mezzanotte?-
Sgranai leggermente gli occhi con la faccia stupita.
Lui annui, pensai che fosse una di quelle occasioni da prendere al volo.
-Va bene-
-Se sale al terzo piano c'è un distributore automatico, è il più riservato della mensa-
Si schiarí la voce e se ne andò.

Il terzo piano come aveva detto il dottore era il più riservato, non c'era nessuno a parte me, due distributori che facevano luce e una radiolina che passava le canzoni in rassegna.
Improvvisamente intravidi la sagoma di un uomo che saliva le scale, era lui
Sorrisi mettendomi più composta possibile accavallando le gambe come mi avevano insegnato.

-Mi scusi per il ritardo-
-Tranquillo-
Sorrisi.
-Cosa le prendo?-
Disse indicando il distributore e avvicinandosi.
-Nacios, patatine al formaggio o super salate?-
La luce del distributore rendeva i suoi capelli acora più chiari di quel che fossero, erano rossi, più sull'arancione carota e sembravano acora di quel colore acceso nonostante la sua età, che non avra avuto più di una quarantina.

-Super salate-
Lui mi fece l'occhiolino
-Ottima scelta-
Le prese dallo spotellk sotto e si mise a sedere su una delle poltrone
-Come mai non l'ho vista in questi ultimi giorni?-
Chiesi mentre aprivo la confezione.

-Non c'ero, ero dalla mia famiglia in Pakistan-
Sgranai gli occhi.
-Come in pakistan?-
-Si sono stato adottato da una famiglia di pakistani quando ero piccolo-
Mi sorrise nel modo più gentile che potessi torovare.

-Sono stata in Pakistan, un tour nel 86'-
Lui annui
-Me lo ricordo, ha bloccato l'intero paese-
-Ne sono rimasta davvero colpita-
Mangiai una patatina cercando di non sporcare nulla.
-Mi ricordo la mia visita alla moschea di Badshee-
-Badshahi- Mi corresse.
-Badshahi- sorrisi.

-Me ne stavo seduta sul mio cuscino, e con il mio bellissimo velo per coprirmi la testa-
-Dupatta-
-Dupatta- ripetei -E ascoltavo gli imam parlare dell'armonia delle fedi, e pensavo a quanto fosse bella quella cultura-
Lui mi sorrise sgranocchiando una patatita.
-È una bella idea, ma potrebbe trovare inusuali i valori tradizionali Pakistani-
Strinsi le labbra.

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