Ventotto

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Dopo quella nottata di inferno in cui avrò dormito si e no due ore, decisi-fui costretta da Duncan-di rimanere a casa e di non andare in università. Poteva essere a mio vantaggio, e lo fu, poiché in un momento di follia afferrai le chiavi dell'auto e uscii di casa, non dico correndo ma quasi. Guidai fino alla farmacia più vicina, stavo per entrare quando vidi con la coda nell'occhio Geoff che stava parlando con il farmacista. Non potevo assolutamente farmi vedere da lui, vi starete chiedendo perché. La verità era che, per la seconde una volta, avevo deciso di non dire nulla a Duncan. Insomma, gli avrei detto l'esito del test di gravidanza solamente dopo averlo fatto. Forse. Cioè, che senso aveva dirgli che avevo fatto un test di gravidanza se era risultato negativo? Nessuno, quindi non era necessario che lui lo venisse a sapere. 
Così risalii in macchina e mi diressi verso la seconda farmacia più vicina, parcheggiai e rimasi per un po' in auto a riflettere. Insomma, perché dovevo tenere Duncan all'oscuro di tutto questo? Che senso aveva? Anche l'altra volta avevo deciso di non farglielo sapere ma lui lo aveva scoperto comunque. E coma mai ci tenevo così tanto a nasconderglielo?
Forse, c'era davvero una parte di me che temeva che l'incubo della notte precedente fosse un sogno premonitore. Ma la mia paura non era quella di essere abbandonata da Duncan, sapevo che non l'avrebbe mai fatto, ero terrorizzata dall'essere incinta. Punto primo, non ero sposata e io avevo sempre voluto avere dei figli dopo il matrimonio e, punto secondo, non ero sicura di voler diventare madre. Nel senso, mi era sempre piaciuta l'idea di costruirmi una famiglia tutta mia ma, se non fossi stata una buona madre? Io non ero una persona paziente, dolce, gentile o cose del genere. Magari sarei diventata una di quelle madri che traumatizzano i propri figli e sarei diventata il loro incubo. No, non potevo permettermelo. Io non sapevo se volevo dei figli, non ne avevo la più pallida idea. Feci un bel respiro profondo e scesi dalla macchina, entrando a passo svelto in farmacia senza pensarci due volte.

"Buongiorno, vorrei un test di gravidanza"
Dissi alla signora che stava dietro alla cassa.

La tipa mi squadrò per qualche secondo e poi fece una faccia quasi contrariata, ricambiai con un'occhiataccia. Non era proprio giornata e adesso ci si doveva mettere pure una stupida farmacista zitella di cinquant'anni? Che poi, che aveva da guardare? Avevo notato che aveva osservato soprattutto la mia mano, probabilmente stava cercando con lo sguardo di intravedere una fede. Era inutile che cercava, non avevo nessuna fede al dito. Ero tentata di dirglielo ma mi trattenni. Pagai e uscii velocemente da lì, ignorando lo sguardo non dico disgustato ma quasi della signora. Com'era possibile che nel ventunesimo secolo ci fosse ancora gente così bigotta? Insomma, una donna è libera di avere dei figli anche al di fuori del matrimonio se vuole. Non capivo se ero io esagerato perché ero in ansia o se la situazione fosse davvero così tragica e disastrosa. Scossi la testa e risalii in macchina, tornando velocemente a casa. Desideravo che quella storia finisse il prima possibile. Mi chiusi a chiave in bagno anche se a casa non c'era nessuno, giusto per essere sicuri nel caso in cui Duncan tornasse prima dall'università.
Non riuscivo nemmeno ad aprire la scatola, non ne avevo il coraggio ero completamente terrorizzata.
Me lo sentivo dentro, sapevo che il risultato di quel test non mi sarebbe piaciuto. Lo sapevo con tutta me stessa. Me lo sentivo dentro.
Forse per la prima volta nella mia vita non fui felice di avete ragione.

Due stanghette.
Due dannatissime stanghette.
Ero incinta. Non vi era alcun dubbio.
Il test che avevo fatto a casa di Heather era sbagliato, in realtà sarebbe dovuto uscire negativo.
Appoggiai la testa alla parete del bagno, socchiudendo leggermente gli occhi.
Cosa avrei fatto? Cosa? Non sapevo se ero pronta ad avere un figlio? Non sapevo se volevo sposarmi o costruire una famiglia con Duncan? Perché avevo tutti quei dubbi?
Avevo sempre programmato la mia vita per filo e per segno e in quel momento tutti i miei piani furono stravolti da due stanghette su uni stupido bastoncino di plastica.

Perlomeno, la scorsa volta non ero da sola ma con Heather mentre in quel momento ero completamente sola. Non avevo nessuno e non ne avrei parlato con nessuno. Non avevo nemmeno il coraggio di dirlo a Duncan, ma prima o poi avrei dovuto farlo. Più poi che prima, decisi.

Glielo avrei detto dopo il matrimonio di Noah, a cui ormai mancavano solamente due giorni. Non avrei rovinato la cerimonia a nessuno, in questo modo. Non potevo permettere che il matrimonio del mio migliore amico fosse rovinato a causa mia.

Ero in panico, per la prima volta in vita mia mi sentivo totalmente persa. Incapace di prendere una decisione o di fare qualsiasi altra cosa. Me ne stavo lì immobile seduta a terra, ero sicura di avere gli occhi pieni di lacrime. Erano lacrime di gioia o di tristezza? Non avevo la minima idea nemmeno di quello.
Com'è che, da un momento all'altro, non sapevo più nulla?

Sentii la porta di casa aprirsi, Duncan era tornato prima. Mi sciaquai velocemente il viso e nascosi il test di gravidanza sotto la maglietta, tenendolo fermo infilandone una parte nei pantaloni della tuta.
Questa volta non lo avrebbe trovato, non lo avrei più permesso.
Uscii dal bagno, trovandomelo quasi davanti.

"Eccoti qua"
Disse sorridendomi.

Lo salutai con un cenno della mano e un sorrisino imbarazzato, le due cose peggiori che potessi fare.
Lui se ne andò per qualche secondo per appendere il giubbotto all'appendiabiti e poi tornò davanti a me. Sapevo che da lì a poco sarebbe iniziato un interrogatorio.

"Ti sei riposata?"
Mi chiese sedendosi sul divano.

"Sì, abbastanza"

Ennesima bugia, pensai che stessi iniziando a diventare brava. Rimossi completamente questo pensiero dalla mia mente quando lo vidi annuire poco convinto. Dovevo seriamente prendere lezioni da un esperto nel campo delle frottole.

"Sicura? Non per offenderti-ci mancherebbe-ma non hai proprio una bella cera, principessa. Sembra che hai visto un fantasma"

Oh avevo visto qualcosa di decisamente peggiore di un fantasma, non dico ai livelli della morte ma quasi. No ok ero decisamente troppo esagerata. Dovevo stare calma.
Sarei stata un'ottima madre.
Avrei solo dovuto dire al padre che sarebbe diventato tale.
Dopo il matrimonio.
Dopo il matrimonio glielo avrei detto.

"Sto bene, tranquillo"
Gli dissi ridacchiando leggermente, accarezzandogli il dorso della mano con le dita.

Lui annuì e mi osservò per qualche secondo negli occhi, come per assicurarsi che stessi veramente bene come dicevo. Era evidente che stessi male, comunque.

"Ti ricordi qualcosa?"

"Eh?"

"Del sogno di ieri notte, ti è venuto in mente qualcosa?"
Specificò sorridendomi gentilmente.

"Purtroppo no"
Dissi, iniziando a vagare con lo sguardo in giro per la stanza.

"Mentre dormivi hai fatto il mio nome, non so se in qualche modo può esserti d'aiuto"

Raggelai dentro e probabilmente diventai ancora più pallida di prima.
E se avessi detto altro oltre al suo nome? E se lui sapesse già tutto?

"Ho detto qualcos altro, per caso?"
Gli chiesi iniziando a giocherellare leggermente con la manica della felpa.

"No, continuavi solamente a ripetere il mio nome"
Sorrise.

Tirai un sospiro di sollievo mentalmente, mentre Duncan mi sembrava sempre più confuso e preoccupato.

"Stavi forse sognando che facevamo sesso, raggio di sole?"
Mi domandò alzando ed abbassando le sopracciglia.

"Per quello mi sono svegliata terrorizzata?"
Gli chiesi incrociando le braccia sotto al senso, copiando il suo classico sorrisetto sghembo.

Lui ridacchiò e si passò una mano tra i capelli. Si avvicinò a me e mi stampò un bacio sulle labbra.
Onestamente, non sapevo cosa provavo in quel momento. Riuscivo solamente a pensare al fatto che ero incinta, ma soprattutto a come lo avrei detto a Duncan.

"Principessa?"
Mi chiamò, prendendomi il viso tra le mani e guardandomi dritto negli occhi.

"Mh?"

"So che te l'ho già detto ma-davvero-io per qualsiasi cosa ci sono, con me puoi parlare di tutto. Non dimenticartelo mai, va bene?"
Mi chiese accarezzandomi leggermente le guance con i pollici.

Io annuii, non sapendo cos'altro dire.
Lui mi sorrise in modo gentile-troppo gentile-e mi stampò un bacio sulla fronte.
Da quando era così dolce e gentile?
E perché doveva esserlo proprio adesso?
Non dissi nulla.
Mi avvicinai a lui e misi la testa fra l'incavo del suo collo e la spalla, dovevo a tutti i costi evitare il suo sguardo.

Angolo dell'autrice
Ciao a tuttiiii!!!!!!
Ormai mancano solo 2 capitoli alla fine!!!! Spero che questo vi sia piaciuto!

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