1 - L'albatros

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"A volte ho la sensazione di essere solo al mondo.
Altre volte ne sono sicuro"
- Charles Bukowski

Era ufficiale: odiavo Los Angeles.
Le strade colme di macchine.
Il caldo afoso in pieno settembre.
La sabbia che andava a finire sui marciapiedi sul lungo mare.
Proprio come avevo sempre immaginato fosse l'Inferno.

Era per questo motivo che, non appena ne avevo l'occasione, salivo sul primo aereo disponibile e me ne tornavo a New York.
Non che a New York non facesse caldo. Anzi, alcune volte le temperature erano paragonabili a quelle di Los Angeles.
Ma la Grande Mela aveva quell'odore costante di pioggia, nonostante ci fosse un caldo insopportabile da far girare la testa.
Mi piaceva girare per le strade di New York, osservare come si vestivano le persone del luogo e dove andavano.
E se c'era una certezza era quella di recarmi da Coffe and Pastry Emporium, un piccolo café all'angolo tra Cornelia Street e Bleecker Street, ordinare il mio solito caffè macchiato e una brioche alla marmellata di ciliegie, sedermi al tavolo davanti la vetrata che dava sul marciapiede, osservando le persone camminare e attraversare la strada.
Pagavo il mio ordine, uscivo dal café e tornavo a casa per prendere l'auto e dirigermi a Central Park, portandomi con me un libro, sedendomi sotto un albero vicino al laghetto e trascorrendo l'intera giornata a leggere.
In base al tempo i piani cambiavano e, invece di andare al Central Park, mi dirigevo al Metropilitan Museaum of Art o al American Museaum of Natural History.
Alle volte capitava che dovessi rimanere a casa per alcune conferenze via telematica o per il solo fatto che i paparazzi avessero dato il meglio di loro, ostruendomi la via di casa.
Ma, in fin dei conti, se fossi stata di buon umore, neppure 30 flash puntati sugli occhi avrebbero potuto vietarmi di godermi l'atmosfera di New York.

Ma, purtroppo per me, non avrei messo piede a New York prima di inizio settembre, a causa di vari impegni lavorativi.

Le temperature di quella giornata in particolare avrebbero potuto far invidia a Marte.
Nonostante avessi l'aria condizionata accesa, sentivo delle gocce di sudore che si facevano strada sulla mia pelle, non appena volgevo lo sguardo fuori la finestra.
L'unica cosa per cui non uscivo matta a Los Angeles era proprio la mia finestra.
O meglio, ciò che potevo vedere da essa.
  Seppur fossi un'amante dell'autunno e dei suoi colori caldi, l'oceano riusciva ad affascinarmi come non mai e, l'aver trovato una casa che dava proprio sull'oceano, era per me una gran vittoria.
Rendeva il tutto meno noioso per me, facilitandomi il mio soggiorno estivo e non a Los Angeles.
  E, se dovevo essere onesta, neanche la casa che avevo comprato era poi così male.
Presa fuori dal contesto per il quale l'avevo scelta, ovvero la vicinanza a Los Angeles e all'oceano, mi aveva catturato persino per il suo stile retro, seppur con qualche modifica in stile moderno.
Interamente pitturata di bianco dai precedenti proprietari, era esattamente ciò che io definivo una signor casa: la struttura spiovente del tetto mi ricordava tantissimo quelle baite sulle Alpi che vedevo ogni volta che andavo a sciare in Italia con i miei genitori, mentre il patio sembrava preso direttamente dal musical Mamma Mia!, con quelle piastrelle in Gres poste tutte intorno al perimetro, al cui centro avevo fatto mettere un tavolino in legno e dei divanetti blu, per rimanere in tema Grecia.
Continuavo a guardare fuori alla finestra della mia cucina, pensando a quanto avrei voluto fare una nuotata nel mare, ma venni svegliata dal mio stato di trance da un miagolio.
Voltai lo sguardo verso di esso e notai Selene guardarmi con i suoi soliti occhioni grigi, facendomi le fusa e strusciandosi sulle mie caviglie.
Mi abbassai alla sua altezza e la accarezzai, lasciandole un bacio in mezzo alle orecchie.

  «Non posso darti un altro bocconcino, ne hai mangiati due ieri» la rimproverai continuando ad accarezzarla.

Lei, in tutta risposta, miagolò nuovamente, leccandomi il dito che le stavo puntando contro.
Risi, sapendo esattamente che stava cercando di sedurmi, riuscendo miseramente nel suo intento.

Non d'amore, ma d'accordoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora