Non d'amore, ma d'accordo

31 - Imparare a pattinare

" I fall to pieces when I'm with you"
- Lana Del Rey

Arien

«Ti va di ballare?»

Le mie parole riecheggiarono nella mia mente e stavo quasi per credere che fossero rimaste al suo interno, quando Calliope si decise finalmente a girarsi nella mia direzione, guardandomi con sguardo indagatore e scettico.

La mia mano, ancora posizionata sulla sua schiena scoperta, non aveva alcuna intenzione di spostarsi, né di allontanarsi. Voleva rimanere lì.
Il fiato sembrava essersi appesantito, come se fossi reduce da una maratona.

Calliope, al contrario, mostrava un volto totalmente rilassato, se non annoiato nel vedermi così vicino a lei. Ma se non lo fossi stato, mi sarei perso un piccolo sospiro che uscì, probabilmente senza che se ne rendesse conto, dalle sue labbra, leggermente dischiuse e più piene del solito.
Non sapevo bene se fossi stato io a provocare quella reazione in lei o la domanda che le avevo posto, rimaneva il fatto che non pensò minimamente a mascherarlo con un finto colpo di tosse.
Probabilmente pensava non me ne fossi accorto.
Ma stava proprio lì il problema.
Io mi accorgevo di lei.
Sempre.
Ogni volta che era nelle vicinanze captavo la sua figura, la sua chioma castana entrava nel mio campo visivo e per me non c'erano altri volti da guardare se non il suo. Perennemente segnato da un' espressione dura che cambiava all'istante non appena si accorgeva di me.
Mi rivolgeva uno dei suoi soliti sorrisi freddi e taglienti e per me era la fine.
Perché non sapeva che, in realtà, ciò che aspettavo era solamente che lei si accorgesse di me.

«Non penso che la mia ansia sociale apprezzi questa tua domanda» rispose gelida, puntando lo sguardo davanti a se e accorgendosi di come mia nonna si stesse sbracciando, invitandoci ad unirci al resto del gruppo.

«Seriamente, non potremmo rimanere in disparte e lasciare il divertimento agli altri?» chiese sottovoce, facendo attenzione a non attirare ulteriori occhiate e orecchie indiscrete su di noi.

Sorrisi flebilmente, divertito da quel suo voler fuggire a gambe levate dalla situazione nella quale l'avevo fatta cacciare, ma allo stesso tempo volermi dimostrare che nulla potesse scalfirla.

«Penso non sia un'opzione valida per la serata» e mi allontanai, tendendo la mano davanti a lei, attendendo che accogliesse il mio gesto.

Guardò riluttante la mia mano e fece scorrere lo sguardo su mia nonna, su Paul e nuovamente su di me.
Incastrò le sue iridi grigie nelle mie e un brivido mi percorse la base del collo quando appoggiò la sua mano nella mia, stringendola lievemente e sorridendomi.

Sapevo fosse un sorriso di circostanza, utile solamente per rendere ancora più credibile la nostra farsa.
Ma cazzo. Era probabilmente il sorriso più bello su cui avessi mai posato lo sguardo.

Camminammo mano nella mano, facendo attenzione a non urtare gli altri mentre ballavano e, dopo esserci fatti largo, individuai un punto leggermente più distante dalla folla, ma che, allo stesso tempo, non ci estraniasse dall'ambiente.
Mi fermai e mi girai lentamente, ritrovandomi a un passo da Calliope, intenta ad avvicinarsi ulteriormente a me.
Fece scorrere le mani sul mio petto e trattenni il respiro nel sentire il calore proveniente dai suoi palmi seppur indossassi camicia e giacca.
Intrecciò le mani alla base della mia nuca e sospirò, il tutto senza distogliere lo sguardo dal mio.

«Sai ballare un lento, vero?» chiese divertita sottovoce accennando a un mezzo sorriso.

Tracciai il contorno dei suoi fianchi con le nocche e, lentamente, feci scivolare le mani fin dietro la schiena, accarezzandola nuovamente come poco prima.

«Mi stai sottovalutando, Musa?»

Iniziai ad oscillare, conducendola nella lenta danza dettata dalla melodia di The World We Knew (Over And Over).
La attirai a me, facendo scontrare il mio petto con il suo mento e obbligandola, di conseguenza, ad alzare la testa per mantenere il contatto visivo con me.