19 - Bandiera bianca

45 4 5
                                    



"I find myself runnin' home
to your sweet nothings"
-Taylor Swift

Il taxi che avevo chiamato per portarmi al deposito ci stava impiegando più tempo del previsto e io iniziavo a spazientirmi.
Il tassametro continuava a scorrere a causa del traffico delle 15 che popolava le strade newyorkesi.

«Sembra che ci sia stato un incidente e che siano coinvolte 5 auto» disse il tassista mentre si sporgeva oltre il volante, cercando di vedere qualcosa.

Feci un respiro profondo nel vedere a quanto ammontava la cifra in quel momento e decisi di ignorare il fatto che ci sarebbero voluti altri 20 minuti per arrivare a destinazione.
Stavo perdendo tempo e soldi.
Non che fosse la fine del mondo per me, ma dare via 120 dollari per una corsa di 35 minuti mi dava fastidio.
Se avessi avuto la mia macchina, quei 120 dollari li avrei spesi per una montagna di libri.
Se solo non avessi parcheggiato in quel punto, non mi sarei trovata in quella situazione.

Anzi: se solamente Arien si fosse fatto gli affari suoi al compleanno di Phoebe, non mi sarei mai ritrovata in quella situazione.

Dopo la nostra "discussione" di poche ore prima, non si era più fatto sentire, né tantomeno lo avevo fatto io.
Non si era scusato di avermi rivolto quelle parole, né io lo avevo ringraziato per avermi riportato a casa.
Non se lo meritava.

Quando la cifra del tassametro segnava 130 dollari, decisi di scendere e proseguire a piedi.
Feci accostare il tassista, gli porsi le banconote e scesi, iniziando a camminare in direzione del deposito.

I marciapiedi erano completamente deserti, fatta eccezione di qualche persona che camminava frettolosamente.
Probabilmente erano tutti intenti a impicciarsi nell'area dell'incidente, come al solito.
Voltai lo sguardo verso la folla lontano pochi metri da me e vidi i cellulari puntati verso i rottami e le tre ambulanze che erano corse sul posto, insieme alla polizia e vigili del fuoco, poiché vi era anche stato un piccolo incendio che, fortunatamente, non si era espanso più di tanto.

Mentre continuavo la mia camminata, controllavo che stessi andando nella direzione giusta, grazie all'aiuto del navigatore sul cellulare.
Il cielo si stava leggermente scurendo, portandomi a sperare che non iniziasse a piovere di lì a pochi secondi.

Ma, a quanto sembrava, quella non era proprio la mia giornata fortunata.

Infatti, poco dopo aver svoltato a destra e mentre me ne stavo ferma ad un semaforo attendendo che diventasse verde per i pedoni, sentii una goccia bagnarmi la punta del naso.
Di lì a pochi secondi, la situazione degenerò all'improvviso, costringendomi a fermarmi, di tanto in tanto, sotto qualche impalcatura che trovavo lungo il cammino.

Fantastico, ci mancava solamente un'alluvione.

Al posto del taxi avrei dovuto noleggiare una canoa per quanta acqua stesse piovendo.
Ricordai il metodo per tranquillizzarmi che mi era stato suggerito dalla dottoressa Oldman, quando mi trovavo in situazioni impreviste come quella, e iniziai a fare respiri profondi mentre contavo fino a 10.

Uno.
La pioggia non accennava a cessare e sentii ormai i capelli completamente fradici.

Due.
Presi una pozzanghera, rischiando di scivolare e cadere all'indietro.
Feci finta di niente e ripresi a camminare.

Tre.

Quattro.

Cinque.

Sei.
Proprio quando pensavo di star facendo progressi nel calmarmi, una macchina mi passò affianco, prendendo una pozzanghera a tutta velocità e bagnandomi completamente con l'acqua sporca che era fuoriuscita dalle fogne, data la brutalità delle precipitazioni.

Non d'amore, ma d'accordoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora