28 - Tramonto e "fish and chips"

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"Sunsets,
We wander through a foreign town"
- Cigarettes After Sex

Il volo per Londra era andato a gonfie vele. Nessuna turbolenza.
Avevo trascorso 7 ore e 15 minuti in compagnia di ben due film e, durante le ultime 3 ore e mezza, avevo deciso di appisolarmi finché non saremmo atterrati.
Ma, purtroppo per me, Arien non aveva fatto altro che disturbare il mio sonno.
Ero quasi sul punto di alzarmi e andare in economy, quando, a quanto pare stufo anche lui di importunarmi, si era finalmente ammutolito e chiuso gli occhi.
E così mi ritrovai l'ultima ora a guardarlo dormire beatamente, mentre io rimasi sveglia tutto il tempo.

«Benvenuta a Londra. Le auguro un buon soggiorno, signorina Valentino» mi augurò il controllore, porgendomi il mio passaporto e sorridendomi.

Ricambiai il gesto e mi congedai, affiancando Arien e dirigendoci verso l'uscita dell'aeroporto.
Non appena svoltammo l'angolo, notammo una folla di persone correre verso di noi, iniziando a scattare numerose foto, girare video e chiamandoci a gran voce cercando di richiamare la nostra attenzione su ognuno di loro.
Sentii Arien toccarmi il fianco cercando la mia mano e subito la strinse nella sua, avvicinandomi il più possibile a lui.

«Avevi detto che non ci sarebbero stati paparazzi» sussurrai sottovoce, così che potesse sentirmi solo lui.

«Ero convinto non ci sarebbero stati. Ho persino mentito sulla data del nostro arrivo» rispose con lo stesso tono, avvicinandosi a una ragazza che lo stava pregando di autografarle un foglio bianco.
Si avvicinò a lei e le sorrise, cosa che la fece arrossire mentre gli chiedeva anche una foto insieme.
Tolse gli occhiali da sole, rivelando le sue iridi nere e si mise in posa, facendomi segno di aspettarlo al suo fianco.

Quando riprese il cammino, sbuffai leggermente e sorrisi a chiunque mi chiamasse e mi chiedesse un autografo.
Erano quasi le 15 del pomeriggio a Londra e il jet-lag iniziava già a farsi sentire. In più, non avendo chiuso propriamente gli occhi durante il volo, la stanchezza si faceva sentire ancora di più.
Se poi ci sommavamo lo schiamazzo dei paparazzi e della folla creatasi, la mia pazienza non avrebbe retto: era questione di qualche secondo e sarei scoppiata, insieme alla mia testa.

«Fatevi indietro» tuonò Edward, la guardia del corpo di Arien, con il suo tono autoritario.

Dopo vari spintoni e qualche insulto sussurrato mentalmente ai paparazzi, riuscimmo a uscire dall'aeroporto e salire in auto.
Non appena l'autista si allontanò dalla folla creatasi all'ingresso dell'aeroporto, tirai un sospiro di sollievo, accasciandomi sul sedile e sbadigliando.

«Hai ancora sonno dopo tutte quelle ore passate a dormire?» chiese Arien togliendosi il cappello di lana nero e incastrando le sue iridi nere come la pece nelle mie color nocciola.

«Dormire? Stai scherzando spero. Non hai fatto altro che disturbarmi mentre dormivo» risposi senza guardarlo e scrivendo un messaggio ad Phoebe, avvertendola che ero arrivata sana e salva a destinazione.

«Invece ti sbagli, non ti ho disturbato. Eri tu che ti appisolavi continuamente sulla mia spalla» rispose ridendo e sentii la faccia andare leggermente a fuoco.

Scrollai le spalle e cercai di far finta di nulla, tornando lucida non appena sentii Arien ridere di gusto.

«Resta il fatto che tu mi abbia disturbato. Quindi dovrai sopportare il mio malumore per tutta la giornata»

«Fortunatamente, ci sono abituato» rispose sarcastico facendo ridere Edward seduto nel sedile accanto all'autista.

Decisi di non dare più retta a ciò che diceva e mi girai dalla parte opposta, guardando fuori dal finestrino il panorama che mi si presentava davanti.
Rimasi stupefatta.
Ero già stata a Londra qualche anno prima per accompagnare mia madre sul set di un film e avevo colto l'occasione per girare un po' la città.
Ma tornare lì, dopo tanto tempo, creava un mix di emozioni contrastanti dentro di me.

Non d'amore, ma d'accordoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora