29 - Tornare a respirare

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Leggete  Spazio Autrice alla fine🫶🏻

"I just wanted you to know
that this is me trying"
- Taylor Swift

Il primo giorno di convivenza con Arien non era poi stato così disastroso come mi aspettassi: gliel'avevo fatta pagare per quella maledetta intervista e poi ci eravamo goduti una cena improvvisata a Primrose Hill.
Una volta tornati a casa eravamo così distrutti dal jet – lag che siamo entrambi filati a dormire.

La mattina dopo mi svegliai disorientata, non ricordandomi subito dove mi trovassi e chiedendomi perché non sentissi il peso dei miei tre gatti accoccolati tra le mie gambe e con un mal di testa lancinante che sembrava espandersi fino alle spalle.

Maledetta cervicale.

Sorseggiai la tazza di latte caldo che mi ero appena preparata e chiusi gli occhi assaporando il gusto dolce del miele che avevo aggiunto.
Mi strinsi nella felpa grigia che portavo non appena sentii dei brividi presentarsi sulla mia nuca.
Si congelava dentro quella casa e Arien sembrava non preoccuparsene neppure un minimo.

Lo osservai entrare in cucina indossando solamente un paio di pantaloncini da palestra e una felpa allacciata fino a metà, lasciando intravedere la canotta bianca e blu che portava al di sotto.
Un altro brivido di freddo.
Come diavolo faceva ad andarsene in giro in quelle condizioni?
Probabilmente avrei avuto meno freddo se avessi messo la testa dentro il refrigeratore.

«Buongiorno Musa. Come ti senti?» esclamò mentre prendeva un bicchiere dal ripiano più alto della cucina, versando al suo interno della spremuta d'arancia.

«Ibernata. Come diavolo fai a stare con dei pantaloncini e non morire di freddo? Ho dormito con 3 coperte e i denti non smettevano mai di battere»

Intuii che avesse accennato a una risata poiché le sue spalle si mossero leggermente e mi lanciò un'occhiata da sopra la sua spalla.

«Devi sapere che la mia camera è la più calda dell'intera casa» iniziò a dire mentre prendeva delle fette biscottate, spalmandoci sopra della marmellata ai mirtilli «Se senti freddo puoi anche venire nel letto con me. È abbastanza grande per entrambi. Oppure no: la scelta sta a te»

Mi fece l'occhiolino sorridendo divertito e io, in tutta risposta, rimasi in silenzio alzando gli occhi al cielo.

«No grazie, non amo dormire in compagnia»

«E chi ha mai detto che dormiremmo»

«Sbaglio o sei stato proprio tu a dirmi che detesti svegliarti più stanco della sera prima?»

«Certo» disse avvicinandosi e poggiando i palmi delle mani sul ripiano in legno dell'isola.
Abbassò la testa quel poco che gli consentisse di guardarmi direttamente negli occhi e dischiuse le labbra, gesto che mi fece sospirare.
Si leccò il labbro inferiore alla vista della mia reazione e incurvò l'angolo destro della bocca in un ghigno.
Spostò lentamente la mano accanto alla mia, sfiorandola con l'indice.

«Ma se sei tu a stancarmi, potrei persino rivalutare l'idea di arrivare tardi e assonnato sul set»

Strabuzzai gli occhi e deglutii, stringendomi ulteriormente nella felpa e tirandone le maniche affinché le mani fossero interamente coperte.
Le sue parole mi colpirono fin troppo per i miei gusti.
Insomma, non era la prima volta che faceva allusioni sessuali dirette a me e, solitamente, avrei risposto con un calcio sullo stinco o una battuta su come non avrebbe mai appagato i miei desideri.

Ma da quando ci eravamo quasi baciati a casa sua qualche giorno prima, ritenevo impossibile rispondergli.
E non perché non avessi alcuna risposta pronta da propinargli, ma perché qualcosa nel suo sguardo era cambiato.
Se prima il suo unico scopo era quello di farmi saltare ogni nervo possibile e farmi imprecare e maledire il momento in cui avessi preso in considerazione la sua stupidissima idea, in quel momento mi sembrò come voler comunicarmi qualcosa o, addirittura, cercare di leggere a fondo ogni mia azione.
Voleva scavare a fondo, cercare una risposta a qualche domanda che continuava a chiedersi giorno per giorno.
Ma io, purtroppo, non avevo alcuna risposta da dargli.

Non d'amore, ma d'accordoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora