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La luce dei lampioni illuminava debolmente la notte di Yokohama. Era una notte come tante altre.

La strada era vuota ad eccezione di qualche macchina che sfrecciava, non degnando di uno sguardo l'uomo sporco di sangue che camminava da solo senza meta.

Era una figura nera, tanto spettrale da poter essere scambiato per un fantasma.

I suoi occhi, due buchi neri senza espressione.

Dazai se ne stava affacciato al parapetto contemplando il fiume.

Stava pensando di buttarsi giù, di farla finita una volta per tutte.

Forse avrebbe sentito freddo in quell'acqua gelida, almeno avrebbe provato qualcosa.

In quel momento era così intorpidito da non riuscire a percepire nulla.

Oda è morto.

Era passata forse mezz'ora da quando aveva stretto il corpo del suo amico fra le braccia.

Aveva ascoltato le sue ultime parole, riguardavano lui.

La vita aveva abbandonato i suoi occhi, le labbra avevano formato un debole sorriso.

Oda non aveva rimpianti, era stato convinto della sua scelta.

Si sporse oltre il parapetto, nessuno sarebbe venuto a salvarlo adesso, né il boss, né Chuuya.

Sarebbe stata la scelta migliore.

Chiuse gli occhi, deciso ad abbandonare la sua vita.

Se per te è lo stesso, sta dalla parte del bene, salva le persone.

Le parole di Oda gli risuonarono in testa.

Quando venivano a sapere del suo interesse verso il suicidio, tutti gli chiedevano per quale motivo volesse morire, ma la domanda posta in questo modo era sbagliata.

Dazai non cercava la morte, sarebbe stato facile per lui trovarla.

Quello che invece desiderava più di tutto trovare, era un motivo per vivere.

Le persone erano abituate ad ignorare il pensiero della morte, a scacciarlo via come un ospite indesiderato.

Ma vita e morte viaggiavano insieme e non esisteva l'una senza l'altra.

Si era unito alla mafia perché essa trattava la morte come sua compagna, e per un po' si era convinto di aver trovato una ragione per vivere.

Ma era solo un passatempo.

Dazai si rendeva conto che dopo un po', uccidere persone era diventato semplice come respirare e non aveva dato più peso alle persone, alle loro vite.

Ammirava Chuuya, nonostante l'oscurità in cui erano immersi aveva un profondo rispetto per la vita umana. Chuuya era profondamente umano.

Oda invece, era stato il suo faro.

Sapeva che era un uomo pieno di contraddizioni, un uomo che aveva iniziato ad uccidere senza scrupoli e che ora voleva cancellare via le sue macchie.

Sapeva che non era particolarmente saggio, eppure si rivolgeva sempre a lui per un consiglio.

Era come un fratello maggiore, il suo unico amico.

E adesso era morto.

Se si fosse suicidato adesso, avrebbe infangato la sua memoria.

Doveva provare la via del bene, forse era lì che si annidava il vero scopo della vita.

Si allontanò dal ponte, la tentazione di buttarsi sotto era ancora troppa.

My Partner in Crime 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora