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Essere una donna giornalista in Russia non era per nulla facile.

Olga aveva incontrato tante difficoltà nella sua vita. Aveva deluso suo padre decidendo di non sposare l'uomo che aveva scelto per lei. Era stato difficile inserirsi in quel mondo, ed ora, la sua difficoltà era quella di essere una brava giornalista in un contesto così corrotto.

Raccontare la verità era un atto di coraggio, un atto che avrebbe potuto anche costarle la vita.

Aveva già ricevuto diverse minacce per una serie di articoli di inchiesta riguardo ad un parlamentare.

Invece di correggere il tiro, la donna si era fatta ancora più ambiziosa: il suo nuovo obiettivo era la Chiesa.

Inizialmente, aveva iniziato ad indagare nel suo tempo libero, sulle segnalazioni che di tanto in tanto il giornale riceveva e puntualmente ignorava.

Approfondendo quelle segnalazioni, una destò il suo scalpore.

Era una donna che sosteneva suo marito fosse scomparso, dopo essersi recato nella chiesa di Sant'Eufemia a San Pietroburgo.

Aveva già sentito parlare di quella chiesa, pensò.

Andò a controllare nei registri elettronici del giornale, e trovò un articolo di dieci anni prima, che adesso ricordò di aver già letto.

In quella chiesa era avvenuta un'allucinazione collettiva.

I fedeli lì presenti si erano convinti che un ragazzino fosse stato posseduto da Gesù.

Non era molto, ma questo collegamento bastò a suscitare l'interesse di Olga: doveva informarsi.

Si segnò i dati della persona che aveva fatto la segnalazione. Era già tardi e occorreva che tornasse a casa per dare da mangiare al suo gatto.

La donna infatti viveva da sola, con il suo gatto Neko, nome un po' banale, dato che in giapponese significava appunto gatto.

Quella sera, dopo aver soddisfatto i bisogni di Neko ed aver consumato un breve pasto preconfezionato, Olga si sedette in veranda, accese una sigaretta e iniziò a rilassarsi mentre leggeva l'articolo riguardante la chiesa.

Prese poi il telefono e chiamò la vedova.

Non le disse per quale giornale lavorava, si sarebbe solo messa nei guai.

La signora, ormai consumata dal dolore di non conoscere la verità, accettò che la giornalista andasse a trovarla.

Soddisfatta, Olga chiuse la telefonata.

Era questo quello che immaginava quando si era iscritta alla scuola di giornalismo, non erano certo le notizie preconfezionate che le incaricavano di scrivere al giornale. Quelle, non potevano nemmeno definirsi notizie, non informavano né infastidivano nessuno. Tanto valeva scrivere del gossip.

Chiuse per bene le porte ed attivò l'allarme di sicurezza prima di mettersi a dormire.

Il giorno dopo, la giornalista si recò dalla signora.

Era una donna di mezz'età dall'aspetto trascurato, capelli ormai ingrigiti e rughe che le si erano andate formando soprattutto per la preoccupazione.

Nonostante le circostanze, la sua gentilezza era rimasta invariata: aveva preparato tè e biscotti per la sua ospite.

Olga si accomodò e sorseggiò il tè trovando scortese rifiutare.

Cercò di metterla a suo agio, scambiando due chiacchiere prima di entrare nel vivo dell'argomento.

La signora cominciò il suo racconto.

Il marito era un uomo molto religioso, e spesso andava in quella chiesa per confessarsi.

My Partner in Crime 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora