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Su di un vassoio c'era una ciotola con della pasta in brodo, una fettina di pane ed una mela. Nikolai stava portando il vassoio.

Esercitandosi come gli aveva proposto Fyodor, con la mano staccata dal corpo reggeva il vassoio mentre camminava.

Stava diventando bravo nell'utilizzo della propria abilità.

Aveva dovuto imparare come staccare e riattaccare le parti del corpo a piacimento. Superato quello step aveva dovuto imparare a controllare i movimenti della parte staccata e del resto del corpo in maniera sincrona.

All'inizio faceva cadere i vassoi, oppure camminava in una direzione mentre la sua mano andava dal lato opposto del corridoio.

Adesso, anche se doveva controllarla a vista, la mano staccata gli obbediva e sapeva anche tenere in equilibrio diversi oggetti.

Attraversò lo spiazzale dove si trovava la zona del pranzo e raggiunse la sua roulotte.

Lì infatti, c'era Dazai a riposare nel suo letto.

Erano passati due giorni dall'incidente della gabbia, nessuno aveva idea di come il ragazzo avesse potuto finire intrappolato lassù, Dazai non aveva dato loro spiegazioni.

Da allora si era rinchiuso nella roulotte e si alzava dal letto solo per andare in bagno.

Nikolai gli aveva portato il pranzo tutti e due giorni, ed ogni volta la sera aveva ritirato i vassoi col cibo che non era stato nemmeno toccato.

Fyodor gli aveva chiesto di tenere sotto controllo l'armadietto delle medicine che avevano in bagno, ed infatti aveva notato il biondo, che alcuni tranquillanti, di quelli che prendeva lui stesso quando non riusciva a dormire, erano spariti.

Si vedeva che stava male, ma Nikolai non sapeva come aiutarlo.

"Dovresti sforzarti di mangiare qualcosa" gli poggiò il vassoio sul minuscolo comodino che condividevano tutti e tre gli ospiti di quella stanza.

"Perché non mi lasci morire e basta?".

Nikolai lo osservò, aveva il viso stanco, come se quei giorni passati a letto non lo avessero affatto aiutato a riposare.

Fyodor, che in teoria era suo amico, non si era nemmeno sforzato di parlargli.

"Morire... potrebbe essere liberatorio. Ma credo che per te sia più una resa".

Anche se non era stato detto chiaramente, Nikolai aveva intuito che l'incidente della gabbia fosse colpa di qualcuno che era ostile a Dazai.

Il moro sbuffò nervoso.

"Perché ogni volta che voglio mollare, qualcuno mi dice questa cosa? Non voglio mica perdere".

Si mise a sedere.

"Devo risolvere questa storia e andarmene" mormorò tra sé e sé "stare qui non mi fa bene, non mi fa bene per niente".

Nella chiesa russa, l'incendio di Sant'Eufemia era stata una notizia molto chiacchierata. C'era chi conosceva di persona il Sacerdote incarcerato e giurava che non avrebbe fatto del male ad una mosca e chi invece non aveva mai creduto fino in fondo alla sua fede.

Il cardinale Koch, che spesso aveva visitato quella chiesa e che sapeva che padre Iari tendeva ad attirare troppi fedeli con gravi peccati, intuiva che sotto ci fosse qualcos'altro.

Aveva conosciuto personalmente anche Fyodor, ed al pari di tutti gli altri, riteneva fosse un ragazzo molto devoto e che sarebbe diventato un ottimo padre.

My Partner in Crime 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora