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Se un giorno riuscissi ad ottenere

tutto quello che desidero.

Sarei davvero libero?

Cosa è, davvero, la libertà?

Ancora oggi non lo so,

ma so che quando avrò questa risposta,

allora saprò cosa fare per essere davvero libero.

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Sospeso a mezz'aria, Nikolai Gogol, si sentiva quanto più vicino possibile ad essere libero.

Si trovava a testa in giù, solo le gambe a reggerlo sul cerchio di metallo appeso al soffitto e tenuto da cinghie e moschettoni, i capelli biondo platino, legati in una treccia che cadeva verso il basso, spostandosi insieme a lui mentre eseguiva figure sia statiche che in rotazione.

Chiuse gli occhi, e si lanciò, apparentemente nel vuoto, atterrando sopra ad un'enorme gabbia per uccelli. Lentamente la gabbia venne fatta scendere fino al pavimento, permettendogli di tornare a terra.

Alcune persone gli fecero un applauso, Nikolai sorrise, incerto, cercando nei loro occhi l'approvazione.

Ad applaudire erano i suoi collaboratori, si trattava infatti di un'esercitazione per uno spettacolo.

Quel numero, lo avevano ripetuto dieci volte solo quella giornata.

Nello spettacolo finale, mentre del fumo scenografico di colore rosso, le luci del palco si sarebbero su un Nikolai chiuso nella gabbia, che grazie ad una corda recuperava la piccola chiave per liberarsi nel mentre la gabbia veniva sollevata verso il soffitto.

Da lì, si sarebbe dovuto spostare verso il cerchio per eseguire una danza aerea con la musica che lo accompagnava.

Nikolai si stava impegnando molto per quello spettacolo, del quale aveva suggerito l'idea.

Per giorni e giorni si era esercitato, riportando diversi lividi su tutto il corpo. Ciò che più gli aveva causato problemi, era stato il passaggio del lanciarsi ad occhi chiusi sulla gabbia.

I suoi movimenti erano dettati dalla paura di cadere.

Se voleva fare bene questo lavoro e lo voleva con tutto sé stesso, allora doveva liberarsene.

L'aria doveva diventare il suo spazio, ciò che temeva doveva diventare per lui una zona di comfort.

Quella era la prima volta che eseguiva bene quel numero.

Contento, sorrise e ringraziò i collaboratori.

Si avvicinò ad un uomo che se ne stava seduto sugli spalti in disparte ad osservarlo.

Quell'uomo era Fabrizio, l'uomo che lo aveva reso ciò che era.

Quando, anni prima, aveva preso possesso del suo corpo, Nikolai, da persona normale e perfettamente sana, era impazzito.

Relegato in un angolo della sua mente, costretto a vedere un'altra persona vivere al posto suo senza poter fare nulla, aveva iniziato a chiedersi se quella in cui avesse vissuto fino a quel momento fosse davvero la realtà o se si trattasse solo di un sogno ed era quello il mondo reale.

Si chiese se non fosse altro che una marionetta, della quale qualcun altro muovesse i fili, se non lo fossero tutte le persone in realtà ed iniziò a cercare di capire come liberarsi da quel controllo.

Non solo dalla persona che stava agendo liberamente al posto suo, che mangiava, che beveva, che si allontanava dalla sua famiglia e spezzava tutti i legami che aveva creato fino ad allora lasciandolo in futuro, se avesse recuperato il suo corpo, completamente da solo.

My Partner in Crime 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora