3. You lost and found me

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Alexander e Victoria, 8 anni.
Lincoln Elementary School, Little Falls, Nj

"Bambini ascoltatemi bene, oggi vi presenterò tre nuovi compagnetti di classe. Vengono dalla Paterson Public School e noi li accoglieremo nel migliore dei modi. Facciamo un applauso ai nostri nuovi amici"

Tutti i bambini della classe si ammutolirono, erano terrorizzati nel sapere che i nuovi arrivati arrivassero dal quartiere più pericoloso dello stato.
Paterson distava solo dieci minuti dalla ricca Little Falls, ma purtroppo la vita li risultava molto più difficile della nostra.
I genitori ci raccomandavano di non giocare mai con nessun bambino di Paterson, di non frequentare nessuno di loro a scuola e soprattutto di non accettare un loro invito a casa.
Erano considerati dei reietti, ma io ero una bambina curiosa, mi piacevano le storie senza lieto fine e il pericolo mi attraeva.

"Entrate pure!" disse euforica la maestra.
Come tre anatroccoli in fila i nuovi bambini si disposero davanti la cattedra.
"Bambini loro sono Mike, Tayler e Alexander! Volete fare qualche domanda? Per conoscerci meglio, vi va?"

I loro occhi erano stanchi, segnati da infinite notti insonni, i loro corpicini erano scheletrici e le mani sporche di fango. Li osservavo incantata, erano tutti e tre bellissimi, nonostante le scarpe logorate e i grembiuli sgualciti.

Percepivo il loro disagio dettato dal nuovo ambiente e dal giudizio che gravitava sulle loro spalle.

Nessuno fece domande, erano tutti disgustati dalla loro presenza.
Li guardavano come se fossero lo scarto della società, come se non meritassero la loro confidenza.

Ma io non ero così, provavo compassione per loro.
I tre erano terrorizzati dallo sguardo inquisitorio degli altri bambini, sapevano già che sarebbero stati giudicati per il loro status sociale.
Mi armai di coraggio e alzai la mano.

"Cosa vuoi chiedere Vicky?" Mi indicò la maestra con un sorriso dolce.

"Volevo presentarmi maestra.
Io mi chiamo Victoria America Turdo, ho 8 anni, amo leggere e mi piace tanto ascoltare nuove storie. Spero tanto che me ne racconterete una, ovviamente quando vorrete.
Il mio sogno nel cassetto è diventare una giornalista, quindi mi scuso in anticipo per le tante domande che vi farò."
sorrisi a tutti e tre, nonostante i miei canini mancanti.

Nessuno di loro rispose, mi guardavano come se fossi pazza. Molto probabilmente non erano abituati a ricevere attenzioni dai bambini di altri quartieri.

Il mio sorriso si spense e abbassai lo sguardo mortificata per questa reazione.
Mi sedetti di nuovo sulla piccola sedia e poggiai i gomiti sul banchetto...
Fino a quando uno di loro prese parola.

"Mi chiamo Alexander Evans, anch'io ho 8 anni, amo il football e studiare le stelle.
Ho tantissime storie da raccontare, se vuoi potremmo iniziare oggi.
Non so se riuscirò a rispondere a tutte le tue domande, ma potrei provarci."
mi rispose in modo impacciato con le mani tremanti.

Gli sorrisi entusiasta, ero al settimo cielo.

Lui arrossì imbarazzato e notai un piccolo sorriso farsi spazio sul viso scarno.

C'era tanto lavoro da fare, ma non mi sarei arresa, mai.

Oggi

"Finalmente, piccola Antares".
Tre parole hanno mandato la mia sanità mentale a farsi fottere.

Da bambina amavo quel nome, era speciale perché era solo per me.
Gli chiedevo sempre da dove l'avesse tirato fuori, ma non mi ha mai dato una spiegazione.

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