4. Let's start from the end line

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Victoria's pov

Non avrei mai immaginato un inizio così turbolento, anzi non avrei mai immaginato di rivederlo.

Dopo l'enorme shock di stamattina, sorseggio in silenzio il mio tè caldo in caffetteria con i miei amici. Avevano deciso di rimandare la loro inquisizione a più tardi, ho espressamente chiesto un attimo di pace per me stessa.

Per sei anni della mia vita ho messo cuore e sentimenti in stand-by, promettendomi di non cedere mai all'amore, perchè quel bastardo mi aveva tolto tutto.

Amavo mio padre, era stato il primo amore della mia vita. Cercavo in tutti i modi di attirare la sua attenzione e grazie a lui mi sono innamorata del football. Volevo essere una giornalista della NFL per portarlo con me a tutte le partite e renderlo fiero nel vedermi a bordo campo con il microfono in mano e i suoi giocatori preferiti affianco.
Una mattina aveva ben deciso di abbandonarci, senza salutarci o darci spiegazioni.
Lo aspettavo dietro la finestra della mia cameretta nella speranza che tornasse per vedere qualche partita del campionato insieme.

All'età di otto anni incontrai Alexander.
Non me ne fregava nulla della sua vita orribile, della sua casa fatiscente e dei vestiti logorati, io lo amavo e basta.
Amavo la sua ostinazione nel voler cambiare vita, amavo quando mi portava in moto promettendomi che non mi sarebbe mai successo nulla, amavo quando sedevamo sul tetto pericolante di casa sua ad osservare le stelle.
Amavo quando mi portava a Willmore Park a mangiare un hot dog sotto la nostra quercia, a volte ne compravamo uno per due perché lui respingeva tutti i miei tentativi di pagare, nonostante non avesse un dollaro in tasca.
Amavo quando veniva a casa nostra per guardare il Superball insieme, perché sapeva quanto io soffrissi.
A me ed Alexander bastava questo ed io non mi ero mai sentita così viva in vita mia.

Una notte come le altre avevo perso anche lui, proprio quando avevo capito che la nostra non era una semplice amicizia.

Da quel momento in poi troncai qualsiasi rapporto con l'amore per la paura che se avessi amato avrei rivissuto tutto a capo, come se fossi destinata ad essere abbandonata dal mondo intero.

"Vic, vuoi fumare?" mi chiede Betty dolcemente, passando una mano sul mio viso.

"Si, ne ho bisogno"

Esco fuori dalla caffetteria accompagnata dalla mia amica, l'aria fresca del tardo pomeriggio mi fa rabbrividire e mi costringe a sfregare la mani tra loro. Infilo la sigaretta tra le labbra e ispiro il fumo rilassandomi.

"Non ti farò domande te lo prometto, in fondo non c'è nulla da spiegare" pronuncia Betty  abbassando lo sguardo ai suoi piedi.

"In che senso ''non c'è nulla da spiegare''? Non ti seguo B." Chiedo confusa.

"Vado dritta al punto Vic.
Ho capito che fosse l'Alexander di cui mi hai parlato nel momento in cui i vostri occhi si sono incrociati, non ti avevo mai vista così emotivamente coinvolta. Sei sempre stata sfuggente riguardo le relazioni, hai sempre preferito il piacere carnale all'amore. Tutte le volte che tornavi a casa dopo un appuntamento ripetevi che nessuno fosse all'altezza, trovavi una scusa o un difetto, a parer mio superficiale, per bidonare ogni ragazzo. Io credo che inconsapevolmente lui sia sempre stato il tuo metro di paragone, per questo non sei mai andata oltre. Hai sempre cercato una particella della sua essenza negli altri, fallendo miseramente"

Indica il tavolo dei nostri amici.

"Guarda Kai, è cotto di te dal primo istante che ti ha vista. Gli hai concesso la tua verginità in un momento di debolezza, continui a divertirti e ci sta tutta per carità, lungi da me giudicarti ma...
Quando la passione arde, nei tuoi pensieri rimbomba un solo nome, e non è quello di Kai."

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