12. Oh, but I'm here now baby

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Sono viva e vegeta, ma i miei esami universitari hanno stravolto i piani.
Fino a luglio non riuscirò ad essere attiva come prima, ma spero comprendiate.
Non voglio darvi capitoli banali, per questo preferisco attendere.

Vi chiedo scusa e..

Sono tornati.❤️

Thomas's PoV

I'll give you a ride to hell.

Coglione.

Basterebbe una sola parola per descrivermi.
Vederla lì, avvinghiata a quello stronzo con il culo tra le sue mani mi ha mandato fuori di testa ma a peggiorare la situazione è stato scoprire che lei fosse d'accordo.

Voleva farmela pagare con la stessa moneta? Ci era riuscita cazzo.

Busso alla porta di Alex con insistenza e aspetto qualche minuto.

«Dammi le chiavi della macchina. »

Alex mi guarda inespressivo, si limita solo ad appoggiare una spalla al muro e a mettere le braccia conserte.

«Potresti prestarmi la macchina per favore? » Ritento.

«Dove devi andare? »

«Mia madre si chiama Grace, non Alexander.» Borbotto annoiato chiudendo gli occhi.

«E queste sono le chiavi della mia macchina.» Continua ad avere un'espressione seria mentre mi sventola le chiavi della macchina in faccia

«Voglio fare un giro con Betty e sistemare le cose. Sei contento adesso? »

Mi squadra dalla testa ai piedi e solo dopo un'infinità di secondi mi rivolge un mezzo sorriso. È lunatico come pochi.

«Scopa in macchina e ti faccio lavare i sedili con la lingua.»
Mi sbatte con forza le chiavi della macchina sul petto e gli faccio un cenno con la testa per ringraziarlo, beccandomi una delle sue occhiate annoiate.

Esco dalla stanza e scendo le scale di fretta, non prendo ascensori da solo, non mi fido.

Ho chiesto a mia sorella se Betty fosse in camera, mi ha confessato solo dopo un quarto d'ora di preghiere e suppliche di essere al bar del primo piano.
Mia sorella quando vuole sa essere irritante come pochi.

Arrivo di fronte alla porta del bar dove facciamo colazione, ma quando la apro è tutto buio.

I tavoli sono perfettamente ordinati e sparecchiati, il bancone lucido e i macchinari spenti.
C'è così tanto silenzio da pensare di tornare indietro per cercarla da un'altra parte.

Ispeziono la sala e noto la tenda di una delle portefinestre muoversi a causa del vento. Mi avvicino piano piano e quando scosto la tenda mi accorgo di una figura ben nota rannicchiata su una sedia con una tazza fumante.

La osservo per qualche minuto mentre uno strano formicolio mi percorre la schiena.

Ha gli occhi puntati verso la tazza fumante, le ginocchia al petto e un'espressione malinconica in viso. Le unghie battono sulla ceramica e ogni tanto sorseggia la bevanda strizzando gli occhi perché troppo calda.

Apro la portafinestra e mi siedo accanto a lei cogliendola di sorpresa. Ci guardiamo per qualche secondo ma lei interrompe quel contatto immediatamente.

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