IX

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Alex's pov
Le giornate passavano, ed io e Giorgio ci amavamo sempre di più. Man mano che il tempo scorreva finalmente arrivò la fine dell'anno scolastico. Grazie al mio fidanzato non avevo nessuna materia sotto, e finalmente avrei potuto passare l'estate con Giorgio senza farmi troppe paranoie. Ma proprio il primo giorno di vancanza successe qualcosa che me le rovinò.
Ero sul letto, ed era circa mezzogiorno. Mi ero appena svegliato, tutta colpa del campanello. Mi alzai dal letto e scesi ad aprire la porta. Davanti mi trovai Giorgio e subito sorrisi.
<<Hey amore.>> Abbassò subito lo sguardo.
<<Ciao Alex...>> Sembrava strano e volevo farlo sentire meglio.
<<Oh, hey, tutt'ok?>> Il ragazzo annuì. Notai subito che sull'occhio aveva un livido e subito mi preoccupai, pensando che chiunque gli avesse fatto del male non ne sarebbe uscito vivo.
<<Cos'hai fatto all'occhio?>>
<<Nulla... Sono solo caduto... Ma devo parlarti... È importante.>> Non credevo alla cazzata del "sono solo caduto" ma feci finta di si.
<<Uhm... Certo. Entra e mi dici tutto.>> Mentre parlavo l'osservai bene, e notai che in mano teneva una busta.
<<Senti Alex, ti lascio.>> A quelle parole il mondo si fermò. Giorgio voleva lasciarmi? Perché? Cosa avevo fatto?
Le paranoie presero il sopravvento della mia mente e dalle mie labbra riuscì ad uscire soltanto un "cosa?" Ma lo dissi con un tono di voce così basso che mi stupii quando ebbi la sua risposta.
<<Perché non mi piaci più Alex... Forse... Forse non mi sei neanche mai piaciuto.>> Il mio cuore si frantumò e facevo fatica a trattenere le lacrime. <<Ti ho portato le tue felpe... Mi dispiace...>> Mi diede la busta e se ne andò. Rimasi sull'uscio della porta per qualche minuto, e appena la chiusi scoppiai in lacrime. Non volevo finisse così, non doveva finire così. Quel giorno corsi in camera mia e rimasi lì per tutta la giornata, non pranzai né cenai, Fede passò a capire cosa fosse successo, ma non volevo parlare con nessuno, così mi lasciò un piatto con qualcosa da mangiare e se ne andò. Mi alzai soltanto per prendere il pacchetto di sigarette che stava nella tasca di una mia felpa appoggiata sulla scrivania. Misi la sigaretta tra le labbra ed accesi l'accendino. Ma appena lo avvicinai alla sigaretta lo spensi e la tolsi dalla bocca. Lo feci perché mi vennero in mente le parole di Giorgio ogni volta che fumavo. Odiava quando lo facevo, così da quel giorno decisi di trattenermi all'impulso di farmi un tiro. Lo feci solo per Giorgio, per sentirlo più vicino a me. Sembrerò sottone -e per lui ammetto di esserlo, ed anche troppo- ma non mi interessa, ero innamorato perso di Giorgio, ed avrei fatto la qualunque per riaverlo.

Giorgio's pov
Era ormai estate. La scuola era finita da poco ed ero finalmente libero da compiti, interrogazioni e verifiche. Avrei voluto godermi l'estate con Alex, ma Ivan me lo impedì. Col passare del tempo il ragazzo divenne sempre più tossico. Un giorno iniziò a picchiarmi e a minacciarmi, dicendo che se non avessi fatto ciò che mi diceva avrebbe rovinato la mia vita. Inutile dire che in un modo o nell'altro lo fece comunque.
Quel giorno, mi chiamò dicendomi di andare a casa sua e non me lo feci ripetere due volte.  Andai di fretta da lui, e la prima cosa che fece appena arrivai fu baciarmi. Odiavo quando lo faceva -e si, lo facrva spesso-, infatti non lo ricambiai neanche, e ad Ivan non piacque il fatto che non ricambiai e mi tirò un pugno all'occhio. Fece male, ma non osai fiatare.
<<Devi lasciare Alex.>> Disse ad un certo punto lui. Io sgranai gli occhi, ma neanche in quel momento parlai. Mi limitai a guardarlo con gli occhi lucidi, sia per il dolore del pugno, sia per il pensiero di dover lasciare il mio fidanzato.
<<Mi hai sentito o sei sordo? Adesso sei il mio ragazzo, quindi va a lasciare Alex e poi torna qui.>> Ivan sottolineo la parola "mio". Io abbassai lo sguardo e lui continuò alzando ancora un po' la voce: <<Hai capito, si o no? Lascia Alex, oppure giuro che lo ammazzo.>> Annuii velocemente e corsi subito a casa di Alex. Nel tragitto passai da casa mia, presi tutte le felpe che il ragazzo mi aveva dato -e con tutte intendo anche quella che avevo addosso in quel momento-, le misi in una busta e poi mi diressi verso casa sua. Arrivato lì, suonai il citofono. Ci volle un po', fu Alex stesso ad aprirmi la porta. Feci un respiro profondo ed iniziai a parlare. Il ragazzo non capii subito, ma appena glielo dissi chiaramente vidi i suoi occhi farsi lucidi e la sua voce abbassarsi e diventare tremolante. Non avrei mai voluto vederlo così, ma dovevo farlo. Avevo paura che Ivan potesse fargli del male. Lo lasciai, gli diedi le sue felpe e me ne andai, trattenendomi dall'impulso di tornare sui miei passi e abbracciarlo così forte da non farlo quasi respirare. Ma non potevo, anzi, non volevo. E non volevo perché avevo paura, e non per la mia vita, ma per la sua. Perché ad essere sincero, della mia vita non mi interessava ormai da tempo.

¿ʜᴀᴘᴘʏ ʙɪʀᴛʜᴅᴀʏ? ~thebadnauts~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora