- Vetro -

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(T/N)'s POV

Sono qui, sul divano, con la gota ancora dolente e le lacrime agli occhi, sola nel salotto mentre il mio fidanzato cucina, e non so nemmeno cosa. Non sono immobile a piangere per il fatto che mi fa male la guancia, ma perché mi sento... Stupida? Non so. Forse lo sono per il fatto che Alessandro mi aveva invitata a non andare a scuola oggi per stare con lui, e io non gli ho dato retta, così ne ho pagato le conseguenze. O forse lo sono perché sono stata avvertita dai miei amici più stretti e non li ho ascoltati perché mi sono fidata delle parole del mio ragazzo. Ma oltre che questo, c'è anche il fatto che sono arrabbiata con lui. Intendo dire, sembra che io sia di sua proprietà, sembra che quello che lui dice, per forza, deve essere eseguito, e il fatto avermi picchiata appena tornata mi fa riflettere. So che spesso se mi tratta male è per farmi sentire più grande, perché sono piccola alla fine per lui e vuole cancellare il dislivello della nostra età in quel modo, ma penso che se una ragazza di vent'anni venisse schiaffeggiata, questa non ne sarebbe contenta.

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Dopo mezz'oretta, che sento il telefono vibrare diverse volte senza che questo attiri minimamente la mia attenzione, giunge in salotto Alessandro, con due piatti, uno colmo di purè, polpette e cavolfiori, e l'altro letteralmente dimezzato rispetto a quello descritto. Chiaramente a me spetta il piatto meno sostanzioso, ma mi va bene così, tutto questo pensare mi ha tolto l'appetito. Alessandro si siede sul divano affianco a me, e comincia a mangiare nervosamente, portando la forchetta alle labbra freneticamente, ma dopo pochi bocconi si ferma e poggia la forchetta nel suo piatto girando la testa verso di me. Io nemmeno avevo cominciato a cibarmi, e appena noto il suo sguardo fisso sul mio viso, mi volto verso di lui, che comincia a parlarmi dolcemente.
"Ascoltami, so come ti senti, però io mi sono sentito tradito in un certo senso. Non inteso come se Andrea sia il tuo amante, ma nel senso che ci eravamo promessi di starci affianco l'uno all'altra se avessimo avuto bisogno di qualcosa. E io avevo bisogno che oggi stessi un po' con me. Ho perso il lavoro, capisci? È un problema per me."
Queste sue parole sembrano smuovere qualcosa dentro di me, ma non lo giustifica per quello che è successo mezz'ora fa.
"Mi hai dato una sberla, Ale'.", lo guardo negli occhi impassibile al suo discorso.
"Amore, lo so, scusami, ho sbagliato. Non ci ho nemmeno pensato, non volevo darti uno schiaffo, sono serio. Non voglio farti del male, anzi mi sento terribilmente in colpa per averti dato uno schiaffo. Ti prego, scusa."
Il suo tono di voce è dolce, accogliente, caldo, e rassicurante. Sulla guancia che prima aveva subito l'impatto della sua mano, in questo momento proprio la stessa mano mi dona una lieve carezza con due dita che mi sfiorano la pelle. Alessandro posa il suo piatto sul tavolinetto basso davanti a noi, e mi bacia la guancia con premura. Gli lascio fare tutto questo, e le sue labbra si spostano vicino al mio orecchio che percepisce le sue parole in un sussurro: "Io ti amo, (T/N). E ti amerò per sempre."
Sento come se il mio corpo si sciogliesse, diventasse morbido. La rigidità che il mio corpo si era imposta in precedenza per via della manata sul mio viso si è assolta, e ora il mio cuore si è aperto. Sposta di nuovo le sue labbra, e questa volta le lascia coincidere con le mie. Alessandro mi bacia, ma lo fa quasi chiedendomi il consenso di farlo senza parlare, mi bacia con cautela, come se potessi danneggiarmi da un momento all'altro. Entrambi dimentichiamo di dover cenare, e io chiudo gli occhi per rendere tutto una sorpresa, per assaporare questo affetto che non ho mai provato. Vengo sdraiata dolcemente sul divano sotto di lui, e il bacio si preme ancora di più, le labbra giocano tra di loro, e le grandi mani di Alessandro, che prima mi reggevano la nuca, adesso stanno scivolando piano piano sul seno vestito, sulla pancia, e infine si ferma poco prima della mia intimità ancora nelle sue vesti.
"Ale', lo voglio.", ansimo silenziosamente affermando ciò che penso.
Lui sorride, ma anziché continuare il suo gesto preferisce togliermi la felpa, il top, i pantaloni della tuta, e infine reggiseno e mutande, mentre anche io ho fatto la mia parte denudando il suo corpo. È la mia prima volta. La prima volta che mi apro così tanto con lui. In un anno non ci siamo mai spinti oltre al bacio, non mi sentivo pronta, ma oggi, anche se Alessandro mi ha ferita, sento un'attrazione nei suoi confronti che non riesco a fermare.

~ 𝑆𝑐𝑎𝑟𝑝𝑒 𝑅𝑜𝑠𝑠𝑒 ~ 𝑆ℎ𝑖𝑣𝑎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora