Alessandro's Pov.
Lo odio. Le dò il permesso di fare tante cose, troppe forse, e ho lasciato scivolare il fatto che Andrea e (T/N) fossero migliori amici. Ma ogni volta per me è come mi dessi da solo in pasto ai leoni. Non posso sopportare per molto il fatto che loro escano ancora, non so come io stia riuscendo a controllarmi, ma io so che se dovesse succedere qualcosa tra loro due potrei uscire di testa. Però devo stare calmo. Anche se non mi riesce a pieno, faccio a (T/N) un cenno con la testa di affermazione alla sua domanda, sul voler uscire con Andrea domani.
Prima di asciugarmi e mettermi comodo per andare a dormire mi giro di spalle rispetto a lei, e silenziosamente faccio un respiro profondo. 'Calmati. Non rovinare tutto. Sta andando tutto bene se ci pensi'. Mi ripeto internamente queste frasi, e funziona, riesco a rilassarmi. Mi preparo per andare a letto, metto una vecchia felpa grigia senza cappuccio e una vecchia tuta dei pantaloni del medesimo colore del pezzo sopra, e mi infilo sotto le coperte. Nella mia testa cerco di far frullare le frasi rassicuranti che la coscienza mi stava tramandando in precedenza. Dò la buonanotte a (T/N), e le stampo un leggero bacio sulle labbra, poi sulla fronte e sulla guancia, così lei poi si avvinghia a me.
-
(T/N) è a scuola in questo momento, sono le nove di mattina, e fuori non fa così freddo per essere ancora inverno, c'è anche il sole. Ho il cervello in confusione, ho una lotta interiore in corso tra la parte razionale della mia coscienza e la zona istintiva. È una guerra rumorosa, si sente 'Lascia correre.' e subito dopo 'Ammazzalo.'.
'Respira.', poi 'Spacca tutto.'.
'Ragiona.', 'Urla.'.
'Distraiti', 'Vai a cercarlo'.
Dal divano sul quale sono seduto mi metto le mani nei capelli, le dita si intrecciano ad essi, e il respiro diventa irregolare, affrettato e affannato. Serro i denti, e poi libero un grido di frustrazione. Resisto ancora, ma vorrei distruggere casa in questo momento, prendere gli oggetti e lanciarli contro al muro. Comincio a piangere.
Perché? Perché devo essere così? Un fiume in piena. Per mezz'ora continuo a urlare, urla di strazio, urla di sfogo, grida di rabbia, mentre mi alzo dal divano e cammino per la stanza come un leone nella gabbia, fino a che non mi cedono le gambe, e picchio le ginocchia sul pavimento ghiaccio.
Calma, silenzio, e solitudine.
Alla tempesta segue il sereno.
Sono morto nella mia guerra.
Ma adesso rinasco.-
Ho passato la giornata al computer per svolgere delle consegne per il mio nuovo lavoro, che è una palla immane. Questo mi ha aiutato a distrarmi da quello che ha scatenato l'Inferno dentro di me. Le mie dita battono sulle tessere della tastiera, gli occhi viaggiano sullo schermo del portatile che mi trafigge le retine degli occhi. Dalle undici del mattino, dopo il mio disastro, mi sono rifugiato nel lavoro e anche se è una follia pensarlo, mi sta tranquillizzando.
Continuo a scrivere fino a che non sento il campanello: (T/N) è tornata.
Mi alzo, apro cancellino e porta di ingresso e mi rintano nuovamente nel mio mestiere, totalmente assorto in esso.
Sono calmo in questo momento, ormai non ho più nulla che il mio cervello categorizzi come una minaccia per me. Scrivo, scrivo e scrivo, non percepisco niente nelle mie vicinanze, ma ad un tratto sento la sua soave voce riecheggiare tra le mura della casa:
"Ale'!?"
"Ah, ma sei entrata allora!", ero talmente immerso nel mio testo che non ho sentito nemmeno l'aprirsi e il chiudersi della porta.
"Dove sei?"
"In cucina, non ti ho sentita."
Lei entra nel mio luogo di lavoro, e mi sento in dovere di chiederle di perdonarmi.
"Scusami se non ti ho salutata, sto finendo una cosa per lavoro."
"Ah, cos'è?"
"Mah, burocrazia di merda. Ho quasi finito. Vieni qua, dammi un bacio."
Il suo sorriso mi illumina e mi stampa un bacio dolce come lei sulle labbra.
"Ti sei divertita?"
"Moltissimo!", risponde con gioia.
(T/N) comincia a cucinare qualcosa, mentre io procedo le mie scritture al PC. Dopo pochi minuti concludo il mio compito.
Mi alzo dalla sedia, abbraccio la mia donna da dietro e le dono un dolce bacio sul collo, sussurrandole all'orecchio: "Sei un tesoro.", per via del suo immediato gesto nel cucinare qualcosa per entrambi.
Subito dopo mi dirigo in camera, decido di cambiarmi e di mettere direttamente il pigiama. Apro la mia anta dell'armadio prendo due indumenti comodi e lo richiudo.
Per sdebitarmi con il gesto di (T/N) che si sta disturbando a cucinare per tutti e due, io decido di mettere in ordine il suo armadio, dal momento che è sempre molto disordinata.
Non appena apro scorgo un sacchetto di carta molto grande in tutto il suo casino di vestiti. Curioso, lo prendo, e noto che dentro ad esso si cela una scatola di un paio di scarpe. La apro e il sangue comincia a farsi più caldo nelle mie vene.
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~ 𝑆𝑐𝑎𝑟𝑝𝑒 𝑅𝑜𝑠𝑠𝑒 ~ 𝑆ℎ𝑖𝑣𝑎
FanfictionATTENZIONE: questa storia tratta temi delicati: se ne sente parlare ogni giorno, di donne che vengono abusate, sfruttate, picchiate, minacciate, violentate e molto altro. Quindi questa storia serve alle ragazze che non sanno dire di no. Che non sann...