24-...sento un vuoto nel petto

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-Vorrei una soluzione per ogni parola che mi dici
Vorrei riuscire a guarire le tue cicatrici
Che son giorni che non vedi la luce
E non ti alzi dal letto e pensi a quando eravamo felici
È così brutto essere soli
Problemi con la depressione e con i genitori
E tutte quelle volte che mi hai dato la tua felpa
Che in tasca aveva i guai di una vita che ti stava troppo stretta
E adesso guardo le stelle senza di te
Perché tu pensi che sia meglio esternarsi.

Cicatrici, Ariete ft. Madame-

Magnolia

Cinque anni fa

Mi fa male il petto come se un cecchino mi avesse piantato un proiettile nel cuore.

Un cecchino piuttosto bravo, oserei aggiungere.

Mi sento una ragazzina stupida, perché per due giorni non ho avuto nemmeno la forza di alzarmi dal letto.

Devo ringraziare il cielo che i miei nonni passeranno il resto del weekend nella casetta in campagna a un'ora da qui, dato che vogliono venderla e devono apportare delle modifiche entro la fine dell'estate.

Continuo a fissare il soffitto come se potesse rispondere a tutte le domande che mi vorticano in testa.

Vivo nel secondo girone dei dannati, quello in cui quello stronzo di Dante fa vorticare le anime in una tempesta come fossero foglie al vento, da troppe ore.

So che non cambierà nulla, ma mi concedo di crogiolarmi nel mio dolore.

Qualunque cosa faccia ultimamente, mi ricorda Michael.

Accendo il telefono, e nella galleria trovo le nostre foto. Provo a mangiare, e mi ricordo di tutte le volte in cui era lui ad aiutarmi con il cibo. Mi guardo allo specchio...e non vedo nulla.

Sono il fantasma di me stessa.

Ho sempre pensate di riuscire a curare il dolore con il dolore stesso, ma credo di starmi ricredendo. Fa solo maledettamente male questa situazione.

Il mio telefono squilla per l'ennesima volta da stamattina ma, prima che possa spegnerlo senza controllare il mittente, decido di dargli un'occhiata.

È mia nonna.

Be', ho fatto bene a controllare...se non le avessi riposto, avrei sentito la sua ramanzina fino alla mia casa in città.

"Ciao, nonna." saluto, provando a mantenere il tono più normale possibile, mettendo da parte i singhiozzi per un po'.

"Ciao, amore. Come stai?"

"Va tutto bene. Lì?"

Sì, okay, ho detto una bugia bella e buona, ma stavolta è davvero per una buona causa.

"Noi stiamo bene, ma mi servirebbe un favore. Dovresti portare a Rosie il contenitore rosso che ha dimenticato da noi, mi ha chiamata per dirmi che non lo trova da nessuna parte."

Mi basta sentire il nome di Rosie, per avvertire il cuore che batte all'impazzata. Col cavolo che torno in quella casa!

"In realtà ho un po' di mal di testa, adesso." provo a giustificarmi.

Il caso vuole, però, che mia nonna riesca a trovare una soluzione a tutto. Letteralmente.

"Ho capito, chiedo a lei di venire a casa. Mi raccomando, non lasciarla sul pianerottolo."

Dopo avermi affidato l'incarico e avermi salutata alla svelta, la chiamata si interrompe. Non provo nemmeno a trattenere un sono sbuffo, dato che non c'è nessuno a giudicarmi.

Qualcosa di grandeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora