I. IL BIANCO

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Il colore dell'eternità è il Bianco.

Bianche le pareti,Bianco il pavimento,Bianco il Soffitto.

Tutto intorno luce,troppa luce, la totale assenza di colore.

Il cielo fuori dall'enorme finestra azzurro,troppo azzurro,limpido e freddo.

Azraphel passò la mano sulla scrivania di vetro,l'unico oggetto presente in quel nulla.

Niente.

Non un granello di polvere,non una solitaria fibra,nessun odore,nessun rumore.Neppure un vago suono attutito,lontano,ovattato.

Il niente più assoluto,ad un passo dalla follia.

Sospirò guardando il proprio palmo pulito.Socchiuse gli occhi e provò a ricordare.

La polvere che danza lenta nell'ultimo raggio di sole della giornata,filtra dal vetro opaco della finestra irrorando la vecchia scrivania di legno,creando mille diverse sfumature tra i solchi del tempo,come un caleidoscopio.

Il profumo della pelle screpolata dei volumi antichi,talmente antichi da essere fuori dal tempo,misto a quello pungente del muschio e di cera di candele.

Millenni di conoscienza umana,millenni di storie d'amore,di guerra,di dannazione e redenzione.

L'odore della sua libreria,l'odore di casa.

Per un puro attimo abbagliante Azraphel fu di nuovo lì,tra lo scrittoio e la poltrona di velluto rosso,con gli occhiali poggiati sulla punta del naso,lo sguardo perso chissà dove,lontano da tutto quell'asettico candore in cui si era volontariamente esiliato.

Un'ombra,un lampo catturato con la coda dell'occhio,qualcosa che si muoveva appena fuori del suo campo visivo.Si concentrò per qualche istante,attendendo che qualcosa balzasse alla luce fioca del tramonto.

L'ombra iniziò a prendere forma,si plasmò nel dolore di un ricordo,un volto conosciuto,il lampo ambrato di due occhi nella semi oscurità.

Azraphel tremò.

Non un fremito leggero ma un'sisma che scosse le fondamenta della sua anima immortale.Conosceva quel viso,quella figura lì,in piedi,con la schiena poggiata pigramente ad uno degli scaffali impolverati,l'aria assorta e annoiata che si illuminò all'improvviso quando capì che lo stava fissando.

Angelo...

Aprì di colpo gli occhi guardandosi attoro.Era ancora lì,nella sua glaciale prigione celeste.

Sentì un dolore lancinante al ventre,si piegò in avanti e cadde in ginocchio portandosi una mano al volto per soffocare i singhiozzi fuori controllo.

<<Crowley...>> Riuscì solamente a balbettare lasciando scivolare le dita sulle labbra.

Bruciava ancora come fuoco vivo sulla sua bocca quel'unico bacio.

Quello stesso fuoco che lo stava consumando.Il fuoco della colpa,della perdizione,del desiderio che non poteva e non doveva provare.Quel fuoco acceso da un demone dagli occhi di brace che lui non era in grado di estinguere.

<<Se solo potessi dirtelo adesso ..adesso che ho trovato le parole..passerò l'eternità a rimpiangere di non avertele dette >>.

Portò le mani sulle ginocchia,artigliando con le mani disperatamente la stoffa bianca e mordiba dei pantaloni e serrando i pugni senza smetterte di piangere.

Uno strano pensiero d'un tratto passò veloce nella sua mente.Quando si sarebbe alzato non ci sarebbe stata traccia alcuna sulla stoffa dei suoi vestiti.

Non una macchia,non un singolo segno del momento in cui il suo cuore aveva ceduto e si era lasciato rovinare in ginocchio su quel paviemento chiaro come la sua disperazione.

Tutto quello a cui riusciva a pensare era un paio di maestose ali nere,occhi gialli come il più devastante degli incendi,ardente come lava che trascina con se ogni cosa.

Nel centro esatto del Paradiso,tutto quello che aveva trovato era il demone che aveva amato e la consapevolezza assoluta che lui,Azraphel Arcangelo Supremo,dal primo istante in cui aveva posato lo sguardo su Crowley,aveva desiderato con tutto il suo cuore,essere corrotto.

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Spero di avervi incuriosito...

My Immortal - Good Omens Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora