31 ~ Parole, parole, parole

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⚠️ Capitolo forte ⚠️

Vorrei fosse facile capirmi
Ma è da giorni che mi guardo
e non riesco ad aprirmi
Come quando scappi da
qualcosa di più grande
E lo trovi puntualmente
sotto le tue scarpe

- Stare male, Ariete

Nathan

A volte rimango così tanto tempo in silenzio, che temo di non riuscire ad emettere nessun suono nel caso provassi a parlare. È come avere una spina conficcata in gola, un macigno nello stomaco e la colla tra le labbra. Anche solo provarci richiederebbe troppa energia e risulterebbe troppo faticoso.

Mi sento così anche adesso, dopo minuti interminabili a fissare una mia foto da bambino. Sono sulla neve, gli occhi brillano, le guance sono arrossate e un sorriso mi illumina il viso. Sono sotto un pino innevato insieme ad Estela, colta dallo scatto nel bel mezzo di una risata.

Sono passati anni dall'ultima volta che li ho toccati, ma ho tra le mani i guanti verdi che indossava allora e che ormai sono diventati vecchi, sfilacciati e inutilizzabili. Alla fine non è l'oggetto, è il ricordo.

Verde il tessuto. Verdi gli occhi di Marika.

È da quando siamo piccoli che ci dicono come gli insegnamenti più importanti della vita derivino dall'esperienza, ma non ho mai pensato fosse vero.

Se sono giovane non significa che non so niente.

Conosco qualcosa, e da quel qualcosa partirò per trovare me stesso. Ma polverizzare i nostri sogni e distruggere le nostre poche certezze non ci aiuterà a farlo.

Quel bambino dagli occhi scuri aveva già perso le speranze di avere un padre che lo amasse, sapeva già nonostante avesse poco più di 10 anni.

Quello che mi ha detto al telefono è stato troppo.

Avrei dovuto pensare a quella possibilità, ma non ci sono riuscito perchè, ingenuamente, pensavo che conservasse ancora un briciolo di rispetto per mamma. Chissà se andava veramente a trovarla in ospedale, oppure se era solo una bugia come quella che ha costruito intorno al suo lavoro troppo impegnativo per vedere la sua famiglia. A me non dedicava nemmeno un'ora, per lei avrebbe fermato il tempo.

È da due giorni che mi chiedo se lei lo sa. Sa che esisto? Sa che nostro padre non è la persona che pensa? Sa che la odio senza motivo e non conoscendola nemmeno?

Immagino che nemmeno io conoscerò la verità se continuo a premere così forte sulla pelle la lametta che tenevo sotto il cuscino. Ho le lenzuola bianche, se le sporco mamma non ne sarà felice.

Non avrei mai pensato che l'inesistente amore per me mancasse perché era rivolto a qualcun altro.

Credevo di sapere tante di quelle cose che mi sarebbero bastate per sempre, ma la vita non smette mai di insegnarti una lezione dopo l'altra.

C'è tanto ancora che dovrei imparare, ma sono stanco. Tanto stanco. Non ho più la forza di prendere appunti sui miei sbagli e studiare come evitarli. Non riesco a ripetere ad alta voce per migliorare o provare a memorizzare interi paragrafi del mio passato.

Il problema è sempre il solito; le parole.

Parole, parole, parole.

Lascio che mi definiscano, mi plasmino, mi trasformino in quello che vogliono. Non sono Nathan, sono solo le parole degli altri.

E mi sento patetico adesso. Ho sempre voluto essere me stesso e non il giudizio di qualcuno, ma ora vorrei solo essere la persona a cui le parole d'affetto di mio padre vengono rivolte.

Come inchiostro sulla cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora