6 ~ Persa nel passato

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Vorrei tornare all'anno scorso
e chiuderlo in tante catene
Vorrei scappare dal dolore
come scappo dalla scuola
E se tu torni qui da me,
forse mi sento meno sola

- Pillole, Ariete

Marika

Capisco subito dove mi trovo, anche dietro le palpebre chiuse riesco a percepire il bianco accecante delle pareti e la debole luce che probabilmente filtra da una finestra alla mia destra. Sono distesa, la testa leggermente rialzata da un cuscino alto ma scomodo, e il collo che protesta per quella posizione insolita.

Non è stato il rumore fastidioso dei macchinari a svegliarmi, ma il calore trasmesso alla mia mano da dita gentili e delicate. Quando mi rendo conto che a stringermi è mia madre il panico mi offusca la mente, riesco solo a pensare "non ancora, non svegliarti adesso", non sono pronta ad affrontare le conseguenze delle mie azioni, e ciò che mi spaventa di più è che forse non lo sarò mai.

Stringo ancora di più le palpebre e cerco di regolare il respiro per mostrare che ancora dormo. Il mio cuore però decide di non collaborare e i miei battiti cardiaci aumentano notevolmente, riempiendo la stanza di numerosi -bip- sempre più frequenti.

"Marika", alle mie orecchie giunge flebile la voce di mia madre.

Sento la porta aprirsi e chiudersi rumorosamente, e la curiosità mi spinge ad esplorare con lo sguardo l'ambiente e le persone che mi circondano. Al lato del lettino su cui sono adagiata, come avevo previsto, c'è Mary; ha i capelli biondi disordinati e gli occhi colmi di lacrime. In piedi dietro di lei si trovava un'infermiera, si dirige verso le macchine e finalmente fa cessare il rumore.

Ora sono l'unica rimasta che può sentire il cuore martellarmi nelle orecchie.

"Come ti senti?", mi chiede mentre controlla la mia cartella clinica.

Il silenzio sostituisce il caos precedente e si protende nello spazio creando una bolla impenetrabile. A farla scoppiare è la mia voce flebile che sussurra -bene-, e nelle mie orecchie si riversano tutti i suoni che aveva tenuto lontano.

"Hai perso molto sangue e sei svenuta, per questo dovrai stare qui sotto osservazione..."

Le parole scivolano via lentamente e lasciano spazio ai ricordi.

"Marika è la meno leggera tra noi"

Una frase stupida e banale che dovevo semplicemente dimenticare.
Una frase pesante e dolorosa a cui non riesco a smettere di pensare.
Una frase che mi ha spezzato, decretando la mia più completa rottura.

Avevo trattenuto le lacrime in quella palestra occupata dai miei compagni di classe, mentre il mondo che custodivo nel mio cuore e che avevo creato con tanta cura si sgretolava. Come allora, anche adesso mi scorre davanti agli occhi il ricordo di me stessa al mare, quando ero ancora bambina e amavo giocare con la sabbia. Una mattina, in riva al mare, avevo costruito un castello per cui scoppiavo d'orgoglio; ma quello stesso pomeriggio il mio cuore ha iniziato a creparsi. La mia imponente e magnifica creazione era stata abbattuta dalle onde; solo una torre era rimasta in piedi a simboleggiare il punto in cui avevo impiegato così tante energie.

Questo mi era successo negli ultimi mesi, le fondamenta che tenevano in piedi la mia anima erano state spazzate via con violenza da un mare di parole.
Solo una torre era rimasta in piedi, ma se adesso sono qui significa che anche lei è stata demolita.

Come inchiostro sulla cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora