Tu, tu mi hai salvato da me
E mi hai portato più su
Di quel che posso vedere- Tu, Ultimo
Marika
Il mio telefono inizia a vibrare, è la sveglia che avevo impostato finita la scuola, sapendo che in biblioteca mi sarei distratta tra pagine di carta e parole d'inchiostro.
Però il mio sguardo non si è perso tra qualche libro, ma nei suoi occhi.
Siamo ancora qui, sotto questo albero troppo grande per fare ombra solo a due persone. Estraggo controvoglia il telefono dalla tasca dei jeans, vedendo che sono già le due del pomeriggio. A momenti dovrebbe arrivare Charlotte.
Nathan mi guarda incuriosito e forse leggermente a disagio, non trova niente da dire, aspetta sia io a parlare. Forse si sta chiedendo quanti problemi abbia il mio iphone.
"Stanotte ci sei alla torre di astronomia?", chiedo, esitando un attimo. Non vorrei che la mia risulti una domanda troppo sfacciata.
Lo vedo rilassarsi, le labbra che si distendono in un piccolo sorriso.
"Porto il violino", dice solamente.
Sento il cuore pulsare un pochino più veloce dopo questa semplice affermazione. Posso ancora percepire dei brividi solcare la mia pelle se penso a quando mi ha chiesto di accompagnarlo al suo primo incontro da una psicologa. Un momento così delicato che ho paura di fare qualche errore o dire la cosa sbagliata.
“Devo andare al parcheggio”, spiego muovendo la mano nella direzione in cui dovrei essermi già incamminata. Come se lui non sapesse dove si trova il parcheggio.
“Il mio bus arriva tra 20 minuti, ti accompagno se vuoi”, dice muovendo i primi passi.
I suoi occhi non hanno lasciato la mia figura nemmeno per un secondo.
Ci incamminiamo insieme e la conversazione fluisce spontanea. Ci confrontiamo sui professori che abbiamo in comune; sono davvero pochi visto che siamo in due ali opposte della scuola. Anche lui è in quarta e compie gli anni il 17 Agosto, un mese e 7 giorni dopo di me.
Parliamo fino a quando una macchina bianca accosta di fianco al marciapiede in cui ci troviamo. Riconosco il viso di Charlotte nel posto del guidatore.
“Immagino sia il tuo passaggio”, il suo sguardo non è più posato su di me. Una fitta di dispiacere mi attraversa.
Annuisco. “Sicuro che vuoi aspettare da solo? Posso restare un altro pò”
Mi dispiace lasciarlo qui senza nessun tipo di compagnia. Non penso che Charlotte si lamenterebbe se le chiedessi di attendere per un'altra decina di minuti.
"Tranquilla, a quanto pare il mercoledì hai più di un appuntamento”, ridacchia. Nel suo sguardo colgo una scintilla di curiosità.
“È Charlotte, l’infermiera che mi ha aiutato quando a 16 anni sono stata ricoverata. Ora siamo amiche”, rispondo alla sua domanda non espressa.
Lo vedo registrare le mie parole e aprire la bocca per parlare, ma una voce squillante che proviene dall’auto e chiama il mio nome lo interrompe.
“Allora ci vediamo”, dice divertito.
I nostri occhi si incrociano, chissà se anche lui pensa che queste parole non siano sufficienti per salutarci. Allungo la mia mano verso la sua in un impulso improvviso.
Le nostre dita si sfiorano, ma non hanno il tempo di intrecciarsi.
“Allora ci vediamo”, ripeto ciò che ha detto solo pochi secondi fa.
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Come inchiostro sulla carta
Romance📜✒️💫 | completa La pelle è un foglio di carta e le cicatrici l'inchiostro che serve per riempirlo. Loro hanno dovuto capirlo da soli. 𝐿𝑒𝑖 è riuscita a superare la tempesta. 𝐿𝑢𝑖 è ancora perso nella bufera. Marika è una sopravvissuta. Una...