32 ~ Forse un giorno

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E lo so che non è facile
E lo so non dovrei piangere
E lo so che le cose più belle saranno
sempre le prime ad andarsene
[....]
E non è mai facile scappare via da chi
Se n'è scappato via con qualche
pezzetto di me

- Parigi, Ethos

Marika

Cara Estela,

non ci sono motivi razionali per cui sto scrivendo questa lettera, solo un istinto che poteva essere fermato esclusivamente dall'inchiostro sulla carta.
Con molta probabilità non hai idea di chi sono, anche se forse qualcuno ha accennato a me in alcune lettere. Io invece posso dire di conoscerti almeno un po'; Nathan mi ha parlato innumerevoli volte di una donna coraggiosa che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, ma anche di una nonna amorevole che non lo ha lasciato solo mentre cresceva.

Non ho mai scritto ad una persona che non c'è più, non so nemmeno come funzioni in realtà, questo foglio non lo posso mica mettere in una busta con una francobollo sopra e spedirlo da qualche parte. Quindi non sono certa che questo messaggio ti arriverà, però volevo solo ringraziarti per aver insegnato a Nathan la gentilezza e il rispetto, dei valori che in questo mondo ormai non sono più così scontati. Grazie anche per averlo mandato da me.

Mi ha portato nella tua radura, quel posto magico perso nel tempo, e sono rimasta senza fiato ad osservarne ogni dettaglio. Da quello che ho visto, stella dell'alba, sei bellissima e avrei tanto voluto conoscerti di persona e non solo attraverso delle semplici parole.

Numera stellas si potes,
una ragazza innamorata del tuo Nathan.

🌠

A volte il silenzio è meglio di qualsiasi parola, necessario per farti ritrovare la calma ma allo stesso tempo pericoloso. Ho sperimentato vari tipi di silenzio; quello imbarazzato di due semi sconosciuti che non sanno di cosa parlare, quello che segue discorsi importanti, quello tra due persone che non hanno bisogno di parlare, oppure quello presente ovunque tranne che nella tua testa.

Mi manca il silenzio di quando ti viene spezzato il cuore.

Squilla il telefono proprio quando mi sono seduta, un raggio di sole a sfiorarmi la pelle e una strana calma improvvisa che mi invade le vene.

Ho fatto una cazzata, è vero, ma in qualche modo sento sia la scelta più giusta che potessi prendere.

Tutti quelli che ne sono a conoscenza credono che io in questo momento sia dentro un bus e vada verso la mia futura scuola per un corso o forse uno stage. L'unica cosa che so per certo su questo fantomatico incontro è che lì non mi vedranno. È la scuola di legge che i miei genitori desiderano per me e che io sento essere lontana anni luce dalle mie ambizioni.

Quando lo verranno a sapere dovrò affrontare lo sconforto di mamma e gli sguardi delusi di papà, dovrò sentirmi dire che i miei sono solo capricci e che dovrei iniziare a comportarmi da adulta.

Da quando siamo piccoli tutti ci chiedono cosa vogliamo fare da grandi, ma non c'è mai nessuno che ci dice quando si diventa grandi. E soprattutto se riusciremo mai ad esserlo. Conosco adulti che sono rimasti dei bambini infantili e ragazzini che hanno visto troppo, sopportato troppo.

La verità è che a volte ho paura di crescere e vorrei rimanere la bimba la cui massima aspirazione era uscire a giocare il pomeriggio, ma quella parte di me è già scivolata via e non tornerà più, come non torneranno gli anni della mia adolescenza.

Proprio questo periodo che dovrebbe essere il migliore mi sembra un inferno, un luogo governato dai miei demoni in cui per qualche strana ragione si sono intrufolati alcuni punti di luce; alcuni hanno un bagliore rosso, altri profumano di gelsomino.

Come inchiostro sulla cartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora