Capitolo 24: Tradimento

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Non c'era più tempo. Ormai era vicino e non poteva farcela. I pensieri nella sua mente si scontravano come le onde di uno tsunami: aiutarlo e quasi certamente morire o lasciarlo in balia di quella creatura ma ottenere salvezza? Alla fine l'istinto di sopravvivenza prese il sopravvento e si nascose velocemente sotto il tavolo. La porta si aprì in quel momento. Dall'altezza in cui si trovava poteva vedere solo i piedi dell'uomo e sentire i suoi passi pesanti. Rick cominció ad urlare, a chiamare il suo nome e chiederle di aiutarlo. Il gigante-zombie si insospettì e attraversó la stanza a grandi falcate più e più volte. Svuotó interi armadi e casse ma non gli venne la geniale idea di controllare sotto il tavolo. L'espressione tesa di Alexa si distese nel suo solito sguardo pacato. Per quanto fosse grande e grosso, almeno quel "coso" non era molto sveglio. Finito di esaminare la stanza centimetro per centimetro si rassegnó e cominció a frugare nell'unico armadietto che si era salvato dalla sua furia distruttiva. Un armadietto per le emergenze mediche. I pensieri di Alexa furono scossi da una forte confusione...che cosa avrebbe potuto fare a Rick? Dargli delle pillole per il mal di testa? Purtroppo si sbagliava e lo realizzó quando vide nella sua mano strette le affilate forbici usate dai medici per tagliare garza e vestiti. Il tavolo tremó. Rick si stava divincolando come un animale in catene, ma non c'era speranza per lui. Lontano dal campo visivo di Alexa, sopra il tavolo, l'uomo alzó le forbici che emisero un cupo scintillio. Un urlo. Cosa succede?!?! Aspettó nella speranza di indizi e quando arrivarono desideró non averli mai avuti. Sottili rivoli rossi scendevano dal bordo del tavolo. Sangue. Alexa si mise entrambe le mani sulla bocca e chiuse gli occhi. Non doveva assolutamente farsi sentire. Qualcosa di più pesante cadde a terra con un tonfo sordo. La ragazza dovette impiegare tutta la sua forza di volontà per costringersi ad aprire gli occhi. Subito li spalancó in un'espressione mista ad orrore e shok. Un occhio con la pupilla e l'iride marrone ancora ristretti, come bloccati in un'espressione di puro terrore giaceva non molto lontano da lei. Sentì le bile salirle in gola e bloccó con tutte le sue forze i conati di vomito. Rick cominció a balbettare una frase -A...iut...- ma venne bruscamente in terrotto quasi arrivato alla fine. Ancora una volta l'uomo aveva sollevato l'affilata forbice, ora coperta di sangue, e aveva cominciato a recidere lentamente la lingua di Rick. Lui urló. Un urlo strozzato e soffocato dal suo stesso sangue. Alexa non poté più trattenersi e pianse in silenzio. Era tutta colpa sua. Si ripeteva questa frase come fosse un mantra*. Passarono infiniti minuti e solo allora quel grido ormai diventato un flebile lamento si fermó. L'uomo, con le forbici ancora insanguinate, uscì dalla stanza non prima di aver gettato la sua lingua in un secchio dal contenuto ad Alexa sconosciuto, ma di certo non faticava ad immaginare cosa vi fosse al suo interno. Accertatasi che la creatura fosse sparita, si alzó da sotto il tavolo e quando si giró quello che vide sul tavolo non sembrava più nemmeno umano.

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~Spazio autrici~

*Mantra: per chi non lo sapesse il matra é una particolare forma di preghiera secondo la quale si ripete una stessa frase più e più volte. Il mantra peró non deve essere obbligatoriamente utilizzato a scopo religioso come dimostrato nel capitolo.

Heyyy
Ginny ha ripigliato la voglia di postare e l'ispirazione e oggi festeggiamo con un capitolo un po' più lungo del solito!! Speravate di sbarazzarvi di lei eh!!
Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto e che continuiate a seguire la storia.
Al prossimo capitolo!
-Ale e Ginny-

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