Capitolo 7: Un brutto quarto d'ora

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Alexa non sapeva dire precisamente da quanto tempo stesse dormendo. Sentì solo una scossa e cadde dalla branda, si guardó intorno: il grande scaffale dell'infermeria, prima pieno di medicinali disposti in file in ordine alfabetico, aveva ceduto e vecchi medicinali ora erano sparsi dappertutto. Lo specchio era a terra in pezzi e i tomi della piccola libreria erano sparpagliati qua e la. "Un terremoto" pensó. Si mise a sedere sul pavimento freddo, quasi non sentiva più il dolore alla caviglia. Andó verso la porta, preoccupata per Jenny. Era fuori, da sola e poteva esserle successo qualcosa. Si giró un'ultima volta ad osservare la stanza e intanto allungó una mano per muovere la porta scorrevole ma appena venne a contatto con quest'ultima percepì una massa setosa avvolgere la porta. Si giró per controllare e subito tolse la mano per il ribrezzo. La porta era avvolta da uno spesso reticolato di capelli neri come la pece. In un ultimo disperato tentativo cercó di aprire la porta senza risultati. -No! Così non va bene!- Alexa era in preda al panico, esaminó la possibilità di scappare dalla finestra, sfortunatamente l'infermeria era situata al secondo piano. Mentre pensava alle possibilità rimanenti sentì un lieve fruscio dietro di sè. Si giró velocemente ma non vide niente alle sue spalle. La cosa si ripetè un altro paio di volte poi si ricordó dello scherzo preferito dall'amica: lo scherzo prediletto di Jenny era fare rumori alle tue spalle senza farsi vedere e poi spuntarti davanti per farti paura. Subito Alexa intuì che si trattava di lei così trovó il modo per smascherarla. Si avvicinó alla porta.
Un passo...
I fruscii si fecero più costanti.
Due passi...
Ora potevano essere percepiti chiaramente.
Tre passi...
Ora erano proprio dietro di lei.
Si giró di scatto, sicura di aver colto il colpevole sul fatto e le uscì un -Aha!- di soddisfazione. Pensava di aver colto l'amica con le mani nel sacco e in parte era vero. Davanti a lei stava il colpevole solo che non era Jenny. Una figura nera e minacciosa si stagliava davanti a lei, non aveva nulla di umano e sembrava fatta di fumo. L'unica cosa che sembrava viva erano i suoi occhi rossi come tizzoni ardenti.
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Rachy non sapeva perchè era lì ne tantomeno voleva saperlo. Era sola in una scuola abbandonata che straripava di cadaveri. In quel momento aveva solo voglia di uscire. Provó ad accendere il cellulare ma non c'era campo. -Maledizione!-. Il telefono non poteva scegliere momento migliore per farle questi scherzi. Giró per i corridoi per un tempo che le parve infinito finchè non sentì una serie di imprecazioni parecchio pesanti provenire dal bagno vicino. Si avvicinó lentamente e origlió dalla porta. Quella voce...doveva essere lei! In Rachy si accese un barlume di speranza e aprì la porta con uno scatto.

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