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Fushiguro era bello

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Fushiguro era bello.
Davvero molto bello, anzi.
Ma era stato solo da quando aveva cominciato ad interessarsi a quella ragazza di Takadanobaba- e con essa al genere femminile- che Kugisaki aveva iniziato a prenderne atto di giorno in giorno un pochino di più.
Di ragazze che si giravano a guardarlo per strada ne aveva spesso adocchiate lei stessa parecchie, per quanto avesse puntualmente finito con l'archiviare la questione nell'immediato istante.
Del resto- se Fushiguro era single doveva pur esserci un qualche motivo, no?
Ecco lei quel motivo credeva di averlo individuato nel suo carattere spinoso e ben poco socievole.
Sempre imbronciato, mai una volta che lo si potesse scorgere col volto disteso in una parvenza di sorriso- alla fine si era detta "che diamine!, per una ragione lui o per l'altra il suo compare, saranno pure dei bei ragazzi, lui e Yuji, ma hanno un carattere a dir poco insopportabile!".
Sì.
Ma Fushiguro era comunque molto bello.
E per qualche strano motivo, ora che lo riteneva un fatto indiscutibile, d'un tratto le stavano tornando alla memoria anche tutti quegli sporadici momenti in cui- oltre che bello- gli era parso gentile.
Come la volta in cui le aveva ceduto il posto accanto al finestrino in auto, sapendo che soffrisse le curve: in tutte le volte successive, cederle quel posto era stato pacifico al punto che ormai Megumi entrava direttamente per primo così da sedersi nel mezzo senza che ci fosse bisogno di chiederlo.
O la volta in cui le aveva salvato la vita al penitenziario- anzi, le innumerevoli volte oltre a quella.
Oppure ancora quando sui gradoni nel cortile dell'Istituto, subito dopo aver ricevuto la notizia sulla presunta morte di Itadori, si era seduto accanto a lei e per riempire quel silenzio gelido aveva cercato un argomento banale pur di fare conversazione.
Come tante piccole diapositive scartate in prima battuta, d'improvviso Kugisaki si ritrovava il banco disseminato di tutti quei preziosi momenti in cui il compagno era stato molto più del tenebroso musone dai bei lineamenti e lo sguardo cupo.
Scivolando gli occhi di lato, ne scrutò per l'ennesima volta il profilo tagliente domandandosi cosa lo avesse spinto a veicolare il suo interesse proprio su quella ragazza in particolare.
Inizialmente era stata più una genuina curiosità, la sua, che l'aveva spinta fino al Komeda Café pur di trovare una risposta.
Naori era bella, sicuramente, ma non spiccava più di molte altre.
Non più di Miwa oppure di Maki, o addirittura di Mai- per quanto Megumi non avrebbe potuto di certo degnarla di un solo sguardo, in quel modo, trattandosi di una vera e propria stronza.
Non spiccava più delle ragazze stesse che si giravano a guardarlo per strada.
Non spiccava... più di lei.
O forse sì?
Certo, Nobara l'aveva trovata molto gentile e cordiale- ma possibile fosse bastato così poco per conquistare il cuore del prodigio del Clan Zenin?
Sbuffando contrariata, si puntellò il mento al palmo e scivolò via gli occhi dal compagno, disperdendo i suoi pensieri sconclusionati tra le fronde degli alberi oltre la finestra.
Qualunque sia la risposta- non mi deve interessare, si disse.
«Kugisaki», la riscosse la voce di Fushiguro.
Con un fremito, la ragazza si rianimò nel timore che avesse percepito anche solo uno dei suoi pensieri.
Ecco, lo sapevo- si è accorto che lo stavo fissando!, e ora che cosa mi invento?!
Nulla- voleva solo chiamarla a nome di Itadori.
«Che vuoi-», sbuffò lei ancora più indispettita, sporgendosi verso l'altro compagno. «Ah- ma che bravo. Sei ancora inchiodato in seconda elementare, vedo», aggiunse, scivolando gli occhi sul ritratto stilizzato che la immortalava nel preciso istante in cui la maledizione esorcizzata quello stesso mattino l'aveva appesa a testa in giù ad un traliccio dell'alta tensione.
«Non ti piace? Mi è uscito bene, dai! Dovresti appenderlo in camera tua-».
Fushiguro sbuffò una tenue risata.
Era forse la prima che i due gli vedevano palesare all'esterno- tra l'altro durante una lezione teorica di Tecniche Maledette tenuta da Ijichi.
«Cretino», sprezzò la ragazza. «Anzi- cretini, tutti e due», aggiunse e quando Itadori la scrutò lievemente piccato, restò confuso nel vederla guardare Fushiguro con la coda dell'occhio.
Perché era arrossita?
«Caspita, Fushiguro- era davvero una risata quella che ho appena sentito?», gli domandò subito dopo, sgranando gli occhi di stupore.
Megumi sbuffò, scuotendo il capo. «Stavo ripensando alla scena, non ridevo per il tuo disegno. Su quello appoggio Kugisaki- sei un idiota»
«Ah!, ma dai!».
Le rimostranze dell'artista-recipiente di Sukuna, tuttavia, vennero mozzate in tronco da un suono gracchiante proveniente dai corridoi.
«E ora cosa diavolo sta succedendo», mugolò Nobara, crollando con la testa sul banco quando la frequenza increspata di una voce dall'altra parte della parete prese a farsi ancora più alta e risonante.
«Iiitadori Yuuuji è atteso dal preside- ripeto!, lo studente Iiitadori Yuuuji è atteso dal preside! Passo!»
«Uh?».
Yuji e Megumi si scambiarono un'occhiata accigliata, ma a giudicare dall'espressione avvilita di Ijichi era alquanto prevedibile chi sarebbe apparso a breve sulla porta.
E difatti...
«Itadori Yuji, ripeto- Itadori Yuji è atteso in cassa quattro!
Donne!!! È arrivato- l'arrotino più sexy del Giappone!, l'affilatissimo... Satoruuu Gooojooo!», esclamò il professore, spalancando la porta per palesarsi ai tre studenti del primo anno e all'assistente stregone con un enorme sorriso tutto denti stampato in faccia.
Dopodiché scoppiò in una sonora risata. «Che figata- da morire dal ridere!», aggiunse e, scuotendo il capo, si richiuse la porta alle spalle.
«Prof Gojo, ma quello non è-»
«Sì- è proprio quello», confermò Fushiguro, assottigliando gli occhi con fare ormai rassegnato- più che irritato. «Il megafono del senpai Inumaki», sospirò.
«Cercava me, quindi?».
Prendendo un profondo respiro, Gojo si portò il megafono davanti alla bocca. «Esatto!», esclamò e l'apparecchio cacciò uno stridio tanto acuto da far vibrare i vetri alle finestre.
Perforati brutalmente ai timpani, i quattro si tapparono le orecchie mugolando di dolore.
«Gojo, la smetta... non è uno strumento con cui giocare, quello-»
«Che cosa?», continuò a strillare Satoru nel megafono, volgendolo a Ijichi con un ghigno dispettoso e ampiamente divertito. «Uh- vi ho interrotti per caso?»
«La smetta di urlare in quell'aggeggio!!!», tuonò Megumi, premendosi furiosamente le mani sulle orecchie.
«No», ripeté Gojo.
Ed un secondo stridio reboante fece strizzare gli occhi a tutti quanti dal dolore.
Persino Itadori smise all'istante di sghignazzare. «Prof, ci sta perforando il cervello-»
«Aaah, che male!!!», gracchiò Kugisaki.
«Glielo faccio ingoiare- giuro!»
«Megumi- sei il solito guastafeste», sbuffò il professore, spegnendo finalmente l'apparecchio. «Va bene- intervallo finito. Yuji, devi venire con me dal preside Yaga-»
«Sì- l'avevo vagamente intuito», sogghignò il ragazzo, alzandosi dal banco. «Ma come mai vuole vedermi? Ho fatto qualcosa?»
«Nah, non preoccuparti- vuole solo accertarsi che tu sia ancora in grado di controllare il bu-bu cattivo con cui dividi il corpo».
Nobara batté le palpebre, riabbassandosi le mani dalle orecchie. «Il- bubù cattivo? Ho sentito bene, Fushiguro?», balbettò attonita. «Non sono diventata sorda per via di quel maledetto coso, vero?!»
«No- hai sentito benissimo», sibilò Megumi, sempre più rassegnato e affranto in volto. «E noi cosa dovremmo fare, invece? La lezione è terminata»
«Voi due andrete in missione con Ijichi- oggi dovrete fare a meno di noi due, bye-byeee!», ridacchiò il professore, richiudendo la porta dietro di sé e Yuji. «Ti va' un sushi dopo?», gli domandò.
«Andata!», ululò esaltato il giovane studente.
E gli altri due rimasti ai banchi si scambiarono un'occhiata carica di stizza.

L'Autunno di FushiguroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora