capitolo 9.

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«Avanti, Sebastian

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«Avanti, Sebastian. Non essere timido, dimmi ciò che devi dire e poi sparisci.» esorto il ragazzo al mio fianco a proferire parola dato che è da ben dieci minuti fermo al suo posto a mangiare il mio panino, dato che l'ha pagato con i miei soldi, e a guardare la televisione che sta trasmettendo il mio cartone Disney preferito: la principessa e il ranocchio. Cartone che ho costretto Sebastian a vedere almeno cinquanta volte quando eravamo bambini dato che ogni scusa era buona per rivederlo. Lui lo odiava ma fingeva gli piacesse soltanto per farmi felice.

Chissà se si è dimenticato questo particolare dato che è assorto completamente nella scena di Naveen che litiga con Tiana dopo il loro primo bacio, come se non l'avesse mai visto.

«Dopo il cartone Sole, non vedi che sono impegnato?» domanda retoricamente non distogliendo lo sguardo dallo schermo. Dio, perché oggi vuoi essere così crudele con me?

Sbuffo sonoramente e decido di passare alle maniere forti. Mi allungo verso la sua parte e dopo aver preso il telecomando spengo la televisione. Le mani di Sebastian rimangono a mezz'aria con l'ultimo boccone di panino che termina prima di rivolgersi a me con un'occhiata di fuoco «era quasi finito, potevi farmelo vedere e poi avremmo parlato.» spiega semplicemente come se fossimo amici da una vita e avessimo tutto il tempo del mondo da passare insieme, cosa che ovviamente sottolineo.

«Punto primo era appena iniziato» alzo l'indice per portare il conto mentre il mio tono di voce si fa via via più aspro «punto secondo, nessuno ti ha chiesto di restare» alzo il medio e dopo aver alzando anche l'anulare esplico l'ultimo punto «punto terzo, non siamo amici e non puoi comportarti così.»

«Proprio perché non siamo amici e sono tuo ospite dovresti trattarmi in modo educato e cortese. Fino ad ora ho soltanto visto la tua bocca completamente imbronciata e i tuoi occhi alzarsi al cielo almeno venti volte.» sgrano gli occhi scioccata da ciò che ha detto e una risata amara fuoriesce dalla mia bocca, mentre mi alzo adirata dal mio posto. Se resto un altro po' vicino a lui finisce che lo strangolo.

«E sei stato ancora fortunato, la tentazione di cacciarti di casa usando le maniere forti era molto alta. Sono stata fin troppo educata e cortese.» ribatto sinceramente mentre lo vedo ridacchiare. Si alza anche lui dalla postazione e mi raggiunge sedendosi però sul bracciolo del divano. Abbiamo quasi la stessa altezza solo che per una volta sono io che lo supero di qualche centimetro.

«Sei troppo curiosa di sapere cosa voglio dirti, non l'avresti mai fatto.» azzarda ma in risposta trova solo la mia testa che si scuote in segno di negazione.

«Mi trovi così scontata? Fuori sta venendo giù il mondo, non volevo avere la tua morte sulla coscienza facendoti tornare a casa in macchina, per questo sei ancora qui. E per la cronaca non mi interessa ciò che mi devi dire, Sebastian e non mi interessa ciò che pensi di me o di cosa io abbia potuto fare. Sei sparito e l'ho accettato, adesso sei pregato di rifarlo.» vomito quelle parole alternando sincerità e rabbia.

quindici minuti dopo la mezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora