capitolo 17.

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Con una scusa banale scappo da casa della mia oramai ex migliore amica

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Con una scusa banale scappo da casa della mia oramai ex migliore amica.
Il cuore mi martella nel petto e vorrei urlare così forte da strapparmi via le corde vocali .
È incinta. Del mio fidanzato. 
La rabbia mi annebbia la vista e per poco non finisco sotto una macchina, me ne accorgo solo quando una brusca frenata mi fa sobbalzare e un clacson mi perfora i timpani.

«Mi perdoni, non l'ho vista.» strascico le parole in uno stato di totale confusione mentre attraverso la strada velocemente con le urla del signore che mi perseguitano fino a quando non svolto l'angolo.

«Non può essere vero, è uno scherzo. Sto sognando.» mi tiro anche un pizzicotto sul braccio per cercare di risvegliarmi dall'incubo che sto vivendo, ma invano. È la realtà. Non mi risveglio nel mio letto di seta rosa con la fronte imperlata di sudore, rimango ferma sul marciapiede più sveglia che mai.

Sbatto la porta di casa con una forza inaudita e un sospiro di sollievo fuoriesce dalle mie labbra quando noto che in casa non c'è nessuno. Mamma e Cillian saranno al lavoro mentre Kayden mi aveva avvertita che il pomeriggio non ci sarebbe stato. Ho la casa tutta per me e questo vuol dire che avrò almeno due ore per sbollire la rabbia e dopo fingere che non sia successo nulla. 

Mi prudono le mani e la voglia di scendere nella cantina di Cillian e rubare una bottiglia di vino è tanta, solo per dimenticare almeno per qualche ora quest'agonia, ma ci ripenso immediatamente perché poi al ritorno della mia famiglia le domande sarebbero troppe. E non ne ho la minima voglia di parlarne.

Salgo su per le scale, sbattendo i piedi ad ogni gradino, fino ad arrivare davanti la porta di camera mia. La apro e quando me la richiudo alle spalle quasi vomito dal disgusto perché proprio di fronte a me compare la bacheca dove ho appeso delle polaroid con le persone a me più care. Mi avvicino lentamente ad essa e dopo averla sfilata dal chiodo che la teneva appesa, tolgo dalle mollettine le polaroid che ritraggono me e la rossa e inizio a strapparle in mille pezzi facendole poi volare in aria come coriandoli. 

Il mio cuore si alleggerisce per un millisecondo ma quando il mio telefono vibra a causa di un messaggio di Josh quasi mi sento esplodere.

Josh: tutto okay, amore? Betty mi ha chiamata preoccupata dicendo che sei scappata da casa sua.

Certo, era preoccupata. Come no.
Senza neanche rendermene conto inizio a gettare all'aria tutto ciò che mi capita sottomano. Disfo il letto lanciando le coperte, spazzolo via con un braccio tutti gli oggetti presenti sulla mia scrivania e la medesima cosa faccio con tutte le foto poggiate sulle mensole. Apro il mio armadio e lo metto sottosopra sbattendo a terra borse e scarpe fino a trovare ciò che cercavo.

Una scatola rossa con dentro alcuni dei regali che mi ha fatto Josh. La apro e rido in modo isterico nel vedere che è stato in grado di darmi solo oggetti impersonificati e con un grandissimo valore economico. Nulla fa sembrare che siano stati pensati apposta per me perché sono tristi. Un orologio bianco pieno di fronzoli, un anello Swarovski con una pietra orrenda al centro, un bracciale cartier da quattromila dollari color oro –io e l'oro armocromaticamente non andiamo molto d'accordo- e altri gioielli del cazzo che non ho mai indossato perché non mi rispecchiano.

quindici minuti dopo la mezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora