capitolo 16.

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Sei impazzita!» una voce a me familiare mi riscuote e quando mi accorgo che davanti a me si erge la figura di Axel ritiro il mio spray che, fortunatamente, non gli è propriamente andato negli occhi

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Sei impazzita!» una voce a me familiare mi riscuote e quando mi accorgo che davanti a me si erge la figura di Axel ritiro il mio spray che, fortunatamente, non gli è propriamente andato negli occhi. Essendo lui più alto di me ed essendo io ubriaca, l'ho decisamente mancato.

«Io?» quasi urlo sconcertata «tu sei arrivato alle mie spalle senza far alcun tipo di rumore. Io ero semplicemente in allerta.» mi giustifico mentre lui cerca di alleviare il bruciore. Non appena termina di passarsi una mia salviettina intima sul viso mi trucida con lo sguardo «la prossima volta mi annuncerò a sua altezza reale regina dello spray al peperoncino. Cristo, ma davvero giri con quella roba?» annuisco soddisfatta per poi incrociare le braccia sotto al seno.

«Si, per allontanare i tipi come te» ridacchio e quasi me ne cado all'indietro per i riflessi che in questo momento non sono attivi e, quando mi rendo conto che prima dell'accaduto stavo cercando le mie scarpe e il mio telefono, vedo il ragazzo dagli occhi a mandorla porgermelo.

«L'avevi dimenticato sul tavolo.» alza le spalle e me lo porge. Lo riacciuffo velocemente e me lo stringo al petto, ma non perché sia effettivamente di vitale importanza averlo trovato come oggetto elettronico, ma lì dentro ho tutta la mia vita. Foto, note, i miei profili social dove parlo dei libri e dei quali ho dimenticato le credenziali. Non voglio neanche pensare al casino che la me sobria avrebbe scatenato domani.

«Non è che hai trovato anche le mie scarpe vicino al marciapiede mentre venivi qui?» domando. Se davvero i rumori provenivano da Axel deve avercele per forza lui, non possono essere scomparse.

«Intendi quelle lì?» con un cenno del capo mi indica un punto dietro di me e, quando effettivamente mi volto, noto che le mie scarpe sono a pochi metri dalla mia figura. Le fisso come se avessero due teste e annuisco flebilmente mentre un conato di vomito risale nel mio stomaco.
Prima il tizio vestito di nero e adesso le mie scarpe qui, a pochi passi da me. Possibile che abbia effettivamente bevuto così tanto da scordarmi di averle tolte lì?

Mi avvicino cautamente e quando mi abbasso per prenderle un forte giramento di testa mi colpisce facendomi cadere sulla spiaggia. Axel inizia a ridere a crepapelle mentre io lo trucido con lo sguardo «spiegami, esattamente cosa ti fa ridere?»

«Beh, non avrei mai pensato di vedere la reginetta della scuola cadere letteralmente ai miei piedi.» lo guardo dal basso verso l'alto e per vendicarmi cerco di tirargli -quasi- scherzosamente un calcio ma, stasera la fortuna non è dalla mia parte perché colpisco la gamba di metallo.

«Ritenta, sarai più fortunata.» mi prende in giro ma io non ci do peso. Lo ignoro e riordino tutte le mie cose per andarmene. A quanto pare neanche qui si può stare in pace, dovrò aspettare le ore che passano da un'altra parte.

«Hai chiamato un taxi?» il suo tono si fa più serio e io lo accontento rispondendo positivamente solo perché non voglio che il suo padrone, Sebastian, venga a farmi la morale su quanto sia pericoloso stare di notte. E poi, se dovesse chiamare realmente qualcuno rovinerebbe i miei piani perché non posso tornare a casa. Ho un appuntamento con Drew e anche se le mie condizioni non sono delle migliori ho ancora tantissimo tempo per riprendermi.

«Bugiarda, non ti è arrivata nessuna notifica dall'app di uber sul telefono. Ti accompagno io a casa» lo guardo storto perché non è da lui comportarsi in modo gentile con me, e ovviamente do aria alla bocca esplicando a parole il mio pensiero «a che gioco stai giocando?»

quindici minuti dopo la mezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora